mercoledì 28 agosto 2024

commenti randomici a letture randomiche (87)

qualche considerazione sulle ultime letture di queste settimane di vacanza benedette, che sono un po' volate, come volano tutti i momenti piacevoli, tra pomeriggi di letture e coccole con le micie e mattine al mare e altre mille cose.
sono abbastanza carica da tornare su e ricominciare? non ne ho idea. ma so che eventualmente i libri saranno sempre molto d'aiuto.

 il glicine rampicante e altri racconti gotico-femministi 
john è un medico, e forse (certo, non lo direi ad anima viva, ma questa è carta morta e un gran sollievo per la mia psiche) forse questo è uno dei motivi per cui non migliori più in fretta.
vedete, lui non crede che io sia malata!
e una che ci può fare?
se un medico di grande fama, e che per giunta è anche tuo marito, assicura ad amici e parenti che una temporanea depressione nervosa - una leggera tendenza isterica - non è davvero niente di che - una che ci può fare?
anche mio fratello è medico, anche lui di grande fama, e dice la stessa cosa.
quindi prendo fosfato e fosfiti - di qualsiasi cosa si tratti - e ricostituenti, e faccio gite, sto all'aria aperta, faccio esercizio fisico, e mi è stato proibito di "lavorare" finché non mi sarò ripresa.
personalmente, non concordo con le loro idee.
personalmente, credo che un lavoro che mi sia congeniale, che mi dia entusiasmo e novità, mi farebbe bene.
ma una che ci può fare?

la carta da parati gialla è il racconto più famoso di charlotte perkins gilman, scrittrice ed economista femminista vissuta tra la seconda metà dell'ottocento e l'inizio del novecento, quello da cui è tratto il brano qui sopra. è un racconto che, come gli altri di questa raccolta, si fa mezzo di espressione delle rivendicazioni delle donne in un periodo in cui gli uomini controllavano, giudicavano e regolamentavano ogni aspetto della loro esistenza.
la carta da parati gialla è quella che riveste la camera dove una donna è confinata dal marito medico a seguito di una depressione post-partum. l'illustre luminare è convinto che il riposo assoluto, lontano da tutto e da tuttə possa aiutarla a stare meglio. ovviamente, l'isolamento e il divieto di dedicarsi a qualsiasi tipo di attività - soprattutto quelle intellettuali - porterà la donna a impazzire lentamente, fino a convincersi che un'altra donna viva intrappolata dietro i disegni dell'orribile carta da parati che riveste le mura della sua camera, metafora perfetta della sua condizione e di quella di tutte le altre donne della sua epoca.
fantasmi, streghe, atmosfere inquietanti e oniriche sono gli elementi chiave di questi racconti, e se da un lato si accordano a un certo gusto per il gotico, dall'altro si fanno metafora della condizione femminile: donne come fantasmi, presenze fuggevoli e mero oggetto di desiderio ma anche creature pericolose e spaventose. donne streghe, capaci di piegare la realtà ai loro desideri ma solo fino a un certo punto; donne che diventano uomini e iniziano a guardare il mondo con occhi diversi; donne schiave dell'essere mogli, madri, padrone di casa, oberate dalla mattina al tramonto, responsabili di tutto e padrone di niente.
tra i racconti, in questa raccolta sono presenti anche alcune poesie che parlano dell'ansia della vita di ogni giorno, delle costrizioni delle convenzioni sociali e del desiderio di sfuggirvi, costruendo realtà nuove, nuovi spazi di libertà e uguaglianza.

una lettura sicuramente piacevole, vista la qualità dei racconti, ma anche amara: i desideri, le speranze e le denunce di charlotte perkins gilman riecheggiano anche oggi, diverse nella forma ma troppo simili nella sostanza. nonostante i decenni che ci separano da queste storie, le personagge che le abitano continuano a parlarci della nostra vita.

 la strana storia dell'isola panorama 
a prima vista si potrebbe pensare che si tratti soltanto di un enorme parco, ma alcuni vi indovinano un qualche progetto stravagante dietro, o ancora avvertono qualcosa di artistico. al contempo, tuttavia, non possono fare a meno di venire scossi da un brivido, come se la zona traboccasse di un profondo rancore, di un terrore palpabile.
a dire il vero, a tale riguardo gira una storia, per quanto incredibile. una strana storia che per le persone vicine alla famiglia komoda è un segreto di pulcinella, ma la cui parte cruciale è nota solo a due persone. se vorrete credere al mio racconto e se lo ascolterete fino alla fine per quanto assurdo vi possa sembrare, sono pronto a svelarvi questo segreto.

erano anni e anni che mi dicevo che prima o poi avrei letto la strana storia dell'isola panorama, ma mi ci è voluto il consiglio di valentina per decidermi. è una storia strana per davvero quella di hitomi hirosuke - che diventa presto "il fu hitomi hirosuke" - un uomo complesso, perversamente intelligente, affascinato da mille cose ma ossessionato da una soltanto: costruire un paradiso artificiale, piegare la natura secondo la sua personale idea di bellezza per trasformare la vita in opera d'arte. il più grosso ostacolo alla realizzazione del suo sogno è, ovviamente, il costo spropositato che un'idea del genere richiederebbe. hirosuke tira a campare provando, con scarso successo, a pubblicare romanzi e racconti, senza mai riuscire ad affermarsi come scrittore.
è proprio perché non può realmente mettere in pratica la sua idea che quel sogno diventa, pian piano, un chiodo fisso, un'ossessione per la quale hirosuke rinuncerebbe a qualsiasi cosa.
così un giorno, quando gli si presenta l'occasione della vita - anche se all'inizio tentenna di fronte all'audace follia dei suoi propositi - hirosuke la coglie al volo.
viene a sapere che il giovane, potente e ricchissimo capofamiglia dei komoda, genzaburo, suo ex compagno di università, è morto improvvisamente per un attacco epilettico.
per tutti gli anni dell'università, hirosuke si è sentito ripetere quanto fosse la spaventosa la somiglianza con komoda, due gocce d'acqua, quasi indistinguibili.
l'idea che nasce in un attimo nella sua mente è semplice: inscenare il proprio suicidio, smettere di esistere come hitomi hirosuke e prendere il posto di genzaburo, sfruttando soprattutto la credenza che molto spesso gli attacchi epilettici portassero a una morte solo apparente.
idea semplice ma terribile, in cui hirosuke mette tutto il suo ingegno senza rimpianti né crisi di coscienza. nei panni di un komoda letteralmente risorto dalla tomba, non soltanto sa carpire tutte le informazioni utili a convincere chiunque - la famiglia, i dipendenti e persino chiyoko, la moglie di genzaburo - della sua storia e della sua nuova identità, ma riesce in poco tempo a creare, sulla vicina isola di okinoshima, una sorprendente varietà di panorami, scenari sospesi tra il sogno e l'incubo, carichi di una bellezza malsana e folle: tunnel sottomarini, foreste che sembrano infinite, scalinate altissime, sculture viventi e straordinarie coreografie messe in scena da deliziose ballerine nude che popolano le vedute dell'isola.

essere riuscito a ingannare i komoda, a mettere le mani sul loro patrimonio per realizzare il suo sogno e a costruire l'isola, però, non può bastare. quello che un tempo era hirosuke è terrorizzato all'idea di perdere tutto ciò che ha ottenuto, e quando chiyoko inizia a nutrire dei sospetti...

la trama, di per sé, è ben congegnata e, anche se a volte abbastanza prevedibile, la lettura è appassionante e piacevole perché edogawa ranpo non soltanto ha un bello stile - e la traduzione di alberto zanonato gli rende perfettamente giustizia - ma soprattutto perché riesce a farci sentire e comprendere i pensieri di hirosuke, i suoi desideri, il suo modo di agire folle, perverso e, al tempo stesso, freddo e lucido.
hirosuke è mosso dalla sua ossessione al punto di piegare ogni azione al progetto dell'isola panorama, e la sua idea blasfema di arte distorce ogni sua creazione, dando alla bellezza di ogni paesaggio una sfumatura spaventosa e inattesa, appesantendo le atmosfere, rendendole macabre e insane, come sogni dentro cui si celano incubi.
si avverte, per tutto il tempo, la presenza di qualcosa di inquietante dietro l'eleganza esasperata degli scenari dell'isola, così come si avverte la follia di hirosuke dietro la sua formidabile capacità di realizzare l'impossibile grazie al suo ingegno sconfinato. leggendo, resta quel pizzicorio dietro il collo, quel brivido costante di raccapriccio e piacere, dato soprattutto dall'equilibrio perfetto tra le immagini che il racconto suggerisce, a volte meravigliose, l'attimo dopo agghiaccianti.
edogawa ranpo, tenendo fede al suo nom de plume, omaggia i racconti di edgar alla poe e la letteratura gotica occidentale con un racconto che è, però, molto più che una semplice rivisitazione di stili e schemi narrativi. la strana storia dell'isola panorama sa condensare in poche pagine un'atmosfera elegantissima e decadente e squisitamente orientale, permettendoci di immergerci totalmente in un giappone tanto affascinante quanto pericoloso.

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