«e qui la bambina piange?»
«solo quando piove»
mi ero innamorata di mariana enriquez la scorsa estate con la nostra parte di notte. qualche mese fa ho letto i pericoli di fumare a letto e ho confermato tutto l'amore che avevo provato al nostro primo incontro.
ho accettato il suggerimento implicito nel titolo e li ho letti un po' come fiabe della non-buonanotte, per godermi quella sensazione che enriquez sa risvegliare sottopelle, un misto strano di emozioni disturbanti e meraviglia per il modo in cui infila una parola dopo l'altra come fossero perle di una bellissima e bizzarra collana.
è una sensazione che ricorda un po' quella delle paralisi notturne, quello stare sospesi tra orrore, incredulità e stupore, un brivido che però non ci coglie impreparatə perché sappiamo già che, in un modo o nell'altro, la sua penna ci sfiorerà la colonna vertebrale a un certo punto della storia e staremo lì a tremolare di delizioso spavento.
le dodici storie di questa raccolta sanno essere disturbanti e cattive, giocano sporco associando quello che mai permetteremo alla nostra immaginazione di mettere insieme, creano chimere che, più che stupirci per il loro aspetto, ci turbano costringendoci a pensare quello che fa a pezzi gli aspetti più profondi e radicati della nostra morale.
immaginate, ad esempio, gli zombie. sono forse tra le creature più spaventose e raccapriccianti a cui possiamo pensare ma sentite la stretta al centro del petto se provate a fare un passetto in più e immaginare una neonata zombie? provate a figurarvi delle ragazzine bellissime, delle quasi-donne in cui ancora si intravede l'innocenza dell'infanzia, e poi provate a immaginarle capaci di crudeltà degne di una qualche divinità pagana. non avvertite una fastidiosa dissonanza?
figuratevi per un attimo la gioia di riabbracciare qualcunə che avevate perso da mesi, forse anche anni, per poi scoprire un poco per volta che per quella persona è, in qualche modo incomprensibile, totalmente diversa da quella che conoscevate. non sentite crescere lo sconcerto?
ecco, mariana enriquez fa nascere il terrore da una delicata operazione in cui incide i corpi dellə suə personaggə e ne taglia via con chirurgica precisione alcuni aspetti della loro umanità, per poi ricucire tutto e imbellettargli le guance, rispedendolə indietro tra noi, quasi identicə a prima.
in queste pagine si incontrano creature strane che forse sono state umane ma che a un certo punto della loro esistenza hanno smesso di esserlo, creature che abitano storie che vengono narrate senza dare spiegazioni alle mille domande che germogliano rigo dopo rigo nelle nostre teste, solo un profondo disturbo che si attanaglia tra le ossa e i muscoli e gli organi, che prude e pizzica.
mariana enriquez fa magie spaventose e meravigliose e, per quanto possano essere disturbanti, non si può che volerne ancora e ancora!
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