"la teoria poliamorosa mette al centro la cultura del consenso come contrapposta alla cultura dello stupro, concetto che evidenzia la pervasività e la normalizzazione dell'oggetivazione dei corpi percepiti come femminili e della violenza di genere nella nostra società [...] il poliamore condivide con il pensiero queer e femminista la critica alla famiglia tradizionale basata sui rapporti di sangue. il poliamore viene percepito come una minaccia dalle parti più conservatrici della nostra società perché attenta alle tradizioni su cui si fonda lo stato nazione: il matrimonio, la famiglia, la procreazione"
poliamore di car g. lepori e nicole (nic) braida è un libretto piccolo e prezioso che fa della decostruzione delle relazioni amorose/sessuali/familiari come le intendiamo tradizionalmente il suo punto focale e propone un modo diverso di vivere le relazioni. lə autorə propongono un modo di relazionarsi libero da gerarchizzazioni di affetti, dalla cultura del possesso e dagli stereotipi di genere che ci costringono a ruoli definiti, come se l'amore - inteso nel suo senso più ampio - fosse un gioco con delle regole precise a cui doversi attenere.
mentre leggevo poliamore ho letto anche l'editoriale di michela murgia sul numero di vanity fair diretto da lei in cui dice la famiglia contadina era una tribù popolosa di tre generazioni, dove nonnə, padri e madri, cuginə e sorelle, nipoti e affini vivevano insersecatə dentro al legame di sangue. nel dopoguerra è partita la crescita industriale che ha portato al nord milioni di persone a lavorare nelle fabbriche e vivere in case molto più piccole: è lì, non dalla notte dei tempi, che si sono create le condizioni della nascita della famiglia mononucleo e ho subito pensato a quanto queste poche righe facciano da controcanto a uno dei temi fondamentali di poliamore: decostruire quello che crediamo sia naturale (che nervi questa parola!) rendendoci conto per prima cosa che tutto quello che ci riguarda è culturale.
le relazioni, il modo in cui le viviamo, le regole che stabiliamo: tutto questo non ha niente a che vedere con un qualche tipo di biologismo dietro cui ci nascondiamo per non vedere la complessità dei rapporti sociali e le forme in cui li abbiamo costretti.
il poliamore si pone così come qualcosa che va molto oltre il luogo comune del scopo con chi mi pare: diventa un modo di eliminare le gerarchie affettive e creare reti di cura più ampie dove non esistono ruoli rigidi da interpretare. certo, come ogni relazione è una creazione culturale ma ha, rispetto alle monogamie normate e socialmente accettate, il pregio enorme di basarsi sul consenso e la parità tra tutte le persone coinvolte.
per me, che di poliamore avevo sentito parlare solo poco e male, questo libretto è stato preziosissimo, non soltanto per capire una realtà che non conosco ma soprattutto per rendermi conto di quante strutture limitanti e psicotiche ci siano nella nostra società, strutture che spesso invece di sostenerci e dare un'impalcatura al reale, invece di rendercelo semplice e comprensibile, ci intrappolano in una sorta di malato gioco di ruolo di cui non hai potuto decidere le regole. se possiamo pensare, immaginare dei modi di vita alternativi, vuol dire che non c'è nulla di naturale in quelli in cui ci sentiamo intrappolati.
e, ancora una volta, l'ascolto, il dialogo, il confronto e la riflessione su tutto quello in cui ci imbattiamo per la prima volta, diventano gli strumenti essenziali per provare a costruire una realtà meno oppressiva.
post pubblicato in origine su instagram.
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