la casa, i libri, sparì tutto. all'improvviso mi ritrovai all'aperto, inginocchiata a terra sotto degli alberi. ero in una radura verde, sul limitare di un bosco. davanti a me c'era un fiume largo e tranquillo e , all'incirca in mezzo al fiume, c'era un bambino che si dibatteva nell'acqua e strillava... stava affogando!
giugno 1976. sono passati due secoli dalla dichiarazione d'indipendenza americana e poco più di cent'anni dall'abolizione della schiavitù.
dana e kevin sono una coppia mista, lei nera e lui bianco. a unirlə è stato il desiderio di affermarsi entrambə come scrittorə. quando kevin riesce nell'impresa, possono finalmente permettersi una casa insieme dove portare tutti i loro libri, ed è proprio mentre stanno mettendo in ordine l'enorme mole di testi nel loro nuovo appartamento che dana accusa uno strano malessere.
vertigini, nausea, la stanza che scompare e un paesaggio del tutto sconosciuto che prende il suo posto.
dana non riesce a spiegarsi cosa le stia succedendo ma non ha neppure il tempo di pensarci troppo perché lì davanti a lei c'è un bambino che sta per annegare. dana lo salva ma lə genitorə del ragazzino non sono affatto riconoscenti, e quando il padre le punta un fucile alla testa, in preda al terrore per la propria vita, dana ritorna al suo presente fatto di scatoloni del trasloco e un appartamento ancora da trasformare in casa. per lei sono stati minuti densissimi, per kevin pochi secondi appena.
l'avvenimento ha dell'incredibile, è troppo realistico per essere un'allucinazione e kevin l'ha davvero vista sparire e riapparire, con gli abiti infradiciati dell'acqua fangosa del fiume.
il secondo "viaggio" la sorprende qualche ora dopo. lo stesso bambino, cresciuto di qualche anno, di nuovo in pericolo. questa volta la sua permanenza dura decisamente di più, quel tanto che le basta per scoprire che è il 1815, che il ragazzino si chiama rufus weylin e che è il figlio di un proprietario di una piantagione. e di parecchiə schiavə.
frugando tra i suoi ricordi, dana si rende conto che il bambino con i capelli rossi e la pessima abitudine di cacciarsi nei guai è uno dei suoi antenati. un antenato che, a quanto le pare di capire, riesce a chiamarla nella sua epoca ogni volta che si trova in pericolo di vita.
nella vecchia bibbia dove dana ha letto i nomi del suo albero genealogico, accanto a quello di rufus figura anche una certa alice. nel 1815 è una bambina anche lei, una bambina nera, libera, in un mondo che non fa che aspettare il momento giusto per privarla della sua libertà.
questa sarà la prima permanenza lunga di dana nell'epoca di rufus, la prima di una lunga serie che le permetteranno di seguire la crescita del suo antenato, di proteggerlo per scongiurare la sua scomparsa, e anche di imparare a conoscere il mondo in cui vive, l'america ai tempi dello schiavismo.
un'epoca in cui - come dice a kevin, che viene a sua volta trascinato con dana nel passato - è facile abituarsi all'idea che un essere umano possa possederne un altro e decidere della sua vita. troppo facile, pericolosamente facile, anche per due persone che conoscono gli orrori della storia e che sono cresciute in un mondo che ha giurato di rifiutarli.
storie di pestaggi, fame, sporcizia, malattia, tortura, tutte le possibili forme di degradazione. come se i tedeschi avessero provato a condensare in pochi anni quello in cui gli americani si erano cimentati per quasi due secoli. [...] al pari dei nazisti, c'erano stati dei bianchi prima della guerra di secessione che se ne intendevano parecchio di tortura, più di quanto avrei mai voluto sapere.
nei suoi viaggi nel tempo, nonostante sia rufus sia il resto della sua famiglia abbiano in qualche modo capito che lei viene da un futuro diverso in cui bianchə e nerə sono liberə, dana è costretta a vestire i panni da ne*ra, a vivere situazioni di pericolo sia come persona razzializzata che come donna. ed è costretta a calarsi in un sistema di pensiero diversissimo dal suo, un intricato complesso di regole e relazioni - che oggi chiameremmo tossiche - tra bianchə/padronə e nerə/schiavə, molto più complesse di quanto si potrebbe immaginare, tanto per sopravvivere quanto per non mettere in pericolo altre vite.
la protagonista è dana ma la figura di rufus è centrale: quando è piccolo, rufus non corrisponde di certo allo stereotipo del bianchi schiavista, anzi, intrattiene rapporti che si potrebbero definire quasi di amicizia con lə schiavə più giovani (anche se, ovviamente, non manca una fortissima gerarchia di potere), tra cui alice, quella che un giorno metterà al mondo una delle bisnonne di dana. per lei è una speranza, l'illusione che il suo sangue discenda da un'unione capace di superare i pregiudizi razziali dell'epoca. ma è, appunto, solo un'illusione.
illusione che mi ha subito fatto pensare che anche dana, come rufus, è figlia del suo tempo, che non le è mai passato per la mente che un'unione come quella tra uno schiavista e una schiava potesse essere qualcosa di diverso dall'amore romantico che lei immagina.
rufus è un uomo del suo tempo, dicevo, non necessariamente crudele ma imbottito di idee razziste e misogine, incapace di pensare fuori dal percorso tracciato per lui da suo padre e, in generale, dal modo in cui funziona la società della sua epoca.
riflettendo sulle violenze messe in atto da tom weylin, dana fa un'osservazione interessante: non c'è alcun tipo di sadico compiacimento in quei gesti, anzi, sono azioni quasi vuote, nulla più che un dovere da compiere per un uomo che ha la responsabilità di mandare avanti una tenuta così grande. la violenza è così istituzionalizzata da non essere neppure riconosciuta come tale, lə nerə così disumanizzatə da non permettere in alcun modo di mettere in dubbio la legittimità delle proprie azioni. ed è una violenza che ha una forte connotazione di genere e che si esprime in modo diverso nei confronti degli uomini e delle donne, confinandoli ancora di più nei loro ruoli stereotipati, i primi come pura forza lavoro, le seconde come riproduttrici di nuovə schiavə, utili anche, al bisogno, a soddisfare i bisogni dei padroni.
non esiste alcuna possibilità di incontro tra bianchə e nerə. dana, che è nera ma è colta, sa leggere e scrivere e sa parlare come una bianca, è in realtà esclusa da ciascuna di queste due realtà parallele ma nettamente separate. anche per questo l'amore tra dana e kevin è impossibile da comprendere pienamente, persino per rufus: l'amore che weylin dice di nutrire per alice non è nulla di più che un assoluto desiderio di possesso e controllo che distruggerà, nel tempo, la vita della povera ragazza.
e alice, per quanto sia gonfia di odio e desiderio di vendetta, non riesce neppure a immaginare un modo per sfuggire da rufus che non preveda il proprio autoannientamento.
rufus pretende amore con la forza, con prepotenza e violenza, incapace di provare qualcosa che non sia altro che la convinzione di poter avere ogni cosa che desidera dalle persone che possiede come schiave.
ha imparato a relazionarsi in modo sbagliato e perverso con lə altrə da sua madre - che lo ammorbava con un amore opprimente e inutile - e da suo padre - un uomo incapace di esprimere qualsiasi tipo di sentimento verso chiunque, persino di provarli, dei sentimenti. un uomo capace di vendere lə suə figliə illegittimə come fossero una qualsiasi merce.
anche nei confronti di dana, rufus prova sentimenti ambigui che però non sfuggono al suo unico modo di intendere le relazioni: per quanto apprezzi la sua intelligenza, la sua cultura e il suo carattere, rufus continua a considerarla poco più che una cosa di sua proprietà, pretende obbedienza cieca e non tollera di non avere il controllo assoluto sulle sue azioni e sui suoi pensieri.
legami di sangue di octavia e. butler è un romanzo di fantascienza così come è un romanzo storico. ma è anche un interessantissimo - per quanto empiricamente impossibile e solo immaginario - esperimento antropologico che mette in scena l'incomunicabilità, da un lato, tra epoche storie diverse, e dall'altro tra gruppi sociali antagonisti, e l'assoluta non-naturalità dei modi in cui pensiamo e ci relazioniamo con lə altrə. il livello di "umanità" di una persona, delle sue azioni e del suo sistema di valori non è innato, non è naturale né spontaneo, anzi, è profondamente informato dalla cultura in cui vive, dalle idee che ha appreso durante la sua vita, dai modelli che ha avuto durante la sua crescita. rufus non è "cattivo", semplicemente si adegua a un sistema in cui bianchə e nerə hanno ruoli sociali ben determinati e profondamente in contrasto. il problema non è "rufus" o suo padre, il problema è il sistema che li ha plasmati e che loro contribuiscono a tenere in piedi, un sistema che anche nell'epoca di dana - e nella nostra - rimane latente, pronto a tornare in qualsiasi momento. e, ancora una volta, si intravede nella facilità con cui anche le persone più colte e meno razziste - kevin e dana, in questo caso - possono abituarsi a vivere al suo interno.
un romanzo straordinario e appassionante che mi ha tenuta incollata alle sue pagine e mi ha sorpresa ed emozionata più e più volte, soprattutto per merito dellə personaggə estremamente reali e complessə. leggere legami di sangue è stato un po' come fare, a mia volta, un viaggio nel passato, guardare la storia del nostro "civile" occidente attraverso gli occhi di dana e soprattutto attraverso la sua sensibilità e consapevolezza (quasi) contemporanea.
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