avrei potuto passare il natale nel mio appartamento, io e i ragazzi ci saremmo scambiati i regali sotto un alberello di plastica, poi avremmo visto un film, avremmo fatto un gioco da tavolo. invece sono qui, trascinato nell'incubo di mia sorella.
ci siamo appena liberatə del natale, dell'incubo dei regali e dei pranzi e delle cene e dei parenti ed ecco che vi ci ritrascino insieme ad angelo maria perongini perché il suo il focolorare è una bestia affamata (nuovo tardigrado, anche questa volta a cura di valentina presti danisi) non si limita soltanto a ricordarci di quanto le riunioni di famiglia durante le feste possano essere gradevoli come una carie il venerdì sera, anzi!
ammetto che quando ho iniziato a leggere questo brevissimo romanzo ero parecchio scettica: abbiamo scritto romanzi e racconti, girato film, photoshoppato meme e articolato lamentele sempre più divertenti (o sempre più drammatiche) su quanto possa essere pesante questo periodo quindi, mi chiedevo, cosa c'è di così fantastico da far entrare nella collana tardigradi un racconto che parla proprio del natale in famiglia? però angelo fa questa cosa che piano piano ti trascina in una sorta di incubo allucinato...
c'è qualcosa qui che riesce a essere allo stesso tempo come dovrebbe essere eppure fuori posto. come quando guardi la tua stanza in uno specchio.
lando aveva programmato di passare il natale insieme allə amicə, una serata tranquilla nel suo appartamento, con tanto di alberello plasticoso, scambio di regali, cenetta, film e partita a qualche gioco da tavolo. però come fare a dire no a vivi, a sua sorella, e alla sua richiesta di passare il natale con loro, con la mamma che sta sempre peggio e - assicura - senza il resto dell'orrido parentame?
come fare a deludere tuttə, a deludere la mamma che ormai vive in un mondo che si è costruita dentro la sua testa, a deludere vivi che ha rinunciato a tutto pur di accudirla, di non farla finire in una casa di riposo? e, soprattutto, come fare a mettere a tacere i sensi di colpa da figlio che è andato via, che si è fatto una vita fuori, lontano da casa e dalla vischiosa malinconia che custodisce al suo interno, quel grumo di ricordi sbiaditi, fagocitati dalla realtà di un presente disperante che non lascia spazio a qualche sogno per il futuro?
lando accetta, a malincuore, e torna a casa, con la promessa che saranno solo loro, lui, vivi, la mamma e il papà, una placida vigilia in famiglia a ricostruire il presepe della loro famiglia sgangherata e ormai spezzata. niente ziə, niente cuginə, nessunə se non loro. e invece.
il suono del campanello, in il focolare è una bestia affamata, funziona come le trombe degli angeli che annunciano l'apocalisse. è un abbaiare cupo o un urlo lancinante che scatena paura e angoscia e non soltanto perché annuncia l'arrivo del resto della famiglia, aragosta compresa.
fermiamoci un attimo qui: tuttə, o quasi, ci ritroviamo con qualche parente imbarazzante.
lo zio fascista, la zia omofoba, la cugina che non smette di giudicare vestiti, acconciature e girovita altrui... ovviamente, nella famiglia di lando il bestiario si presenta al completo, un meme vivente, il peggio della società piccolo-borghese incarnato in un quintetto che sembra uscito dal catalogo degli orrori natalizi. e insieme a loro c'è l'aragosta, il cibo del ricatto, il pegno da pagare per non essere semplici ospitə, per non sentirsi scrocconə, per ripagarsi il diritto di essere presenti.
così, tra i commenti - diciamo - inopportuni sulla vita privata di lando e vivi e le uscite infelici della mamma, la cena si trasforma velocemente in un perfetto disastro, condita dal sugo che la piccola neve, progenie della cugina (lei, sì, con una vita privata ben realizzata e come si conviene), fa schizzare sui vestiti di tuttə. ed è per neve che viene organizzata la consueta recita dell'arrivo di babbo natale, lo zio camuffato che esce di nascosto per poi suonare il campanello, lasciare alla bambina il sacco con i regali e tornare velocemente a indossare di nuovo i suoi panni, per non turbare i sogni infantili della piccola peste.
momento idilliaco che segna - ancor più del primo scampanellio - l'inizio della tragedia.
perché può esserci molto di peggio che una cena spiacevole con lə parenti, molto di peggio che dei commenti inopportuni, dei parenti mezzo fasci.
ad esempio, può succedere che una bambina svanisca nel nulla.
e che la sua sparizione inneschi un processo a catena in cui lentamente la realtà si ripiega su sé stessa, ridefinendosi e, allo stesso tempo, risignificando episodi sepolti in profondità nella memoria di lando e nella coscienza di vivi...
il focolare è una bestia affamata è un racconto che mi ha davvero sorpresa e incantata, mi ha trascinata in un vortice fatto di bugie, rimorsi e colpe, di realtà distorte e rivelazioni. un esordio, quello di perongini, davvero stupefacente!
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