cosa accadrebbe se le persone non ci riconoscessero? sapremmo davvero chi siamo? se l'indomani avessero cominciato a chiamarla vanessa, o janet o elisabeth, avrebbe saputo di essere charlotte, si sarebbe sentita se stessa? o siamo una persona in particolare solo perché la gente ci riconosce come tale?
il primo giorno in una nuova scuola è sempre un evento un po' destabilizzante, segna il momento in cui si taglia nettamente con il passato e si inizia a camminare verso un futuro di cui non sappiamo ancora nulla.
se poi la nuova scuola è un collegio, la casa che si abiterà negli anni a venire, lontana dalla propria famiglia, dalle proprie abitudini, dai paesaggi familiari, dai suoni e dagli oggetti di ogni giorno, allora è perfettamente comprensibile il senso di straniamento e malinconia che charlotte makepeace e le sue nuove compagne di stanza provano quella sera nei loro nuovi letti, avvolte da lenzuola estranee, con un libro sul comodino e qualche soprammobile a ricordare loro quello che si sono lasciate alle spalle.
ma lo straniamento della sera prima sembra quasi uno scherzo in confronto a quello che charlotte trova al suo risveglio: la camera è diversa, fuori dalla finestra il paesaggio è cambiato, il rumore dell'aeroporto vicino la scuola è scomparso, e al posto delle ragazze a cui aveva dato la buonanotte poche ore prima c'è solo una bambina più piccola di lei, di nome emily, che dice di essere sua sorella.
e che sostiene che lei sia claire moby.
inspiegabilmente, charlotte ha preso il posto di una ragazza che sembrerebbe somigliarle così tanto che nessunə riesce ad accorgersi della differenza. una ragazza che frequentava la sua stessa scuola e dormiva nel suo stesso letto più di quarant'anni prima, nel 1918.
il giorno dopo, charlotte è di nuovo nella sua epoca e il suo andare avanti e indietro nel tempo continua così per settimane: un giorno è charlotte, vive negli anni '60, ascolta gli aerei rombare sopra la sua scuola, il giorno successivo è claire, passa le sue giornate con emily in un paese in cui tutto - il cibo scipito, le stoffe ruvide dei vestiti, il pianto di qualche ragazza dopo aver ricevuto una lettera da casa, le esercitazioni militari a poca distanza dalla scuola - le ricorda che l'inghilterra è impegnata in una guerra che per lei, fino a quel momento, era stato solo uno dei tanti argomenti delle lezioni di storia.
certo, è difficile gestire due vite contemporaneamente, sia per charlotte che per claire. le due ragazze comunicano attraverso dei diari e anche grazie a emily, che in qualche modo scopre il loro segreto, ma nonostante tutto per loro è difficile essere costanti tanto nelle lezioni che nei rapporti con le altre compagne.
ma come è possibile, si chiede costantemente charlotte, che nessuna, né le insegnanti né le sue compagne, si renda conto che lei non è sempre lei? com'è possibile che notino le sue mancanze con i compiti, che la accusino di essere fredda e scostante, ma non si rendano conto che charlotte non è sempre charlotte e claire non è sempre claire? è davvero solo l'aspetto fisico a renderci quello che siamo? solo il nome a cui rispondiamo?
spaventata di perdere sé stessa in quell'assurdo rimbalzare tra due epoche e due vite, proprio quando intravede una soluzione che possa porre fine ai suoi viaggi, charlotte si ritrova invece bloccata nell'epoca di claire, insieme a una emily sempre più chiusa e lontana, e in un passato in cui l'orrore della guerra si insinua malefico nella storia personale di chiunque, distruggendo sogni e speranze. come fare, allora, a riprendersi la sua vita? come recuperare sé stessa, come tornare a essere charlotte?
charlotte sometimes è un romanzo per ragazzə pubblicato per la prima volta alla fine degli anni '60 e diventato famoso più di un decennio dopo grazie all'omonima canzone dei the cure. nonostante siano passati quarantacinque anni dalla sua prima apparizione, la storia di charlotte continua a essere affascinante ed emozionante, le sue domande possono essere quelle di una ragazzina di oggi, così come attualissimo è il suo messaggio pacifista e antibellico.
l'edizione italiana di agenzia alcatraz propone non soltanto il finale alternativo uscito nel 1985 ma anche un brano tratto da uno dei blog di penelope farmer, l'autrice del romanzo, in cui racconta la sorpresa di scoprire che la sua charlotte è diventata la musa di uno dei gruppi rock più famosi e amati del mondo e l'incontro con quello che lei definisce un ragazzo garbato del sussex, un robert smith nei panni del fan che le chiede un autografo su una copia letta, riletta, sottolineata e appuntata del suo charlotte sometimes.
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