giovedì 23 maggio 2024

commenti randomici a letture randomiche (84)

sono settimane complicate, incasinate, sfiancanti, settimane in cui sono anche riuscita a leggere tanto ma ho scritto meno di quanto avrei voluto. però consigliarvi libri belli è una cosa che mi piace e che in qualche modo mi fa sembrare che tutto torni alla solita, rassicurante normalità, quindi a questo giro vi parli di quattro libri molto diversi tra loro che mi sono piaciuti molto e che vi consiglio di recuperare!

 la ragazza che cadde in fondo al mare 
i miti del mio popolo dicono che solo una vera sposa del dio del mare può mettere fine alla sua incontenibile collera divina. quando dal mare d'oriente si alzano le tempeste ultraterrene, quando i fulmini squarciano il cielo e le acque devastano la costa, viene scelta una sposa da offrire in dono al dio del mare.
o in sacrificio, a seconda di quanta fede si abbia.

di questo libro mi spaventava soprattutto la mole la, fidatevi, è più lo spessore della carta e l'ampiezza dei margini a renderlo così imponente.
la ragazza che cadde in fondo al mare è un fantasy scritto per un pubblico giovane, una storia d'amore ambientata in un mondo sottomarino e fantastico che mi ha ricordato tantissimo gli scenari de la città incantata. la trama è abbastanza semplice e il finale non troppo inaspettato anche se alcune cose sono riuscite a sorprendermi.
nel villaggio di mina, la protagonista, ogni anno una ragazza viene scelta per diventare la sposa del dio del mare. la decisione ricade solitamente sulla ragazza più bella, ma ci sono state fanciulle che si sono offerte volontarie per garantire alla famiglia un futuro di prosperità e di cure.
quest'anno, il destino ha scelto shim cheong, la bellissima fidanzata di joon, fratello di mina. mina ha visto nascere l'amore tra loro, sa quanto forte sia il loro sentimento e vuole troppo bene a joon per immaginare che la sua sarà una vita di solitudine e rimpianti. così, quando shim cheong viene accompagnata in barca per essere presa dal drago del dio del mare, joon la segue e mina, a sua volta, si tuffa tra le onde per salvare entrambi, offrendosi volontaria.
da questo momento, mina inizia il suo viaggio nel regno degli spiriti, a contatto con chi un tempo viveva sulla terra, con divinità e creature leggendarie, decisa a scoprire perché il dio del mare - che un tempo era buono e proteggeva la sua gente - adesso esige sacrifici tanto crudeli.
nel regno degli spiriti mina incontra tantissimə personaggə, tuttə più o meno legatə al mistero che intende svelare: alcunə saranno dalla sua parte, altrə saranno suə nemicə, dispostə a tutto pur di fermarla e impedirle di scoprire la verità.

la storia d'amore è carina ma sono due le cose che ho apprezzato in particolare: la prima è il modo in cui è resa l'ambientazione, la cura nel descrivere il regno degli spiriti che non diventa mai un noioso elenco di dettagli ma, anzi, permette allə lettorə di immaginare con una certa vividezza lo scenario in cui si svolge la storia. la seconda è la cura che è stata data alla caratterizzazione dellə personaggə, soprattutto quellə sovrannaturalə che l'autrice, axie oh, non antroporfizza mai eccessivamente, lasciando loro una sorta di alone mitico che lə colloca fuori dalle dinamiche e dalle emozioni umane.

un romanzo d'evasione carino e appassionante, nulla che possa stravolgervi la vita ma che regala ore di piacevole intrattenimento e che vi tratterrà con il naso tra le pagine fino alla fine.

 punacci - storia di una capra nera 
c'era una volta, in un villaggio, una capra femmina. nessuno sapeva dove fosse nata. che traccia può lasciare l'inizio di una vita ordinaria?

restiamo in tema mitologia ma alziamo tantissimo il livello della qualità della scrittura con punacci, storia di una capra nera di parumal murugan.
quella di punacci è la storia di un piccolo miracolo, un miracolo finito però nelle mani sbagliate.
ancora cucciola, la capretta viene affidata a un vecchio e povero pastore da un uomo gigantesco, una creatura prodigiosa che sembra uscita da una leggenda: impossibilitato a prendersi cura della piccola, l'uomo gigante chiede al vecchio di occuparsene e di trattarla con cura. non è interessato ai soldi, solo al benessere dell'animale, la settima di una cucciolata. quella che da lì a breve verrà chiamata punacci è un miracolo proprio per il suo essere parte di una cucciolata così numerosa, fatto molto più che insolito per le capre. il vecchio accetta - anche perché non può fare altrimenti - di prendere con sé la bestiola e la porta in casa dalla moglie. è lei che la battezza e che la tiene in vita tra mille difficoltà: punacci, piccolissima e indifesa, è bersagliata dai predatori e tenuta lontana dalle altre capre.

è attraverso la sua prospettiva che il narratore racconta la sua storia, dando voce ai suoi pensieri senza che questi vengano mai distorti dalla lente antroporfizzante che troppo spesso applichiamo agli animali.
punacci ci dice del giogo che costringe le capre a tenere il capo chino, della violenza con cui i maschi vengono castrati e del dolore che le femmine provano a vedersi allontanati i loro compagni prima e i loro figli poi. tutte le sofferenze vengono dagli esseri umani che però non sono mai descritti come mostruosi carnefici ma solo come creature incapaci di comprendere le capre e gli altri animali. creature strane questi esseri umani, da un lato sono la causa principale di una vita di sfruttamento, dall'altra sanno accudire uno scricciolo di capretta come se fosse una bambina.
c'è incoerenza ma c'è, soprattutto, una totale mancanza di comprensione e di empatia, una durezza dei cuori data anche - e soprattutto - dalla durezza di una vita che chiede sacrifici su sacrifici, sofferenze che poi, alla fine della giostra, vengono pagate come sempre dallə più deboli, animali in primis.

ci sono scene di delicatissima bellezza - punacci che va al pascolo per la prima volta sulle spalle del vecchio pastore, mentre i passeri le volano sul capo; punacci che si perde nel bosco e assaggia la gioia e il terrore della libertà e della vita selvaggia - e altre di straziante orrore e dolore, viste attraverso gli occhi, i pensieri e i sentimenti di una creatura così diversa eppure così simile a noi.
e, nel frattempo, c'è il racconto di un'india poverissima, oppressa da un governo prepotente e vessatorio che non si fa scrupoli a colpire donne anziane, vecchi pastori, o piccolissimi cuccioli.

e se alla fine resta l'amaro in bocca, viene da ripensare alle parole dell'uomo gigantesco che chiama miracolo la piccola punacci. viene da pensare che i miracoli, quando accadono, non basta saperli riconoscere, non basta stupirsi e ringraziare. i miracoli vanno curati, coltivati e mai sfruttati, se non si vuole perdere tutto.
non è un libro allegro ma è un libro bellissimo che ha una poetica lontana e diversa dal nostro sentire quotidiano, un tono che ci suggerisce mitologie sconosciute e equilibri sovrannaturali.
è un libro che fa un po' male ma ne vale decisamente la pena.

 un mondo di meraviglie - elogio di lucciole, squali bianchi e altri prodigi 
e se il celebre verso del casuario fosse anche il modo con cui il mondo naturale ci chiede di fare attenzione a quella creatura in maniera diversa? e cioè di non limitarci a notarla e ammirarla per l'aspetto singolare e gli artigli assassini, ma percepire invece la sua presenza su questo pianeta? immaginate che l'onda sonora che vi scuote il petto possa essere un monito concreto a ricordare che siamo tutti interconnessi - che se la popolazione dei casuari viene decimata, lo sarà in proporzione anche la crescita degli alberi da frutto, e di conseguenza, centinaia di specie rischieranno l'estinzione. [...] non lo vedete? siamo tutti interconnessi.

ammetto che la prima cosa che mi aveva colpita di questo libro era stata la copertina. come si fa a non rimanere incantatə da questo disegno di piante e animali e foglie e fiori e squame e piume e occhi e forme e colori che si intrecciano in un caleidoscopio di modi diversi di tradurre la parola vita così perfetto ed equilibrato? però ammetto anche che l'idea di lanciarmi su un saggio di biologia mi ispirava davvero poco, io che sono sempre stata pessima nelle materie scientifiche dai tempi del liceo, che bellissimo tutto ma non so andare oltre la poesia dei colori e dei movimenti e.
insomma, alla fine ho ceduto. e ho fatto bene perché non è un saggio di biologia, o almeno non lo è nel senso più spaventoso del termine.

un mondo di meraviglie è un libro strano, una sorta di ibrido tra autobiografia, saggio naturalistico, e diario intimo. aimee nezhukumatathil racconta la sua vita attraverso alcuni degli episodi più significativi - la sua infanzia, segnata da tanti trasferimenti per via del lavoro dei suoi genitori; il rapporto con la scuola e con lə compagnə; l'incontro con il marito e poi la nascita e la crescita dei suoi due figli - mettendoli in relazione con momenti di incontro con il mondo naturale. piante, uccelli, animali marini, anfibi, insetti: quella cosa che chiamiamo natura e che, in modo sciocco e arrogante, riteniamo cosa separata da noi, creature della civilizzazione, è in realtà costantemente presente nella nostra vita. nezhukumatathil mette da parte questa insensata dicotomia e osserva l'eterna interconnessione tra la sua vita e quella delle altre forme di vita che attraversano il suo percorso, lo fa con gli occhi della scienziata e con quelli della poetessa senza che lo sguardo di una possa intralciare i pensieri dell'altra. il risultato è un libro che sa comunicare la sensazione di meraviglia che provoca la vicinanza con l'altro da sé e sa fare meravigliare. ma è anche un libro che ricorda, sempre e puntualmente, la necessità di guardare al mondo non-umano non con superficiale curiosità ma con la consapevolezza delle diversità che non devono necessariamente sottintendere gerarchie e della necessità del rispetto degli equilibri che, in quanto esseri umani, siamo così bravə a distruggere.

per me è stata una lettura sorprendente. se avete ancora gli stessi timori che mi avevano tenuta lontana da questo libro, metteteli da parte e lasciatevi stupire.

 lavinia 
chi era il mio vero amore, allora, l'eroe o il poeta? non intendo chi dei due mi abbia amata di più; nessuno dei due mi ha amata a lungo. appena a sufficienza. quel tanto che bastava. la mia domanda è: chi di loro ho amato più sinceramente? e non so rispondere.

nel poema di virgilio, l'eneide, lavinia è poco più che un'ombra, è una presenza muta, un personaggio di cui conosciamo appena qualche tratto ma di cui non udiamo mai neppure una parola.
l'ultima delle mogli di enea che, come elena prima di lei è la causa di una guerra sanguinosa, prende finalmente voce qui grazie a ursula k. le guin che rilegge gli ultimi sei libri dell'eneide rendendo lavinia protagonista totale e voce narrante della vicenda.

lavinia è una giovane donna segnata da una vicenda familiare infelice - la prematura morte dei fratelli che ha condotto la madre a perdere la ragione - che porta avanti con amore e dedizione le tradizioni familiari, seguendo spesso il padre nei riti sacri, soprattutto nella selva albunea.
qui, in questo bosco sacro dellə antenatə, lavinia scopre il suo destino - ovvero quello di diventare la moglie di enea - e incontra virgilio, il poeta che l'ha creata, che le ha dato vita, seppur una vita piccola e silenziosa.
lavinia è, consapevolmente, vera persona e insieme vera personaggia, creatura in carne ed ossa e invenzione letteraria e, nonostante questa sua doppia natura, è forte e determinata nel seguire non soltanto il suo destino ma anche le sue scelte, ponendosi come soggetto attivo, come artefice della sua storia.

parlare di una scrittrice immensa come ursula k. le guin è un'impresa difficilissima e non credo di potermi arrogare la capacità di farlo. però, che vi piacciano o no i retelling, che siate o meno appassionatə di epica classica, che conosciate o meno l'autrice, leggete questo libro.

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