giovedì 16 gennaio 2025

il mondo della foresta

il terreno non era asciutto e solido, ma umido ed elastico, prodotto dalla collaborazione degli organismi viventi con la lunga complicata morte delle foglie e degli alberi; e da quel ricco cimitero crescevano sia alberi di trenta metri, sia minuscoli funghi che spuntavano in cerchi larghi poco più di un centimetro. l'odore dell'aria era sottile, vario e dolce. la vista non spaziava mai, a meno che non si guardasse in alto, fra i rami, e non si scorgessero le stelle. nulla era puro, secco, arido, netto. le rivelazioni mancavano all'appello. non esisteva la visione di tutte le cose nello stesso tempo: non c'erano certezze.

una delle ultime letture di fine 2024 - e, soprattutto, uno dei libri che è finito dritto dritto nella mia lista di preferiti dell'anno e dei miei preferiti in generale - è questo breve ma densissimo romanzo di ursula k. le guin, il mondo della foresta, il sesto libro del ciclo dell'ecumene (di cui aspettiamo ancora diverse riedizioni), scritto - come spiega l'autrice nell'introduzione, in un momento delicatissimo per la storia recente dell'umanità, ovvero durante gli anni della guerra in vietnam e durante i primi tempi in cui si iniziava a parlare di disastri ecologici e di necessità di tutela degli ecosistemi del nostro pianeta.

sebbene lei si rimproveri di aver dato un tono troppo moralista a questo racconto, io credo che sia riuscita a scrivere un piccolo capolavoro che è formalmente un romanzo e che, tra le righe, svela un bellissimo manifesto che riassume alcuni dei temi fondamentali delle sue opere (che sono poi, necessariamente, riferiti agli ideali a cui si è sempre rifatta come persona): l'anticolonialismo, il pacifismo, l'ecologismo, la lotta contro ogni forma di discriminazione e sopraffazione.

ma quello che più di ogni altra cosa mi ha colpita de il mondo della foresta è il modo in cui la sua penna sia riuscita a incarnare due personaggi, e quindi due tipologie di pensiero, così straordinariamente opposte e con una tale efficacia: il romanzo si apre presentandoci il capitano davidson, un personaggio quasi grottesco e caricaturale se non fosse così plausibilmente reale.
davidson è uno dei militari che tengono sotto controllo il pianeta colonia athshe - chiamato dai terresti new tahiti - il rigoglioso mondo-foresta (è interessante e significativo il gioco di parole fatto con il titolo originale: the word for world is forest) che la terra ha colonizzato e trasformato nella sua personale riserva di legname, un materiale ormai impossibile da reperire, il cui valore è più alto di quello di qualsiasi metallo o minerale prezioso.
athshe però, non è semplicemente una legnaia da cui prelevare risorse a piacimento: qui vivono lə athshianə, una delle tante possibili declinazioni della stirpe hainita, che si è adattata a vivere su un pianeta che è, come spiega il titolo, un'enorme foresta.
piccolə di statura e ricoperti di una soffice peluria verde, vengono chiamatə - con una certa sufficienza che sfocia in un non troppo celato disprezzo - creechie dai coloni terrestri. quello dellə athshianə è un popolo intrinsecamente pacifico, strutturalmente incapace di violenza, che dà una straordinaria importanza all'interiorità personale di ogni individuo, alla sua capacità di connettersi con un piano di esistenza più profondo che si mette in atto attraverso il sogno e, più precisamente, nella capacità di sognare con lucidità e di ricordare i sogni come strumento di consapevolezza e conoscenza di sé e della realtà tutta.
un modo di vivere talmente differente e distante da quello di davidson e dal suo esercito da risultare del tutto incomprensibile per questi colonizzatori profondamente razzisti e per nulla interessati a costruire dei rapporti pacifici e costruttivi con la popolazione indigena.

una delle cose che più mi piace di le guin è la sua attenzione antropologica per le strutture sociali e culturali che descrive nei suoi romanzi che rendono molto più realistici i mondi in cui si svolgono le vicende come, ad esempio, succede quando ci descrive il modo in cui lə athshianə si dividono i compiti tra maschi e femmine, quando ci spiega il loro rapporto con i sogni e l'influenza che questi hanno nella loro vita, ma anche quando ci mostra le logiche del pensiero razzista, oppressivo e coloniale dei terrestri di base a athshe.

i popoli de il mondo della foresta sono agli antipodi sotto molti punti di vista e il loro incontro sarà inevitabilmente catastrofico. l'arrivo dei coloni terrestri e il loro comportamento oppressivo e sfruttatore farà scoprire allə athshianə la violenza per la prima volta. dopo gli inutili, efferati abusi che sono costrettə a subire, i loro sogni iniziano a cambiare, a partire da quelli di selver, un athshiano vittima della crudeltà di davidson, che diventa così - agli occhi dellə athshianə - un dio, ovvero un'entità capace di mutare radicalmente e permanentemente la realtà.

la metafora con la guerra del vietnam - ma che si può traslare in ogni altro contesto geografico e in ogni altro periodo storico che ha visto (e sta vedendo) gli effetti della colonizzazione occidentale - è più che mai chiara: un popolo pacifico viene occupato, oppresso, violentato, ucciso, sfruttato e disumanizzato, la sua terra distrutta e depredata da uomini che credono di agire in nome di un qualche diritto che li colloca al di sopra di ogni legge e di ogni etica. quel popolo è costretto a stravolgere sé stesso, la propria natura, la propria fede, le proprie credenze e abitudini per fronteggiare il nemico e resistere all'insensatezza crudele dei coloni.
chi non aveva mai neppure immaginato di prendere una vita adesso impara a pianificare attentati il più possibile letali, con il solo intento di salvaguardare la propria sopravvivenza e quella del pianeta stesso, consapevole del fatto che non vi è alcuna differenza né possibilità di separazione tra le due cose.
le guin ci dice che non c'è possibilità che i coloni agiscano in modo differente: per quanto uno dei personaggi terrestri, il dottor lyubov, possa essere interessato a comprendere lə athshianə e il loro mondo e a istaurare una convivenza pacifica, il suo stesso approccio scientifico viene fatto oggetto di appropriazione da parte dei soldati, che sfruttano le conoscenze di lyubov per realizzare i propri progetti (proprio come racconta la storia dell'antropologia e il suo pessimo uso soprattutto tra fine '800 e inizio '900).

le guin non concede alcuna redenzione al contingente militare terrestre su athshe proprio come non ne concede al governo del suo paese: l'oppressione di altri popoli e lo sfruttamento insensato e sfrenato delle risorse non possono che condurre a una catastrofe da cui non si può tornare indietro, che stravolge e avvelena sia le vittime che i carnefici: selver non potrà mai affrancarsi dal male che ha commesso, anche se è stato fatto per liberare il suo popolo, lə athshianə tuttə non potranno tornare al modo in cui vivevano prima di scontrarsi con i terrestri; e allo stesso modo i terrestri non potranno mai cancellare i crimini commessi su athshe.
proprio come l'america - e l'occidente tutto - non sarà mai assolta per la guerra in vietnam e per quella che ha portato ovunque in giro per il mondo, per come ha distrutto le risorse di mezzo pianeta, per come ha dominato, sfruttato e ucciso.
«a volte arriva un dio» disse selver. «porta un nuovo modo di fare una cosa, o una nuova cosa da farsi. un nuovo tipo di canzone, o un nuovo tipo di morte. la porta facendole attraversare il ponte che c'è tra il tempo del sogno e quello del mondo. e, una volta che l'abbia fatto, è fatto. non puoi prendere le cose che esistono nel mondo e cercare di ricacciarle nel sogno, di trattenerle all'interno del sogno mediante pareti e finzioni. questa è pazzia. ciò che è, è. è inutile adesso fingere, adesso, che non sappiamo ucciderci l'un l'altro»
è passato quasi mezzo secolo dalla prima pubblicazione di the word for world is forest e ancora, nonostante le centinaia di migliaia di voci che si alzano contro la colonizzazione di popoli e terre non si siano mai zittite per un solo momento, i nostri governi continuano ad agire come i davidson di turno, schiacciando, opprimendo e distruggendo. athshe insegna però che il momento della liberazione, per quanto difficile e sofferto sia, arriva.
ecco perché quelle voci non taceranno mai, ed ecco perché l'umanità continuerà a raccontare storie come questa, perché continuerà a protestare, a sabotare, a boicottare, a lottare.

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