venerdì 2 agosto 2024

il posto delle bambine

"perché le bambine vengono considerate così?"

non leggevo ebine yamaji dai tempi di mangasan, quasi vent'anni.
praticamente una vita.
il mercato dei fumetti - e in particolare quello dei manga - è cambiato radicalmente in questo periodo e adesso è decisamente più facile che un'autrice come yamaji sembri un nulla di speciale. vent'anni fa leggere una cosa come love my life o indigo blue era abbastanza sconvolgente, era trovarsi davanti a qualcosa di completamente diverso rispetto a quello che eravamo abituati a pensare come "manga", il parco di titoli che avevamo a disposizione non era ampio e diversificato come quello di oggi.
e se, da una parte, è indubbiamente un bene avere la possibilità di leggere tantissime opere di qualità, dall'altra è anche più facile che titoli come "il posto delle bambine" rischino di perdersi in un mercato editoriale che si è ormai espanso a dismisura.

nonostante le personagge di queste storie siano bambine e nonostante il target di riferimento è preferibilmente composto di giovani lettrici (e, si spera, giovani lettori), "il posto delle bambine" mi sembra essere un lavoro più maturo di quelli letti ai tempi dell'esordio di yamaji in italia, soprattutto per i temi che tratta.
il volumetto contiene cinque storie ambientate in cinque paesi diversi - arabia saudita, marocco, india, giappone e afghanistan - scelti dall'autrice, come spiega nella postfazione che precede però l'ultima storia, durante la fase di studio e documentazione. l'ultima storia, quella dedicata all'afghanistan, è stata scritta dopo, dopo la ripresa del potere da parte del regime talebano nell'agosto del 2021.
protagoniste delle storie sono sei bambine di dieci anni, nate e cresciute in società misogine e patriarcali - cosa che, ovviamente, non riguarda soltanto i paesi che yamaji ha scelto come sfondo dei suoi racconti ma che sono purtroppo esemplari da questo punto di vista - che cominciano a comprendere fino a che punto la realtà che le circonda voglia tenerle al loro "posto", soggette a regole che altri (e qui il maschile non è affatto sovraesteso) hanno deciso per loro, e iniziano a cercare un modo per divincolarsi da quelle catene invisibili.

c'è salma, che è ormai troppo grande per uscire da casa senza il velo e per continuare a giocare a calcio con il suo amico ghais. e c'è habiba, che ama andare a scuola e trova nella lettura un modo per emozionarsi ed evadere dalla quotidianità, ma scopre che c'è chi pensa che alle bambine non dovrebbe essere permesso di leggere e studiare. c'è XXX che finalmente può smetterla di preoccuparsi della sopravvivenza della sua famiglia e può finalmente andare a scuola, ma si rende conto che anche dietro la più luccicante e splendente delle scenografie esiste una realtà cupa e triste, in cui le donne sono costrette a sopportare sopprusi e angherie.
la quarta storia - che inizialmente doveva essere quella conclusiva del volume - è la storia di marie, una bambina giapponese che scopre pian piano quanti bias culturali ruotino intorno alla figura femminile in un paese come il suo (e come quello dell'autrice) così lontano geograficamente e culturalmente dagli altri presi in esame.

che ci sia una storia ambientata in giappone, il paese in cui vive il pubblico per cui yamaji ha scritto i suoi racconti, mi è sembrato il frutto di una scelta fondamentale: siamo abituat* all'etnocentrismo, a considerare il nostro paese, la nostra cultura e le nostre abitudini come le migliori, le più "progredite", a pensare al nostro modo di vivere come il migliore tra quelli possibili. eppure yamaji scardina queste convinzioni problematicizzando il suo paese - che si descrive ed è descritto come tra i più moderni dell'intero pianeta - e i pregiudizi di genere che impattano sulla vita delle donne, quale che sia la loro età.


queste prime quattro storie sono legate tra di loro dal ricorrere di alcuni temi: il matrimonio come unica possibilità per le donne di essere realizzate e felici o, addirittura, di avere il diritto di trovare un posto nella società; l'importanza della scuola e dell'istruzione nella vita delle bambine, come strumento imprescindibile di emancipazione e di costruzione di una vita adulta indipendente e autonoma; lo scontro generazionale, soprattutto all'interno delle famiglie, dove i pregiudizi sono così sedimentati da non riconoscere più quanto l'idea che a una donna tocchi una vita di subordinazione cozzi totalmente con l'amore che padri, madri e nonne provano per queste bambine.

l'ultima storia, quella di mursal e nafisa, come accennavo su, è l'unica che si discosta leggermente dallo schema dei racconti precedenti. le vicende delle due bambine sono ambientate in due momenti storici ben definiti: inizia nel marzo 2002, quando kabul viene liberata dal regime talebano. prima di quel momento, alle donne era proibito andare a scuola, studiare, persino uscire da casa, anche solo per fare la spesa. dopo anni di privazione - anni in cui anche ascoltare una canzone non approvata dal regime era considerato un crimine - mursal e nafisa possono finalmente andare a scuola. insieme a loro ci sono bambine più piccole e ragazzine più grandi, tutte emozionate per i loro quaderni nuovi, per le matite e per il futuro che possono finalmente permettersi di sognare. su di loro incombe la prospettiva di un matrimonio forzato, magari con un uomo molto più anziano e scelto dai loro padri, eppure mursal e nafisa riescono a guardare oltre. riusciranno a farlo per diciannove anni, fino all'agosto del 2021, quando gli americani lasciano il campo libero ai talebani per la ripresa del potere, mentre le donne perdono ogni briciola di diritti acquisita negli ultimi due decenni.

la chiusura di questa storia - tutta l'attenzione focalizzata sui volti delle protagoniste, sui loro sguardi fermi e colmi di speranza - è un colpo al cuore, e ci riporta alla mente le immagini di neanche tre anni fa, quando il mondo guardava a quelle donne senza avere il coraggio di fare nulla per loro:
"non toglieteci quaderni e matite. lasciateci andare liberamente dove vogliamo. qualunque difficoltà dovremo affrontare non potremo perderci d'animo"

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2 commenti:

  1. Cavoli. Grazie mille perché quello manga è un mondo che conosco pochissimo e grazie a te posso trovare titoli che magari possono interessare non solo me ma anche i miei figli.

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    1. questo è perfetto anche per lə lettorə più piccolə, è scritto proprio per loro! però è godibilissimo anche per noi grandicellə ♥ fammi sapere cosa ne pensi quando lo leggerai!

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