“tutta la letteratura è fantastica” (jorge luis borges)
il logo della collana disegnato da bart salvemini |
lo scorso autunno esordiva la nuova collana di eris edizioni i tardigradi – biblioteca del fantastico, una collana di racconti lunghi in piccolo formato (realmente tascabile) che spaziano dal fantasy al weird alla sci-fi e a tutte le possibili declinazioni dell’immaginifico.
dopo i primi tre titoli – “creature dell’assenza” di gloria bernareggi e sephira riva, “un allegro nichilismo cosmico” di alessandro sesto e “corpo” di silvio valpreda – di cui abbiamo parlato qui, è stato annunciato in questi giorni il quarto tardigrado “qualcuno dovrà pensare ai rettili” di walter comoglio. approfittiamo dell’occasione per farci una chiacchierata con le ragazze e i ragazzi di eris per scoprire qualcosa di più di questa nuova collana. buona lettura!
ciao ragazzə e bentornatə su claccalegge! partiamo da una considerazione: i racconti, almeno in italia, non sono esattamente la forma narrativa più amata. o, pare, non lo erano fino a qualche tempo fa: negli ultimi anni, oltre ai tardigradi, sono spuntate sui nostri scaffali diverse collane di racconti lunghi o novellette, come dicono i bookblogger fighi. cosa è cambiato negli ultimi tempi per far rivalutare così tanto la narrazione breve?
► Crediamo che la forma racconto sia una forma amata, non bisogna confondere i gusti di chi legge con le scelte del mercato. In parte è stata lentamente dismessa dall’industria editoriale per puntare su volumi sempre più lunghi e più complessi (e spesso con un certo prezzo) perché è questo che cerca “la clientela” di riferimento di un pezzo di editoria. Ma nella realtà, da un punto di vista storico, molti autori classici hanno scelto questa forma, come Kafka, Bulgakov, Melville, e allo stesso tempo, seppure un po’ odiate, le raccolte di racconti non hanno mai lasciato le librerie.In diverse realtà abbiamo avuto la stessa intuizione nello stesso momento: ridare a questa forma narrativa una sua dignità propria, offrendo a chi legge la possibilità di esplorare tramite la forma breve singoli immaginari (ma gli immaginari comprendono mondi). Contemporaneamente la forma breve può andare incontro a diverse esigenze di disponibilità di tempo, di tasche, di possibilità/capacità di concentrazione. Abbiamo vite complesse, con tempistiche complesse e budget non proprio illimitati. Questo almeno per noi è un elemento che non può essere dimenticato.Ogni realtà, con le sue specifiche, ha voluto dare importanza a questa forma, spesso legandola al macrogenere del fantastico, con diverse declinazioni, e ogni realtà editoriale seguendo la sua identità, in modo lineare ci verrebbe da dire, e siamo davvero felici che Eris non sia sola in questo viaggio, ci sentiamo davvero in ottima compagnia e seguiamo con curiosità le altre collane.Per noi questa collana è anche figlia di un macro ragionamento, che affonda le sue radici in collane storiche e controculturali come i Millelire di Stampa Alternativa. Come primo passo ci ha fatto immaginare e poi creare la collana BookBlock, che è di saggistica breve, ora con i Tardigradi ci affacciamo alla narrativa breve, proseguendo il percorso nel weird e nel fantastico intrapreso con la nostra collana di narrativa Atropo (romanzi e raccolte di racconti), che è illustrata. E ti possiamo spoilerare che presto ci saranno news anche legate al fumetto e alla forma breve. Ci sembra importante che ogni persona possa esplorare, sia come autor* che come lettor*, tutte le diverse forme narrative.
altra considerazione: sembra che ultimamente il fantastico, in ogni sua declinazione, stia vivendo una nuova età dell’oro. la narrativa occidentale eurocentrica si trascina da almeno un paio di secoli il peso del verismo/naturalismo, adesso invece sembra che tutti stiano riscoprendo il fascino delle realtà immaginate, delle atmosfere oniriche, dei mondi alternativi, di tutto ciò che la fantasia riesce a creare: un modo di intendere la narrazione molto meno “nostro”. si potrebbe vedere come una sorta di decolonizzazione (finalmente) della narrativa?
► Ci piacerebbe rispondere di sì, ma non abbiamo tutto questo ottimismo. Crediamo che sia più un discorso di ibridazione, almeno per quanto riguarda l'Italia. Sicuramente c’è anche un’apertura in questo senso, ma da un certo punto di vista il mondo letterario italiano, anche se ci sono autori storici del Novecento di importanza fondamentale che hanno sempre affondato con piacere le mani nel mondo del fantastico, ha sempre un po’ snobbato il fantastico. Se guardiamo i principali premi letterari e i titoli in classifica, sì, sembra che il realismo non se ne sia mai andato. Tra drammi familiari borghesi, saghe di famiglia, romanzi storici o di impegno e di denuncia, magari autobiografici, il fantastico non ha mai avuto abbastanza spazio sugli scaffali principali. Ora sembra che finalmente abbia trovato il suo spazio. Non sappiamo se per un cambio di gusto del pubblico o la contaminazione con altre forme narrative e di intrattenimento come serie tv e videogiochi. Sicuramente c’è stata una storicizzazione del fantastico proveniente da altri paesi e fortunatamente non solo dal mondo anglofono e forse di fianco a certi nomi storici finalmente ci si apre anche al nuovo. Soprattutto si sta capendo che dentro il fantastico (e il fantastico può essere tutto: non solo weird, fantascienza, fantasy, horror) invece c’è tanta realtà, tante riflessioni e spesso anche impegno e critica sociale. È un macro genere che è stato tacciato di disimpegno in quanto “letteratura di evasione” oppure di basso e popolare, una bella visione classista. Ma sappiamo invece benissimo quante tematiche contiene oggi: ambiente ed ecologia, transfemminismo, lotte per i diritti civili, chiaramente percorsi decoloniali, identitari per molti soggetti in situazioni di marginalità, antispecismo, anticlassismo. Tutto questo è sicuramente un ulteriore passo per decolonizzare finalmente la narrativa, ma anche per aprirsi all'impossibile, all’imprevedibile. E aprire la propria mente: anche perché qualsiasi cosa, prima di poterla fare, bisogna riuscire a immaginarla.
a proposito di decolonizzazione: ci saranno autrici e autori stranieri (magari non occidentali) nella collana tardigradi?
► Per ora no, l'idea è proprio di creare una galleria di immaginari che affondano le loro radici nel qui e ora, e quindi vogliamo dare spazio a persone che creano e immaginano storie a partire da questo specifico contesto sociale, territoriale. Inoltre, in un mercato editoriale chiaramente un po’ esterofilo soprattutto nel fantastico, una collana di questo tipo è un’ottima possibilità per far conoscere tante voci diverse. Speriamo che la forma breve aiuti a esplorare il fantastico italiano, non solo quello proposto da noi ma da tutte le realtà editoriali che se ne stanno occupando.
la copertina del quarto tardigrado! |
i primi tre titoli – “creature dell’assenza”, “un allegro nichilismo cosmico” e “corpo” – sono, per tematiche, stili e atmosfere, molto diverse tra loro: come sono stati scelti questi racconti? e cosa ci aspetta tra le prossime uscite?
► È sempre difficile spiegare cosa cerchiamo, ma hai descritto perfettamente il lavoro che vogliamo fare. Il fantastico si può declinare in infiniti modi e ci piacerebbe offrire una carrellata di tutto quello che può essere. Per questo abbiamo scelto di aggiungere al nome della collana, I Tardigradi, la dicitura: Nuova Biblioteca del Fantastico.In un testo cerchiamo una visione autoriale forte, una fusione totale tra l’elemento fantastico e la narrazione, ma anche un senso di ricerca e di scoperta, di stupore, l’inconsueto. Si deve sentire la rielaborazione personale e intima di chi l’ha scritto, il suo sguardo. A volte ci sono racconti che hanno un meccanismo narrativo e uno stile perfetti, ma che dopo che li leggi, ti rendi conto che potrebbero essere stati scritti da mille persone diverse, anche se parlo di racconti che di per sé funzionano. Noi cerchiamo l’opposto, un’elaborazione che ci faccia sentire la presenza, unica, di chi l’ha scritto.Possiamo fare qualche spoiler sulle nostre scelte: abbiamo da poco annunciato come primo autore del 2023 Walter Comoglio. Il secondo titolo sarà di Caro Gervasi (super spoiler!): nel suo racconto l’elemento fantastico è semplice e contenuto e contemporaneamente imprescindibile, ogni volta che lo leggiamo troviamo nuove implicazioni e chiavi di lettura, un’elaborazione particolarissima, una situazione potenzialmente claustrofobica ma anche senza confini, apertissima, che parla di individualità e di collettività allo stesso tempo, l’esempio perfetto di quello che stiamo cercando.L’ultimissima anticipazione riguarda il terzo Tardigrado dell’anno, che dovremmo presentare in anteprima durante il Salone del libro di Torino. È scritto da una persona che collabora con un’altra delle case editrici che in questo momento si stanno occupando davvero bene di fantastico. Per noi questa cosa è emblematica di come un certo tipo di editoria indipendente vive di collaborazioni e di sinergie, non di rivalità. È una cosa davvero bella e importante che in qualche modo testimonia una volontà comune di portare avanti le cose fianco a fianco, ogni realtà nel suo modo peculiare, ma creando davvero una mappa di esplorazione comune che si arricchisce del lavoro di ogni soggettività.
è interessante anche la grafica di questa collana: la copertina bianca che lascia intravedere l’illustrazione di copertina (che in realtà è un’illustrazione di quarta di copertina) e anche tra le illustratrici e gli illustratori – elena mistrello, stefano zattera e tommygun – c’è molta eterogeneità. come vengono scelti le artiste e gli artisti con cui lavorate e perché avete scelto di mettere l’illustrazione solo sul retro del libro?
► Complicato. Abbiamo lavorato tantissimo alla scelta della grafica e alla fine, anche se poi chi lo prende in mano non ci fa caso, per noi c’è tutto un discorso concettuale.Il fronte della copertina è bianco, con le solite scritte: nome dell* autor* e titolo. Ma le scritte sono “bucate”, per cui dentro si vede l’illustrazione che invece è appunto presente grande nel retro della copertina, dove è accompagnata da una sinossi brevissima. L’occhio vede la scritta e allo stesso tempo cerca di leggere sia la scritta che l’illustrazione che c’è dentro, e quindi andare oltre, guardare al di là, che poi è quello che fa il fantastico.Inoltre le illustrazioni di solito sono sul fronte della copertina, non nel retro, ed è un altro modo per cambiare il punto di vista, stravolgere l’ordinario e aprirsi all’inconsueto. Scegliendo questa veste grafica abbiamo anche superato il discorso gerarchico tra immagine e parola che spesso, non sempre, vuole che nelle copertine l’illustrazione sia di servizio al testo e non viceversa. Chi prende in mano il libro e lo gira per leggere la “solita” quarta, si ritrova davanti un’immagine, che non ci dovrebbe essere, o almeno non in quel modo. E allo stesso tempo un’immagine può comunicare tantissime informazioni, colpire in modo diverso la nostra immaginazione. E forse ci può far entrare molto più facilmente nel mood del racconto. Poi chiaro, abbiamo voluto mantenere una sinossi, ma davvero al minimo, perché molto di quello che normalmente c’è in una sinossi, non scritto, c’è già proprio nell’illustrazione.E scegliere chi farà l’illustrazione è un gioco magico incredibile che anche noi non ci spieghiamo: intuizione, conoscenza delle poetiche, dei segni, il giusto miscuglio tra riflessione, caso e voglia di giocare a incrociare universi creativi diversi.
il formato rimanda inevitabilmente alla collana bookblock, vostro grande successo che somiglia tantissimo nel formato ai tardigradi benché i contenuti – i bookblock, per chi avesse passato gli ultimi anni sulla luna, sono una collana di saggi pop su un’infinità di argomenti – siano così diversi. i risultati ottenuti con questa collana di mini-saggi hanno influito sulla decisione di dar vita ai tardigradi?
► In realtà sì e no. Il breve ce lo abbiamo sempre avuto dentro, prima ancora che come casa editrice proprio come persone che leggono.Entrambe le collane nascono dalle stesse riflessioni. Ma contemporaneamente aver fatto i BookBlock e da poco i BookBlock+ (ovvero sempre saggi brevi ma un po’ più lunghi dei BB classici) ci ha aiutato a immaginare come potesse essere questa collana. Alla fine c’è sempre voglia di variare, per chi scrive, per chi legge e anche per chi ci lavora. È bello lavorare all’editing di un romanzo per due anni, come è successo con il romanzo Palude di Uduvicio Atanagi che è di 500 pagine, ma allo stesso tempo è bello e stimolante lavorare sul breve, trovargli un corpo cartaceo, dargli spazio, farlo girare. Con il breve anche noi esploriamo un sacco di voci e narrazioni diverse. Ci sono cose che hanno bisogno di 60 pagine e altre di 500, per noi è importante che ci siano tutte e due (e tutte le possibilità in mezzo).
grazie mille per la vostra compagnia! mille imboccallupo come sempre per tutti i vostri progetti, qui si aspettano con trepidazione le prossime uscite tardigrade!
► Ciao e a presto!
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