"nel corso dell'ultimo decennio numerose città e paesaggi naturali, in ogni angolo del pianeta, hanno vissuto profonde trasformazioni legate al turismo. territori distrutti e inquinati dallo sfruttamento intensivo delle risorse, centri storici svuotati di abitanti e sovraffollati di turisti, case vuote e piani strada tutti uguali."
la mia città sta diventando un villaggio vacanze del cazzo è stato il mantra ricorrente di quest'estate, un odio che non avrei mai immaginato di poter sperimentare, acuito dalla proposta dell'oscena ministra del turismo di rimborsare lə turistə per i danni dell'incendio di luglio, mentre lə palermitanə vedevano bruciare i loro boschi, le loro case, i loro animali e, purtroppo letteralmente, le loro vite, senza che nessuno pensasse a loro, trasformando una tragedia (di cui se ne conoscono perfettamente le cause che però vengono lasciate in pace ché è meglio non pestare i piedi a certe persone) in un disguido per chi si godeva le meritate vacanze.
incendio a parte, il centro storico è stato fagocitato da una sfilza infinita di bar, ristorantini e negozi di souvenir-paccottiglia come quella roba vergognosa che traduce l'orrore mafioso in allegro folklore, come se non fossimo altro che "'u mafiusu" e "'a mafiusa", le statuine che troneggiano in certe rivoltanti vetrine cariche di immondizia, come se la sicilia tutta non traboccasse di eccellenze nel campo dell'artigianato da fare conoscere a chi trascorre del tempo qui senza il bisogno di questo schifo. le spiagge sono quasi completamente privatizzate, cancellate da serie infinite di ombrelloni e sdraio e il poco che resta pubblico è sommerso dall'immondizia che, comunque, riempie le periferie tutto l'anno, ma poco ci importa perché qua lə turistə non ci passano nemmeno.
e mentre ci ripetono ossessivamente che dobbiamo investire il nostro patrimonio, ovvero sfruttarlo e sottrarlo a noi stessə per sacrificarlo sull'altare del guadagno che il turismo dovrebbe portare, di soldi per i servizi dellə palermitanə e dellə sicilianə tuttə non se ne trovano mai. ma palermo e la sicilia sono solo uno degli esempi di quello che succede un po' ovunque, in italia e non solo.
oltre il turismo - esiste un turismo sostenibile? di sarah gainsforth spiega meglio tutto, senza odio e con molta lucidità, racconta cosa succede alle città - ma anche ai piccoli borghi, ai cosiddetti paradisi naturali, ai siti archeologici, ai luoghi che diventano per un breve periodo palcoscenico di grandi eventi (come, ad esempio, le expo o le grandi manifestazioni sportive) eccetera - e a chi le abita(va) quando vengono trasformate in funzione del turismo, che no, non porta tutta questa millantata ricchezza. anzi, il turismo di massa, che interessa pochi punti nevralgici delle nostre geografie, lasciando in ombra tutto il resto, stravolge il volto stesso delle città, ne muta il territorio snaturandolo e, di conseguenza, erode il tessuto sociale e comunitario, prosciuga le risorse per lə residentə, distrugge quell'identità e autenticità di cui tanto ci preoccupiamo e che sappiamo ormai usare come arma di distrazione di massa solo verso chi viaggia mosso da disperazione e non dallo sfrenato desiderio di consumare. perché, in fondo, il turismo - che è cosa molto diversa dal viaggio di scoperta e conoscenza - è espressione di un sistema economico che fa del consumo sfrenato e della produzione massificata il suo unico senso, mezzo e scopo al contempo. e dunque, senza un cambiamento del sistema economico sarà difficile, se non infattibile, mettere in atto le teorie che immaginano un turismo più sostenibile per i territori e per chi li abita.
post pubblicato in origine su instagram.
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