non si sa con certezza quando avvennero queste vicende: forse in un passato lontano ormai incerto, o forse in un futuro remoto. c'era una volta, sul fondo di un'antica valle scavata da un ghiacciaio, un minuscolo regno dimenticato dal tempo.
l'idea alla base de il viaggio di shuna è stata ispirata da una leggenda tibetana, il principe che divenne cane, che miyazaki aveva immaginato come un film. la realizzazione di un lungometraggio animato così "semplice e privo di fronzoli", come dice lui stesso nella postfazione del libro, non ebbe però troppo successo e l'idea venne riconvertita in un racconto ibrido, a metà tra il fumetto e il romanzo illustrato, ovvero quello che abbiamo avuto modo, quarant'anni dopo la sua prima pubblicazione, di leggere oggi.
è facile riconoscere nei tratti di shuna e della sua cavalcatura quelli che poi saranno i protagonisti de la principessa mononoke, il principe ashitaka e yakkuru, una somiglianza che però non si riduce solo all'aspetto esteriore: sono entrambi principi, entrambi coraggiosi e nobili d'animo, impegnati a salvare il loro popolo, pronti al sacrificio ed entrambi, durante il loro viaggio, si innamorano di una ragazza per la quale sono disposti a lottare.
dentro il viaggio di shuna c'è tutto quello a cui miyazaki ci ha abituatə negli anni, a partire dal ruolo predominante della natura e dei paesaggi, che riescono sempre a essere molto più che semplici sfondi e ambientazioni, diventano protagonisti stessi del racconto ed è, infatti, proprio intorno all'idea di una natura ostile e di un paesaggio poco ospitale che si sviluppa il racconto.
shuna è il principe di un popolo povero, schiavo della fame e di una terra sterile e fredda su cui il sole arriva a fatica, nascosto dai monti. un giorno, shuna trova un vecchio viandante ridotto allo stremo delle forze, lo soccorre e lo porta al villaggio per curarlo e, per ringraziarlo, lui gli mostra dei semi sconosciuti, frutto di piante che, stando alle sue parole, crescono rigogliose e numerose in campi lontani e sono capaci di nutrire popoli interi. così inizia il viaggio di shuna alla ricerca di quei semi dorati e nutrienti, un viaggio difficile in una natura magnifica e spietata. ma se la terra non concede alcuna comprensione agli esseri umani, sono questi a essere però davvero crudeli: shuna incontra uomini che vendono e comprano altre persone, vede città prospere che basano la loro grandezza sulla schiavitù e decide che - se non può stravolgerne le regole - può almeno salvare due sorelle, le uniche che accettano di correre il rischio di essere libere.
tra la maggiore, thea, e shuna, nasce un sentimento che va oltre la riconoscenza e sarà proprio l'amore di thea, nel momento più difficile del viaggio, a fare la differenza per shuna...
la storia è, proprio come dice miyazaki, senza fronzoli e molto lineare ma - insomma, è miyazaki! - riesce ad essere comunque avvincente e bella come sanno esserlo i film dello studio ghibli, un po' per il carisma dellə personaggə, un po' per le atmosfere a metà tra i paesaggi incantati da fiaba e la maestosa spietatezza della natura. c'è tutta la grandiosità del mito in questa storia, ed è proprio nella sua semplicità che si trova il suo punto di forza.
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