nonna ci picchia spesso, con le sue mani ossute, con una scopa o uno strofinaccio bagnato. ci tira per le orecchie, ci agguanta per i capelli.altre persone ci danno anche dei ceffoni e dei calci, non sappiamo neanche perché.i colpi ci fanno male e ci fanno piangere.[...] decidiamo di irrobustire il nostro corpo per poter sopportare il dolore senza piangere.[...] nel giro di poco tempo non sentiamo effettivamente più nulla. è qualcun altro che ha male, è qualcun altro che si brucia, che si taglia, che soffre.non piangiamo più.
trilogia della città di k. è un libro difficile. in tutti i sensi possibili.
è difficile da leggere perché la storia di lucas e claus fa male, ma proprio tanto male, e perché agota kristof non è certo il tipo di autrice che prende lə suə lettorə per mano e lə accompagna lungo il sentiero della narrazione.
anzi. agota kristof è più una che semina chiodi d'acciaio per strada sperando che ti si buchino le gomme.
in curva.
vicino a un dirupo.
trilogia della città di k. è un romanzo che in realtà sono tre: il grande quaderno, la prova e la terza menzogna, pubblicati tra il 1986 e il 1991 e tradotti in italiano - tutti e tre insieme - per la prima volta nel 1998.
la storia inizia come inizierebbe una favola raccontata da unə bambinə a cui mai nessunə, però, ha raccontato delle favole. inizia in una città senza nome e in un tempo qualsiasi, durante una guerra qualsiasi, crudele, ingiusta e dolorosa come tutte le guerre.
lə protagonistə non hanno nomi, ci sono solo una madre disperata che non sa più come sfamare i suoi figli, un padre lontano e una nonna acida e malvagia.
e poi ci sono due gemelli, due bambini che sono praticamente una cosa sola, un'entità plurale condensata in un noi che pensa, parla e si muove all'unisono.
il grande quaderno, da cui prende il titolo il primo romanzo, è quello in cui i due gemelli scrivono e raccontano la loro nuova vita in campagna dalla nonna, una vecchia lurida al limite della bestialità, avara e incapace di provare un briciolo di tenerezza, compassione e affetto. anzi, la donna non perde occasione per picchiare, offendere e abusare dei due bambini in ogni modo possibile.
giorno dopo giorno, evento dopo evento, i due gemelli descrivono nel loro quaderno una società inaridita dalla guerra e dalla fame, un ambiente in cui riescono a sopravvivere solo soffocando ogni emozione e ogni bisogno dietro un'armatura d'indifferenza, e lo fanno con un linguaggio studiatamente freddo e asettico in cui qualsiasi tipo di sentimento è bandito per scelta cosciente e consapevole.
il loro è un mondo incattivito in cui non c'è spazio per l'infanzia, in cui bisogna crescere alla svelta e imparare a superare lə adultə in astuzia, per rimediare cibo, per proteggersi dal freddo, per sopravvivere alle prepotenze e alle violenze.
col tempo, i due bambini diventano sempre più insensibili, si trasformano in creature capaci di tutto pur di strappare un giorno dopo l'altro al tempo, fino a raggiungere un livello di freddezza e mancanza di empatia che, per noi lettorə, diventa un macigno quasi ingestibile.
le cose cominciano a complicarsi tra la fine di questo primo libro e il secondo - la prova - perché, dal momento in cui i due fratelli si separano, diventa difficile riuscire a capire cosa succede a chi e, soprattutto, chi sono questi chi di cui si parla, e che parlano.
nell'ultima parte, la terza menzogna, nonostante il titolo, in realtà pian piano le cose si svelano per quello che davvero sono. ovviamente, parlare di cosa si svela, come e per quale motivo lo fa sarebbe un po' un delitto perché trilogia della città di k. è un libro che va scoperto man mano, lasciandosi avviluppare dalle bugie, dagli inganni e dai motivi che li hanno resi necessari.
agota kristof scrive con uno stile asciutto, essenziale, senza mai censurare l'orrore, anzi: le parole, le frasi così secche e taglienti sottolineano ogni volta che serve la miseria e la meschinità del mondo dellə suə personaggə, riuscendo al contempo a scrivere un romanzo di enorme intensità.
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