sembra proprio che io non possa godermi una settimana di fila senza che si scateni un qualche casino che minaccia di rimettere in discussione la mia vita ancora e ancora.
tutto cambia costantemente e sembra cambiare sempre in peggio, togliendomi ancora più energie e tempo libero, riempiendomi di ansia, rabbia e preoccupazioni varie.
ma, nonostante tutto, sono riuscita a leggere dei libri belli, e ora più che mai scappare dalla realtà rintanandomi dentro a una storia (che non sia la mia!), mi sembra il modo migliore di sopravvivere.
mi sono ritagliata qualche minuto qua e là per raccontarveli un po', si sa mai che magari non piacciano anche a voi.
la congregazione reale di sua maestà
bevvero dal calice finché i loro occhi divennero neri, dopodiché lei immerse le dita nella ciotola di tasso e tracciò un pentacolo sulle loro giovani fronti.
e mentre l'orologio del villaggio lontano batteva dolente l'una, cessarono di essere bambine e divennero finalmente streghe.
la congregazione reale di sua maestà è un romanzo d'evasione, sicuramente, che però sa dare bene un'idea di cosa vogliano dire parole come intersezionalità o transfemminismo. nonostante la storia che racconta sia appassionante e coinvolgente - e nonostante le tematiche di cui sopra sono il tipo di cose che adoro trovare in un libro - la prima volta che ho provato a leggerlo mi è toccato abbandonarlo. era un periodo così incasinato e brutto e pieno di ansie e cattivi pensieri che non riuscivo a immergermi completamente delle vicende di niamh, leonie, helena, elle e ciara, e di certo loro non si meritavano un'attenzione superficiale.
mi ha aspettata pazientemente per quasi quattro mesi e poi mi ha rapita completamente, trascinandomi in un'inghilterra alternativa in cui, dai tempi di anna bolena, esiste una congregazione di streghe che protegge il regno e lə suə abitanti, una congregazione che non deve più preoccuparsi dei cacciatori di streghe, di sante inquisizioni e fedeli troppo devotə, ma che non può abbassare la guardia davanti a divisioni interne, scismi e frammentazioni interne varie.
adesso però, la guerra è finita. quel conflitto che aveva distrutto tante vite - quelle di chi non era sopravvissutə, certo, ma anche quelle di chi era rimastə a contemplare le assenze - si era finalmente spento e la crsm sembrava essere entrata in un lungo periodo di pace e prosperità, nonostante alcune streghe avessero preferito fondare gruppi autonomi legati ai movimenti per i diritti civili e sociali di categorie marginalizzate, come la diaspora di leonie, che raccoglie streghe, e stregoni!, bipoc stanche del reiterarsi, anche all'interno della crsm, degli stessi meccanismi di prevaricazione e privilegio delle streghe bianche.
la pace e una sorta di equilibrio traballante tra la crsm e le congregazioni minori e più recenti, però, vengono facilmente messi in discussione da un evento inaspettato, per quanto annunciato dalle profezie già annunciate dalle oracole: un ragazzo - un maschio! - dotato di un potere magico così straordinario e potente da minacciare non solo la crsm ma le sorti dell'umanità tutta.
per quanto gli stregoni esistano, nessun uomo prima di adesso aveva avuto un potere simili, solo le streghe (femmine) erano dotate di simili capacità. per helena, gransacerdotessa della crsm e profondamente legata alla tradizionale divisione tra streghe e stregoni (che hanno una loro confraternita legata alla crsm ma autonoma), l'esistenza di una creatura del genere rappresenta una minaccia assoluta, un errore della natura, un abominio che minaccia la congregazione e ogni singola strega esistente sul pianeta.
se durante la guerra il vecchio gruppo si era sciolto, la nuova minaccia - una creatura che non dovrebbe esistere e che potrebbe liberare il leviatano, uno dei demoni più potenti e pericolosi degli inferi - in qualche modo le riavvicina tutte, facendo il cerchio intorno a helena.
ma theo, questo è il nome del ragazzo, non suscita lo stesso terrore in tutte loro e, anzi, niamh decide di prenderlo in custodia. capito che lui è semplicemente spaventato da un potere che non sa gestire e dalla totale mancanza di informazioni sulla sua stessa natura, niamh decide di diventare la sua maestra, aiutandolo a comprendersi al meglio e a superare i traumi di un'infanzia fatta di rifiuti e abbandoni. ovviamente, questa decisione genera una tensione ancora maggiore tra niamh - che da dopo la guerra si era ritirata dalla crsm - e helena, che esplode nel momento in cui theo rivela di essere in realtà una ragazza. da qui, oltre che intessere una vicenda dai ritmi serratissimi e avvincenti, juno dawson ci regala un'enorme lezione di transfemminismo, dando alla "cattiva" della storia caratteristiche che nascondono - neppure troppo! - il riferimento a una delle peggiori terf della letteratura inglese contemporanea (sì, proprio lei, non vi aspettate che scriva il suo nome perché non credo che si meriti nulla se non l'oblio).
al di là della trama, che vi lascio scoprire autonomamente perché è troppo appassionante e ben strutturata per meritarsi degli spoiler, dawson incarna nelle sue personagge alcuni archetipi femminili moderni attraverso cui raccontare, nel bene e nel male, la realtà quotidiana delle donne di oggi: leonie, fiera del suo essere nera e lesbica; elle, moglie e madre che preferisce distogliere lo sguardo da certe fastidiose verità pur di mantenere inalterata la sua felicità - costruita ad arte - domestica; niamh, che fatica a lasciarsi il passato alle spalle e a ricostruirsi un presente libero dai suoi fantasmi e traumi e, infine, helena, ancorata a delle convinzioni che la rendono cieca e insensibile a qualsiasi cosa che non rientri nei suoi rigidi e infrangibili schemi mentali.
quello che mi è piaciuto di più di questo libro è proprio il modo in cui dawson mostra - senza perdersi in pipponi - quanto siano inseparabili la sfera intima e personale e quella politica e quanto le scelte di chi è al potere, soprattutto se alimentate da un'incapacità di provare a conoscere, comprendere e accettare l'esistenza di qualcosa di diverso da sé, possano portare a disastri catastrofici.
quello che invece mi è piaciuto molto meno è che il finale chiede a gran voce di continuare la lettura del secondo volume della trilogia - the shadow cabinet, a cui poi seguirà il prossimo anno la pubblicazione di human rites, mentre in inglese è già disponibile lo spin off/prequel queen b - che però non è ancora stato annunciato. speriamo che mondadori sappia porre rimedio (magari portandoci tutti gli altri titoli della serie) entro il prossimo anno!
la migrazione annuale delle nuvole
non ce l'ho con dio. ma la gente deve essersi infuriata, a quei tempi. no? a vedere tutto quello che amava e che le era caro, tutto quello che trovava bello e buono andarle in pezzi davanti agli occhi; anche se metà o più di quegli eventi era diretta conseguenza dei loro comportamenti, si saranno chiesti perché un dio avesse fatto accadere il resto, perché non l'avesse fermato e fosse rimasto a guardare in silenzio.
credo che ornai sia diventato praticamente impossibile immaginare e scrivere del nostro futuro senza tenere in conto il cambiamento climatico e i disastri ambientali che stiamo provocando sul nostro pianeta. come possiamo immaginare quello che saremo tra una manciata di decenni senza provare a indovinare le conseguenze di quello che oggi stesso è sotto ai nostri occhi?
la migrazione annuale delle nuvole è ambientato in un futuro in cui il cambiamento climatico ha già distrutto non soltanto gli ambienti, ma anche le culture, per come le conosciamo.
niente più industria, sapere tecnologico praticamente perduto, cibo scarso e difficile da coltivare. a questa situazione drammatica - che riprende perfettamente le fila del genere, da la peste scarlatta, passando per la parabola del seminatore e la strada - si aggiunge il cad, un fungo parassita che invade corpi e menti, controllando le azioni e i pensieri dellə suə ospiti.
reid è una ragazza infestata dal cad, proprio come sua madre. vive in un piccolo villaggio in cui ogni energia è fondamentale a provvedere al sostentamento collettivo, un luogo in cui vecchi laboratori ormai inutilizzabili sono diventati rifugi per decine di persone.
il giorno che riceve la lettera di ammissione all'università, in uno degli ultimi avamposti in cui si è riusciti a conservare la civiltà pre-catastrofe - oasi in un deserto di disperazione, create durante la fine dalla parte più ricca della popolazione che quella catastrofe l'aveva causata - per reid si profila la scelta più difficile della sua vita: partire verso l'ignoto, verso un luogo che potrebbe anche essere solo una leggenda, una trappola, abbandonare sua madre all'inevitabile atroce destino voluto dal cad e, insieme a lei, tutto il suo villaggio, solo per seguire il proprio desiderio; o rimanere lì, rinunciando a tutto ma assumendosi ogni responsabilità come membro della comunità?
davanti alla prospettiva della partenza, il rapporto con sua madre si complica e si fa teso, ed è questo il tema centrale del libro, che premee mohamed sa far emergere molto bene e sa raccontare in modo credibile e attento.
la notizia dell'ammissione di reid rompe la diga che da anni teneva a freno i sensi di colpa, da un lato, e le accuse, dall'altro legate al cad: il fungo viene trasmesso di generazione in generazione, ed è stata la madre di reid - che a sua volta l'aveva ereditato da sua madre - ad averlo passato alla figlia, condannandola a non essere pienamente padrona della propria esistenza e delle proprie scelte. per sopravvivere, il fungo protegge lə suə ospite, prendendo decisioni in sua vece al fine di evitare situazioni di pericolo e per continuare a riprodursi, passando di corpo in corpo, senziente abbastanza da voler, probabilmente, colonizzare l'intera umanità.
il legame profondissimo tra le due donne è fatto d'amore, certo, ma non solo. il loro è un rapporto disfunzionale in cui i confini tra il ruolo di madre e quello di figlia si mescolano e si confondono, portando l'una a interpretare quello dell'altra e viceversa.
è per questo che reid, tra restare e partire, sceglie una terza strada: partecipare di nascosto a una pericolosa missione di caccia per garantire - se riuscirà ad avere una buona parte di bottino - a sua madre abbastanza cibo da poter avere delle scorte e poter fare degli scambi, per ripagare la perdita della sua forza lavoro.
ma come fare a partecipare a quello che potrebbe essere un atto suicida con un ospite che manovra il tuo corpo e la tua mente, chiedendoti di fare qualsiasi cosa per non uccidere entrambi?
nonostante l'ambientazione già sfruttatissima e il ruolo non abbastanza centrale dato al cad nella storia, questo romanzo mi è piaciuto moltissimo soprattutto per come mette in scena le dinamiche familiari di reid, il suo rapporto con sua mamma e con il resto della comunità. e se per tutto il tempo sembra di leggere una lunga premessa, è perché la migrazione annuale delle nuvole è solo il primo capitolo di una serie, cosa che giustifica il suo finale così aperto e sospeso. aspetto con ansia il resto della storia!
cosa si prova
«sono stata talmente e incredibilmente fortuna che mi sembra quasi troppo per una persona sola. adesso aspetto che arrivi la sfortuna!»
sono tornata a leggere sophie kinsella dopo anni perché venire a sapere della sua malattia mi ha davvero colpita e volevo, in qualche modo, tornare a sentirla vicina. i suoi libri, soprattutto la serie di i love shopping (praticamente l'unico modo in cui sono riuscita ad appassionarmi un minimo alla moda, quel tanto che serve da imparare almeno il nome di qualche brand), anche se non ne leggevo uno da un bel po', mi hanno sempre divertita moltissimo. erano la migliore distrazione nei momenti più difficili e stressanti e in qualche modo mi ero affezionata a becky e quindi, di riflesso, alla sua creatrice.
cosa si prova racconta la storia di eve, una scrittrice che trova l'idea geniale per il suo prossimo romanzo proprio quando, in difficoltà e senza idee, decide di fare una passeggiata e si ritrova davanti a un meraviglioso abito di paillette che la guarda tentatore da una vetrina.
non dovrebbe comprare quel vestito, non dovrebbe spendere quei soldi così d'impulso, non ha un'occasione per indossarlo e non dovrebbe neppure essere in giro a fare shopping, eppure non riesce a resistere. mentre la commessa avvolge l'abito sbrilluccicante, eve butta giù due appunti: scriverà di una ragazza dalle mani bucate che non riesce a resistere davanti a una vetrina troppo invitante.
il suo libro avrà un successo stratosferico e il vestito di paillettes sarà quello che indosserà sul redcarpet alla presentazione del film ispirato al suo romanzo. da quel momento lì, eve diventa una scrittrice di successo straordinario, una fortuna che si aggiunge a quella di avere una famiglia numerosa e piena d'amore. romanzo dopo romanzo, successo dopo successo, la vita di eve sembra essere un sogno, almeno fin quando non si risveglia intontita in ospedale e scopre di essere stata operata al cervello: le è stata rimossa una grossa massa tumorale e il suo futuro è più che mai incerto.
tra fisioterapia, perdita di memoria e messaggi di supporto, eve si barcamena tra momenti di ottimista fiducia nel futuro e altri di totale sconforto, mentre prova a riprendere il controllo del suo corpo e della sua mente. cosa si prova è strutturato in capitoletti brevi, istantanee di vita familiare raccontate con leggerezza e persino umorismo in cui la malattia è presente accanto alla gioia di vivere.
ovviamente, la storia di eve è quella di sophie kinsella, la storia della sua malattia e del modo in cui la sta affrontando. non una battaglia o una guerra - espressione che trovo veramente odiosa e offensiva nei confronti di chi vive situazioni del genere - ma un'imprevedibile sfortuna che da un lato spaventa, dall'altro rende ogni momento felice meravigliosamente luminoso, unico e felice.
non è facile parlare così di un cancro, soprattutto se è un cancro che vive dentro al proprio corpo, ma kinsella c'è riuscita con estrema grazia ed eleganza.
e, anche se non lo sa, leggere questo libro è un po' un modo per avvicinarsi a lei e dirle sì, ci sono. grazie per le risate e i bei momenti passati in compagnia dei tuoi romanzi, non vedo l'ora di leggerne ancora e ancora e ancora.