"le streghe non esistono, ma un tempo esistevano [...] un tempo le streghe erano libere come corvi e impavide come volpi, perché la magia ardeva abbagliante e loro erano le padrone della notte. ma poi giunsero la peste e le epurazioni. i draghi vennero uccisi e le streghe date alle fiamme e i padroni della notte divennero uomini con torce e crocifissi. la stregoneria non è del tutto scomparsa, ovviamente. [...] il predicatore dalle nostre parti dice che la caccia alle streghe è stata la volontà di dio. dice che le donne sono peccatrici per natura e che in loro le arti magiche finiscono inevitabilmente per corrompersi e marcire, come con la prima strega, eva, che avvelenò il giardino dell'eden e condannò l'umanità, e come con le figlie delle sue figlie che hanno avvelenato il mondo con la peste. dice che le cacce hanno purificato la terra e ci hanno condotti nell'era delle mitragliatrici e dei battelli a vapore, e che gli indiani e gli africani dovrebbero ringraziarci in ginocchio per averli liberati dalle loro magie barbariche. nonna mags diceva che erano tutte cretinate, e che la cattiveria è come la bellezza: sta nell'occhio di chi guarda. diceva che la vera stregoneria era solo una conversazione con quel cuore che batte, e che richiede tre cose: la volontà di ascoltarla, le parole da rivolgerle e i mezzi per liberarla nel mondo. [...] le streghe non esistono ancora. ma esisteranno."
era necessaria una citazione iniziale così lunga perché questo libro mi ha conquistata completamente già nelle prime pagine e poi, andando avanti con un racconto che di pagine ne riempie quasi seicento, non ha fatto che convincermi sempre di più.
protagoniste della storia sono tre sorelle: juniper, la prima voce narrante della storia, la più giovane delle tre, selvaggia, carica di odio e risentimento. sua madre è morta dandola alla luce e lasciandola in balia di un padre mostruoso, un essere crudele e violento che non ha fatto altro che tormentare, picchiare e rovinare la vita a lei e alle sue sorelle. agnes, la seconda, bellissima e affascinante, e bella, la maggiore, saggia e dedita allo studio (soprattutto della stregoneria e della sua storia), sono riuscite a fuggire da quella casa e da quel padre orribile ma non sono riuscite a portare juniper - all'epoca solo una bambina - con loro. adesso, a distanza di sette anni, tutte e tre si ritrovano nella città (fittizia, così come il 1893 in cui è ambientato il libro è una sorta di anno parallelo a quello della nostra realtà) di new salem, sorta a qualche decina di chilometri dalle rovine di old salem, teatro di violenze e orrori e roghi di streghe.
la stregoneria non è affatto ben vista anche in un momento storico in cui le donne iniziano le loro battaglie per il diritto al voto: sono però lotte da signore, lontane dal mondo crudele delle donne comuni, di quelle che si avvelenano in fabbrica per pochi spiccioli, di quelle che cercano riparo dalle botte dei mariti e provano a far sopravvivere lə loro figlə.
tre sorelle, sette anni di distanza, un incantesimo pronunciato a metà che in qualche modo le unisce e le fa ritrovare ai piedi di una torre apparsa dal nulla, un luogo magico che dà l'avvio a tutta la storia e che spingerà bella, agnes e juniper a recuperare l'antica saggezza, quella stregoneria che non è mai andata perduta, che è rimasta custodita lì dove gli uomini non si sprecano a cercarla: favole e filastrocche, ninnenanne e qualche proverbio, ricami e libri da donne. sparse tra migliaia di altre parole, le conoscenze si sono tramandate di madre in figlia, di nonna in nipote fino a quando per le tre sorelle eastwood si palesa non solo la possibilità ma anche la necessità di recuperare la magia.
la magia è qui intesa come un potere proprio delle donne - per quanto ne esista anche una versione maschile - per proteggere sé stesse e le proprie sorelle da un mondo che le considera insieme nemiche e vittime. rinsaldando gli antichi legami troncati un tempo dalle bugie, dalle violenze e dagli inganni del padre, bella, agnes e juniper creeranno una nuova sorellanza di donne stanche di subire soprusi da ogni angolo della società in cui vivono, ingaggiando una vera e propria "guerra civile" con l'autorità istituita e incarnata dalla perfida figura di gideon hill, aspirante sindaco nonché difensore di una morale bigotta e maschilista.
nonostante la forte tematica femminista della solidarietà, della sorellanza e del reciproco aiuto tra donne, le cose non sono mai nettamente bianche o nere: non tutte le donne sono alleate e non tutti gli uomini sono nemici. se alcune preferiscono tutelarsi tenendosi lontane dalla sorellanza per proteggere sé stesse e i loro figli, almeno due figure maschili si pongono come compagni di lotta, come august lee, praticante di quella magia maschile di cui sopra e da subito innamorato (e leale e solidale) di agnes, o come il signor blackwell, il vecchio bilbiotecario amico di bella.
le streghe in eterno è un romanzo carico di rabbia, quella rabbia che serve a costruire, a riparare torti e sanare ferite, non quella distruttiva e terrorizzata dei cacciatori di streghe. la storia è intervallate da favole e incantesimi che sembrano filastrocche, impreziosendosi e arricchendosi come un diario, come un grimorio, come una storia che riesce a salvare dall'oblio altre storie e altre parole.
mi sono piaciuti moltissimo poi i riferimenti alla triplice figura femminile incarnata dagli archetipi della vecchia, della madre e della fanciulla. alix e. harrow li rilegge dandogli un'interpretazione lontana da quella modellata da e per lo sguardo maschile che di solito queste parole richiama:
"le fanciulle dovrebbero essere creature dolci e tenere che intrecciano corone di margherite e si trasformano in alberi di alloro piuttosto che sopportare la perdita dell'innocenza, ma la fanciulla non è niente di tutto questo. è quella impetuosa, ferina, la strega che vive libera nei boschi selvaggi. è la sirena e la selkie, la vergine e la valchiria; artemide e atena. è la ragazzina con il cappuccetto rosso che non scappa dal lupo, ma cammina al suo fianco, inoltrandosi nel bosco"
e ancora:
"le madri dovrebbero essere creature deboli e piagnucolose, donne che mettono al mondo i figli e scivolano tranquille verso la morte, ma la madre non è niente di tutto questo. è quella coraggiosa, quella crudele, la strega che ha barattato la stanza del parto con il campo di battaglia, la cucina con il coltello. è boudicca la sanguinaria, è era la senza cuore, la madre che è diventata un mostro"
e infine:
"le donne anziane dovrebbero essere confuse e troppo affettuose, nonne distratte che viziano i figli e hanno sempre la zuppa sul fuoco, ma la vecchia non è nulla di tutto ciò. è quella astuta, quella che sa tutto, la strega troppo saggia che conosce le parole di ogni maledizione e gli ingredienti di ogni veleno. è baba jaga e black anna; è la fata malvagia che dispensa maledizioni invece che doni per i battesimi"
sono archetipi di donne forti e combattive che non conoscono la violenza fine a sé stessa, che non la praticano per prepotenza ma per difesa e per riappropriarsi degli spazi perduti, delle integrità sottratte. è questa necessità di guerra che percorre tutto il libro, una guerra sostenuta dall'amore - quello romantico, quello materno, quello per sé stesse - che permea tutto il racconto e lo rende molto più di un semplice romanzo fantasy. le streghe in eterno è un racconto di lotta e di rivalsa, di orgoglio e potere ritrovato, di sete di conoscenza e di giustizia.
ed è uno dei libri più affascinanti che mi è capitato di leggere negli ultimi mesi.
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