domenica 25 giugno 2023

poliamore - riflessioni transfemministe queer per una critica al sistema monogamo

"la teoria poliamorosa mette al centro la cultura del consenso come contrapposta alla cultura dello stupro, concetto che evidenzia la pervasività e la normalizzazione dell'oggetivazione dei corpi percepiti come femminili e della violenza di genere nella nostra società [...] il poliamore condivide con il pensiero queer e femminista la critica alla famiglia tradizionale basata sui rapporti di sangue. il poliamore viene percepito come una minaccia dalle parti più conservatrici della nostra società perché attenta alle tradizioni su cui si fonda lo stato nazione: il matrimonio, la famiglia, la procreazione"


poliamore di car g. lepori e nicole (nic) braida è un libretto piccolo e prezioso che fa della decostruzione delle relazioni amorose/sessuali/familiari come le intendiamo tradizionalmente il suo punto focale e propone un modo diverso di vivere le relazioni. lə autorə propongono un modo di relazionarsi libero da gerarchizzazioni di affetti, dalla cultura del possesso e dagli stereotipi di genere che ci costringono a ruoli definiti, come se l'amore - inteso nel suo senso più ampio - fosse un gioco con delle regole precise a cui doversi attenere.

mentre leggevo poliamore ho letto anche l'editoriale di michela murgia sul numero di vanity fair diretto da lei in cui dice la famiglia contadina era una tribù popolosa di tre generazioni, dove nonnə, padri e madri, cuginə e sorelle, nipoti e affini vivevano insersecatə dentro al legame di sangue. nel dopoguerra è partita la crescita industriale che ha portato al nord milioni di persone a lavorare nelle fabbriche e vivere in case molto più piccole: è lì, non dalla notte dei tempi, che si sono create le condizioni della nascita della famiglia mononucleo e ho subito pensato a quanto queste poche righe facciano da controcanto a uno dei temi fondamentali di poliamore: decostruire quello che crediamo sia naturale (che nervi questa parola!) rendendoci conto per prima cosa che tutto quello che ci riguarda è culturale.
le relazioni, il modo in cui le viviamo, le regole che stabiliamo: tutto questo non ha niente a che vedere con un qualche tipo di biologismo dietro cui ci nascondiamo per non vedere la complessità dei rapporti sociali e le forme in cui li abbiamo costretti.

il poliamore si pone così come qualcosa che va molto oltre il luogo comune del scopo con chi mi pare: diventa un modo di eliminare le gerarchie affettive e creare reti di cura più ampie dove non esistono ruoli rigidi da interpretare. certo, come ogni relazione è una creazione culturale ma ha, rispetto alle monogamie normate e socialmente accettate, il pregio enorme di basarsi sul consenso e la parità tra tutte le persone coinvolte.

per me, che di poliamore avevo sentito parlare solo poco e male, questo libretto è stato preziosissimo, non soltanto per capire una realtà che non conosco ma soprattutto per rendermi conto di quante strutture limitanti e psicotiche ci siano nella nostra società, strutture che spesso invece di sostenerci e dare un'impalcatura al reale, invece di rendercelo semplice e comprensibile, ci intrappolano in una sorta di malato gioco di ruolo di cui non hai potuto decidere le regole. se possiamo pensare, immaginare dei modi di vita alternativi, vuol dire che non c'è nulla di naturale in quelli in cui ci sentiamo intrappolati.
e, ancora una volta, l'ascolto, il dialogo, il confronto e la riflessione su tutto quello in cui ci imbattiamo per la prima volta, diventano gli strumenti essenziali per provare a costruire una realtà meno oppressiva.

post pubblicato in origine su instagram.

lunedì 19 giugno 2023

ninnole e nannole ~ un podcast sulle fiabe e i retelling - intervista ad angela bernardoni

fiaba: racconto popolare fantastico.
in queste tre parole c'è tutto, il nostro immaginario, le nostre radici, i ricordi dell'infanzia. c'è la tradizione delle nostre regioni e c'è lo stupore di ritrovare le stesse storie in posti lontanissimi nel mondo. c'è tutto il materiale a cui attingiamo non solo per inventare ma anche per trovare un senso alle nostre esistenze, per metterle in ordine, nel bene e nel male.

oggi sul blog parliamo con angela bernardoni di "ninnole e nannole", il suo podcast - in arrivo da settembre - che parlerà di fiabe, tradizioni e retelling.

buona lettura!
il pacchettino promozionale che angela ha distribuito a maggio al salone del libro di torino
(c'erano anche delle caramelle che però non sono sopravvissute fino alla foto)

ciao angela e benvenuta su claccalegge!
parliamo del tuo ultimo - anzi, penultimo - progetto: il podcast ninnole e nannole. per prima cosa: che cosa sono le ninnole e nannole?
► Ciao Claudia! Grazie per l'invito, sono molto felice di essere qui e di parlare per la prima volta di questo nuovo progetto.
"ninnole e nannole" è un'espressione colloquiale della zona in cui sono nata e cresciuta; nel dialetto della Toscana di mare da cui vengo, star fra ninnole e nannole significava perder tempo in cose di poca utilità, trastullarsi con balocchi e storielle da bambine e bambini. 
Ti dirò che trovare il nome giusto per questo podcast è stata la parte più impegnativa, finora, ma alla fine ho deciso di riappropriarmi di queste ninnole e di queste nannole, per cercare di scacciare il solito pregiudizio sulle robe da bambinə che colpisce chiunque legga letteratura fantastica.
anche il logo rimanda ai tuoi luoghi d'origine, la conchiglia, che però è anche una chiocciola, una spirale... insomma, c'è un bel po' di simbologia fin da subito
► In maniera totalmente istintiva, ancora prima di aver deciso il nome sapevo che l'oggetto simbolo di questo progetto sarebbe stata la conchiglia. Per il mare, per la casa che ci si porta sulle spalle ovunque si vada, ma anche per richiamare la collana di Ursula ne La Sirenetta, che è il luogo in cui viene custodita la voce di Ariel. E credo che le fiabe siano uno scrigno di voci che non sempre hanno avuto l'opportunità di farsi sentire, fino a oggi.
e come le conchiglie, potremmo dire che le fiabe sono cose piccole che rimandano a realtà più grandi (mi viene in mente le streghe in eterno che abbiamo letto insieme per il tuo gdl), no? come mai hai deciso di parlare proprio di fiabe?
► Sì, giusto! Diciamo che negli ultimi anni ho lavorato in un ambiente pieno di bambinə e mi è capitato spesso di leggere o raccontare a braccio storie e fiabe, riflettendo su quelli che sono gli archetipi più radicati in queste narrazioni che ci accompagnano praticamente dalla nascita della civiltà, andando a braccetto e a volte condividendo pattern narrativi con le mitologie del mondo. Ho iniziato così, per curiosità ad accumulare saggi e raccolte sulle fiabe, che sono il mattone iniziale del lavoro di studio che portando avanti per il podcast; dall'altra parte, considerando le fiabe uno specchio della società in cui sono raccontate, uno strumento per comprendere i valori, le aspirazioni e le lotte di un determinato luogo e tempo, ho iniziato ad avvicinarmi ai retelling più attuali, per capire punti di vicinanza e di rottura tra la vecchia tradizione e le nuove narrazioni.
nel podcast quindi ascolteremo fiabe "tradizionali" e versioni più moderne?
► Vorrei mantenere un approccio filologico, confrontando il più possibile le fonti per partire dal passato e arrivare alle versioni attuali, ma già so che sarà difficile contenere il caos dentro di me - se avete ascoltato qualche episodio di Reading Wildlife sapete a cosa mi riferisco. Ogni episodio sarà dedicato a una fiaba o a un mito diverso, ho cercato di evitare uno sguardo totalmente eurocentrico, seppure la mia ricerca sia limitata dalle lingue che conosco e dal profondo desiderio di non appropriarmi di storie che non mi appartengono. 
ci puoi anticipare qualcosina sulle prime storie che ascolteremo?
► La prima stagione, che inizierà a settembre, sarà composta da sei episodi più uno special natalizio - in onore della tradizione di Doctor Who - e la prima fiaba che analizzerò sarà Cenerentola. Anche questa è stata una decisione non ragionata, affidata al caso, ma che mi sembra ottima per rompere il ghiaccio, per iniziare subito a ragionare sul ruolo della donna - della principessa, ma anche della matrigna - in queste narrazioni che ancora stentano a vedere le figure femminili tridimensionali - e questo succede spesso anche nei retelling.
le fiabe, in effetti, sono ricche di figure e situazioni stereotipate, come se in qualche modo i personaggi avessero ripreso un po' il ruolo che era delle divinità, quello di - correggimi se sbaglio - incarnare dei tipi umani ben definiti. secondo te sono ancora utili oggi figure di questo tipo per lə bambinə che ascoltano le loro storie per la prima volta?
► Sicuramente queste narrazioni vanno a toccare le parti più profonde del nostro essere - la paura, il desiderio, la vendetta, la fame - e quelle emozioni principali che lə bambinə in età prescolare devono scoprire e imparare a gestire. Tuttavia la fiaba, anche quella considerata più da bambinə è sempre narrata da una persona adulta, è sempre mediata dalla scala dei valori dellə adultə. Allə bambinə non interessa la morale, lo scopo didattico, loro vogliono divertirsi, e spaventarsi, le altre sovrastrutture - dire a una bambina a cui si è appena raccontato la storia di Cenerentola che anche lei da grande diventerà una magnifica principessa, dire a un bambino grasso di stare attento che se lo trova la strega di Hansel & Gretel lo mette in forno - ce le mettono le persone che quelle storie le raccontano.
beh, c'è anche da dire che moltə adultə hanno storpiato il significato di tante favole e le hanno riadattate a un sistema di valori completamente diverso da quello originario, vedi quello che dici tu su hansel e gretel (che credo sia più una roba tipo: non fidarti di chi ti vizia troppo). non è che magari oltre ai retelling dovremmo provare a recuperare anche i significati più antichi - e più saggi probabilmente - nascosti nelle favole? a beneficio non solo dellə bambinə.
► Sappiamo tuttə che la disneyzzazione delle fiabe ha portato zucchero, cannella e ogni cosa è bella anche dove l'intento originale dellə autorə era diverso - penso alla Sirenetta di Andersen, ma anche a Frozen - ma allo stesso tempo dobbiamo tener conto che l'infanzia per come la intendiamo noi è un concetto relativamente recente e che quando i Grimm raccoglievano le loro storie in giro per la foresta nera, il passaggio dallo status di bambinə a quello di adultə era più rapido e quasi senza fermate intermedie. 
Una cosa che mi piace molto delle fiabe è che ci sono, e sono di tuttə: in momenti diversi della vita si possono apprezzare le stucchevolezze disneyane, la saggezza cupa delle versioni originali, le nuove voci che riescono a prendere la parola con i retelling.
direi che ci sono tutte le premesse per aspettarsi un podcast interessantissimo! e a proposito, parliamo proprio del podcast: quanto durerà in media una puntata? c'è una struttura sempre uguale per tutti gli episodi? e dove potremmo ascoltarlo?
► La durata media dell'episodio sarà di quarantacinque minuti e vorrei aprire ogni puntata parlando delle origini della fiaba, delle versioni di quell'archetipo che si sono susseguite nel tempo e nello spazio, per poi analizzarne gli elementi cardine e concludere consigliando alcuni dei retelling più interessanti, facendo riferimento anche al mercato anglofono.
Per il momento potete trovare un trailer introduttivo e fatto in casa su Spotify (qui!) che sarà la piattaforma di riferimento, ma potrete trovarlo ovunque si ascoltino i podcast. 
Il progetto è stato lanciato lo scorso mese durante il Salone del Libro di Torino assieme a un crowdfunding su ko-fi con lo scopo di permettermi di dedicare più tempo possibile a questo progetto e di confezionare un prodotto professionale.
restiamo in attesa allora che esca la prima puntata, intanto buon lavoro e grazie mille per averci raccontato un po' di ninnole e nannole! ❤️
► Grazie a te per le bellissime domande e se qualcunə vuole saperne di più, mi trovate su IG @ninnoleenannole.
E ricordatevi che la fiaba, come la poesia, è di chi gli serve

lunedì 12 giugno 2023

la musica di marie

"dio concesse a marie il dono della musica per colmare di gioia l'animo delle persone (dal libro di pyrite)"

si dice che le mani che lavorano sono più sacre delle bocche che pregano e di sicuro è così che gli abitanti di pyrite onorano dio: pyrite è una terra di laboratori e artigiani, un paradiso steampunk fatto di elaborati meccanismi, ingranaggi e rotelle. pyrite è un'isola, una delle tante in cui gli esseri umani vivono in pace. ogni isola, come pyrite, ha una sua particolarità, culturale ed economica e tutte sono collegate tra loro in un sistema-mercato perfettamente funzionante.

non ci sono conflitti tra le isole, anzi, a essere precisi, gli esseri umani che le abitano non sanno nemmeno cosa sia la guerra, non conoscono l'ira, l'odio, la cattiveria. è un'umanità nuova, sorta dopo che dio ha cancellato gli uomini e le donne di un'era ormai perduta, un tempo in cui l'ingegno era a servizio della crudeltà e la gente si uccideva a vicenda e distruggeva il pianeta in cui viveva.
su questa nuova umanità veglia marie, un enorme automa volante, una dea meccanica che orbita intorno al pianeta e diffonde la sua musica. il suo è un suono che nessuno riesce a percepire ma che comunque riesce a placare gli animi e mantiene la pace.
c'è però un prezzo da pagare per l'utopia: marie assicura la pace ma impedisce alle tecnologie e ai saperi umani di progredire. attraverso marie, dio pone un limite alla capacità creativa dell'umanità.
togliere questo limite significa perdere l'innocenza, l'armonia, la pace e piombare ancora una volta in una realtà di violenza e sopraffazione.
ogni cinquant'anni, però, qualcunə è chiamato a scegliere tra il progresso o la pace. a doverlo fare, questa volta, è kai, l'unico capace di sentire la musica di marie.
ma chi è in realtà kai? un illuminato salvatore dell'umanità? un profeta, un intermediario tra dio, marie e la terra? un visionario? o è lui stesso l'ombra di un sogno infranto ormai da tanto tempo?

la musica di marie inizia come una sorta di slice of life per poi virare bruscamente verso una narrazione che si moltiplica sul piano della speculazione filosofica, delle visioni, del sogno, forse anche dell'allucinazione.
personalmente l'ho trovato meraviglioso, sorprendente nel finale e molto intelligente nei suoi aspetti più teorico-mistico-filosofico.

post pubblicato in origine su instagram.

domenica 11 giugno 2023

la biblioteca sotterranea e altri racconti

c'è una quantità di volumi incredibile, e tutti solo con il nome. una raccolta di biografie? 
ma... che razza di posto è questo? 

ultimamente mi piacciono parecchio le storie brevi che evocano suggestioni ed emozioni prima ancora di raccontare un evento. quelle che, per dirla male, raccontano poco e niente ma lo fanno bene, così bene da trasformare quel niente in qualcosa di sorprendente.
le storie de la biblioteca sotterranea e altri racconti sono così.


quella che mi è piaciuta di più, ad esempio, racconta di una ragazza che vorrebbe tanto andare al mare ma si deve accontentare di mettere nella vasca dei sali da bagno profumati. non è esattamente un inizio particolarmente entusiasmante e avvincente, ne converrete, ma pian piano il mare arriva da lei e stravolge la realtà che la circonda, come se il suo mondo non fosse che una bolla nell'oceano.
così molte (non tutte, certo) di queste tavole traducono in immagini quell'ineffabile meraviglia dell'inverosimile, del fantastico, quella sensazione di straniamento e stupore che è così difficile restituire a parole.
queste storie mi hanno ricordato un po' i fumetti di panpanya, una versione soft, meno assurda di quella del misteriosə autorə ma comunque molto piacevole da leggere se vi piace il genere.

post pubblicato in origine su instagram.