voglio fare qualcosa, proprio qui, proprio adesso, per farli vergognare, per renderli responsabili, per mostrare a quelli di capitol city che qualunque cosa facciano o ci costringano a fare, c’è una parte di ciascun tributo che non riusciranno a possedere.
può sembrarvi impossibile ma è la verità: l'unica cosa che non sono riuscita a evitare di spoilerarmi di hunger games in più di quattordici anni è stata katniss che si offre volontaria come tributo. non sapevo niente di niente di tutto il resto, ho scoperto questa trilogia come se fosse stata pubblicata ieri e l'ho divorata come avrei fatto da adolescente se mi fossero capitati dei libri così tra le mani (e probabilmente non ci sono finiti semplicemente perché sono stata adolescente - almeno anagraficamente - un bel po' prima che uscisse hunger games).
quella che segue non è una recensione, è solo un confuso cumulo di appunti su una storia che mi è piaciuta tanto. e, se magari esiste ancora chi non la conosce già, un invito a recuperarla.
in questa trilogia c'è un po' tutto quello che scatena il mio lato fangirl, anche se devo ammettere che la componente romance - soprattutto il quasi-triangolo che lasciava pochissimo spazio ai dubbi - mi ha un po' annoiata. ma, a parte questo, dicevo, ci sono un sacco di elementi che mi piacciono tantissimo in una serie di romanzi, come l'ambientazione distopica, la ribellione che nasce tra il popolo, una protagonista che cresce e prende pian piano consapevolezza del suo ruolo, l'odio verso il potere e l'amore verso lə altrə, che poi sono le due facce della stessa medaglia.
la storia è ambientata a panem, un'america del futuro sopravvissuta a guerre e disastri vari, organizzata in distretti - dodici, adesso - controllati tirannicamente dalla capitale, senza alcuna possibilità di comunicare tra loro. settantaquattro anni prima dell'inizio della storia, capitol city è riuscita a domare la ribellione dei distretti, distruggendo il tredicesimo, e costringendo lə abitanti degli altri a una vita di miseria, lavori durissimi, sostentamento a malapena sufficiente e isolamento.
la violenza dei pacificatori - la polizia di panem - è il pane quotidiano di chi vive nei distretti ma una volta ogni anno, per la ricorrenza della sedazione della rivolta, l'orrore diventa spettacolo. gli hunger games, trasmessi in diretta tv per il diletto dellə abitantə di capitol city - ovviamente esclusə dalla mietitura - e l'angoscia di tuttə lə altrə, richiedono ventiquattro tributi, due - un ragazzo e una ragazza - per ogni distretto, unə solə vincitorə, e nessuna regola se non sopravvivere e uccidere lə avversarə.
gli hunger games sono l'espressione massima del controllo di capitol city su tutto il resto di panem: nella capitale il lusso e l'abbondanza sono degenerati al punto che ogni aspetto dell'esistenza dellə suə abitanti richiede ostentazioni, cerimonie e ed eccentricità, in un continuo gioco in cui nulla è meno che immediato o ha più rilevanza di un attimo di annoiato stupore. nei distretti, invece, l'idea di gioco si traduce con il rischio di perdere letteralmente la vita, di veder morire lə propriə figlə, fratelli, sorelle. la paura, l'instabilità che nasce dalla possibilità di sentire il proprio nome o quello di qualcunə amatə alla mietitura, è la tortura continua che la capitale infligge ai distretti.
non esistono mezze misure a panem, tutto appartiene a capitol city, tutto tranne la miseria e il dolore.
e la rabbia.
katniss è una miniera di rabbia su due gambe, sa che ogni bruttura, ogni dolore, ogni attimo di disperazione nella sua vita non sono frutto del caso ma della tirannia della capitale. non può sottrarsi alle regole che governano il suo mondo, non può semplicemente fuggire e abbandonare la sua amatissima sorella al suo destino, ma può piegare quelle stesse regole al suo volere, stravolgendo i giochi, il loro significato, e usando la possibilità unica di essere vista da tuttə, di riuscire ad arrivare in qualsiasi distretto tramite la diretta tv e di mostrare un'alternativa.
katniss fa il loro gioco ma a modo suo, trasformandosi inconsapevolmente nel simbolo stesso della speranza e della ribellione, che infiammerà l'intera panem fino a sfociare in conflitto aperto.
inutile raccontare altro della storia perché sicuramente la conoscete già, quello che mi è piaciuto di più, in questa serie, è stato il percorso della protagonista, il suo modo di prendere coscienza del significato più profondo delle sue azioni, per sé stessa e per lə altrə, un percorso che inizia con l'intenzione di salvare prim e si conclude con il desiderio di salvare tuttə. e, senza bisogno di manifesti o grandi discorsi, le sue azioni nell'arena riescono ad accendere le fiamme della rivolta in tutta panem, perché una rivoluzione può anche avere un simbolo ma ha bisogno di tuttə per scatenarsi.
katniss, che dentro l'arena doveva essere una delle tante pedine di capitol city, ha stravolto i giochi, ha riscritto le regole a modo suo, ha trovato il suo vero nemico e la via da percorrere per distruggerlo.
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