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lunedì 12 agosto 2024

damsel

la dedizione di elodie a inophe era oggetti di profondo rispetto. per buona parte della settimana, la ragazza cavalcava sotto il sole rovente recandosi da un affittuario all'altro per controllare di cosa avesse bisogno. li aiutava in tutto - costruendo trappole per topi per proteggere i pollai o leggendo fiabe di draghi e principesse ai bambini - e adorava ogni secondo di quelle giornate. l'avevano cresciuta per farlo. come diceva sempre sua madre, «dare se stessi agli altri è il sacrificio più nobile»

nelle fiabe la principessa rapita dal drago guarda dalla finestra della sua alta torre in attesa di un valoroso e intrepido principe che venga a salvarla. nelle fiabe, di solito, la principessa ha (o aveva) un buon padre saggio, una matrigna crudele e una sorella/sorellastra invidiosa (perché, si sa, le donne sono le peggiori nemiche delle donne - ugh). nelle fiabe, dopo lo scontro con il drago cattivo, il principe sposa la principessa e, ovviamente, vivono felici e contentə da qualche parte oltre le pagine del libro, perché il matrimonio è la fine della storia, l'obiettivo ultimo, il primo premio che spetta alle principesse belle, buone e di animo nobile.

gli stereotipi e la struttura stessa delle fiabe, nella sua imperturbabile rigidità, hanno sempre avuto lo scopo di insegnare allə piccolə lettorə - o ascoltatorə - quali sono le regole della società, quali gli atteggiamenti da imitare e quali quelli da evitare, qual è, insomma, il ruolo di ciascunə di noi nel mondo e in relazione allə altrə.
ma se quegli stereotipi sono figli di una certa società, di un certo momento storico e di determinate coordinate spaziali, a un certo punto devono cambiare, adattarsi al mutamento sociale e alle persone che quel mutamento lo creano, lo esprimono e che hanno bisogno di comprenderlo per realizzarlo pienamente.

damsel di evely skye fa esattamente questo: prende gli elementi della fiaba e li ridefinisce e ricombina per tracciare una mappa di ruoli e sistemi relazionali nuova, più adatta ai nostri tempi, capace di parlare soprattutto alle lettrici più giovani e di fornire loro modelli di riferimento più sfaccettati, complessi e positivi. il risultato non è soltanto un nuovo sistema di personaggə ma anche - e soprattutto! - una storia appassionante che riesce, proprio in virtù del suo reinterpretare i topoi della fiaba, a sorprendere.

lady elodie bayford è la primogenita del duca e della duchessa di inophe, una cittadina arida e poverissima che, mentre tutto il resto progrediva, scivolava sempre più nel passato, basando la sua esigua economia sul baratto e sul mutuo aiuto.
elodie è cresciuta qui ed è cresciuta in fretta perché, da quando a dieci anni è rimasta orfana di sua mamma, è lei che si occupa insieme a suo padre di gestire il ducato e di assicurare a tuttə una vita dignitosa. nonostante il suo titolo, elodie non si risparmia mai, che si tratti di accudire lə bambinə o scavare una latrina in una nuova casa per una coppia di neo sposinə.
ma, un giorno, elodie si ritrova tra le mani la possibilità di risolvere tutti i problemi di inophe in modo facile e sicuro: il principe ereditario di aurea, un regno ricco oltre ogni immaginazione, vuole la sua mano. se accetterà di sposarlo, inophe riceverà tutto quello di cui ha bisogno.
mossa dal senso del dovere, che possiede in quantità industriali, più che da una qualche fantasticheria romantica, elodie accetta l'offerta: dirà addio alla sua famiglia e alla sua amata inophe ma, così facendo, garantirà una vita migliore a tutto il suo popolo.

dopo otto mesi di navigazione, elodie sbarca nel porto di aurea insieme a suo padre, alla sua matrigna e a sua sorella floria. la città sembra un sogno, ricca di ogni possibile meraviglia, alberi stracolmi di frutti, campi che esplodono di grano, il castello interamente ricoperto d'oro. tutto è bello da non crederci, compreso il principe henry, il suo romanticissimo fidanzato.
eppure, nell'aria, nell'atteggiamento della gente, persino della famiglia reale c'è qualcosa di strano e incomprensibile...

elodie percepisce qualcosa ma non si ascolta: per tutta la prima parte della storia il suo corpo e la sua mente provano a metterla in guardia, le suggeriscono che c'è un pericolo da qualche parte, qualcosa di oscuro e indecifrabile nascosto sotto lo sfarzo e la grandezza di aurea.
ma la razionalità, il senso del dovere e quelle che crede siano le aspettative dellə altrə nei suoi confronti la convincono a ignorare quegli avvertimenti, anche quelli più espliciti, come l'incongruenza delle promesse matrimoniali - finché la tua morte non vi separi - o la ragazzina che irrompe nel bel mezzo della lussuosissima cerimonia di nozze per avvertire elodie... ma di che cosa?

poco importa perché a un certo punto elodie viene convocata dalla regina lontano dalla festa, a prendere parte a un antico e misterioso rituale e soltanto quando è ormai troppo tardi elodie capisce che razionalizzare e mantenere la calma non serve a nulla.
la ricchezza di aurea si paga a caro prezzo: ogni anno, da ottocento anni, tre principesse reali sono date in pasto al drago che, in cambio, assicura pace e prosperità al regno.
gettata nella tana della creatura, elodie inizia una lotta di ingegno e astuzia contro il drago, aiutata non dal principe ma dal meno atteso - e più bistrattato - dei suoi affetti...

il matrimonio, che di solito precede di pochissimo la parola fine, è qui solo l'inizio della storia, la trama vera e propria si snoda tutta lungo il percorso fisico che elodie fa per mettersi in salvo e, soprattutto, lungo quello mentale che la porta a rivedere tutte le sue certezze, i suoi bias, i suoi pregiudizi, i suoi errori.
proprio come noi lettorə, infatti, elodie è imbottita di un certo tipo di fiabe, di narrazioni e di stereotipi. solo nella caverna del drago, davanti alla realtà nuda e cruda dei fatti, elodie può riflettere sul suo passato e su quello che si augura possa essere il suo futuro senza che i suoi pensieri siano costretti a seguire il solito sentiero già battuto miliardi e miliardi di volte.
così, elodie impara che l'amore romantico non è per forza il tipo di amore più importante, che anche le persone che prendiamo come guida ed esempio possono sbagliare, che a volte non vogliamo a nessun costo provare a capire le persone, vogliamo solo giudicarle. impara che bellezza e gentilezza possono essere solo maschere e che, se spesso la crudeltà è dettata dalla vigliaccheria, a volte la furia cieca ha un senso ben preciso e nasce dal bisogno di cancellare antiche violenze subite.
e, soprattutto, che i mostri, nella realtà al di là delle fiabe, non sono per forza quelli con le squame addosso.

quella di damsel è una storia tutta al femminile che riscrive i ruoli canonicamente assegnati alle ragazze e alle donne nei racconti popolari, nelle fiabe e nelle leggende e che, quindi, ci permette di ragionare in modo differente anche sul modo in cui costruiamo nella nostra quotidianità le relazioni tra madre/figlia, tra sorelle, tra amiche e, più in generale, con tutto il resto della società.
evelyn skye ha scritto un romanzo davvero sorprendente e appassionante che vorrei far leggere a tuttə ma soprattutto a tutte noi che siamo cresciute con fiabe - e romanzi, film, fumetti, eccetera - che ci raccontavano che, per una donna, l'unica possibilità di salvezza viene dal principe di turno e che ogni altra figura femminile non è altro se non un ostacolo o un pericolo.
non è così, non lo è mai stato. elodie si libera delle sue stupide convinzioni solo affrontando un drago. noi, che siamo decisamente più fortunate, possiamo riuscirci semplicemente smettendo di assecondare lo stupido sistema patriarcale che ci divide e ci mette una contro l'altra per indebolirci.
perché le donne, quando sanno vedersi come sorelle, sono forti anche più dei draghi.

ps. grazie francesca per avermi fatto scoprire questo libro!

2 commenti:

  1. Grazie di cuore di avermi dato fiducia e di averlo letto. Penso che abbiamo tanto bisogno di libri così. Purtroppo questo gioiellino è stato oscurato dalla superficialità del libro, ma noi non ci arrendiamo e continuiamo a pubblicizzarlo

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    1. assolutamente sì! ne vale decisamente la pena, e spero proprio che di recensione in recensione trovi la fama che merita! (il film mi rifiuto proprio di guardarlo, non voglio che mi rovini le sensazioni e i ricordi della lettura!)

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