quando vivevo sul continente, in giardino avevo perfino un oceano.era un oceano magnifico, con tutto ciò che un oceano deve avere. eppure molte persone si mostravano perplesse quando dicevo di avere un oceano in giardino.
case e giardini sono spazi che consideriamo sicuri.
spazi domestici, anzi addomesticati, che modelliamo a nostro piacimento, sulla base delle nostre necessità e del nostro gusto personale. spazi che dominiamo e che ci fanno sentire protettə da qualsiasi assurdità possa trovarsi al di fuori del loro perimetro.
case e giardini sono così, tranne che se a crearli è la penna di pietro verzina.
avevamo già parlato (qui!) di ammodino, nuova casa editrice che si promette di proporre testi sopra le righe ma a modino - appunto - nella forma. oggi vi scrivo due parole (in realtà molte di più, ci tengo a questo punto a sottolineare anche la mia coerenza con il titolo di questo blog) sul perché giardini cannibali è l'esordio perfetto per mantenere queste promesse.
giardini cannibali è una raccolta di cinque racconti - e nessuno di questi si intitola giardini cannibali - campioni di stravolgimento delle certezze, qualora esistesse una disciplina simile.
quello che li accomuna è un concetto semplice, declinabile in mille forme diverse: gli spazi che crediamo sicuri, conosciuti, addomesticati, sempre uguali a loro stessi, non sono niente di tutto questo.
il mondo che abitiamo non è una quinta teatrale che si accontenta di essere così come le mani di uno scenografo l'hanno creata, anzi, ha regole tutte sue che non per forza possiamo comprendere e che a volte, più che contemplare la nostra presenza in quanto attorə protagonistə, ci tollera a malapena come un errore di quella logica che non ci appartiene.
se ai protagonisti di queste storie viene abbastanza facile adeguarsi in qualche moda questi spazi irreali e grotteschi, a noi lettorə non resta che accettare il patto che ci propone verzina, sospendere la nostra incredulità e lasciarci accompagnare all'interno di case, giardini, serre, paesi e persino oceani, regolati da geometrie impossibili che distorcono la nostra idea di spazio-tempo.
la scrittura di pietro verzina svela l'irrealtà di questi mondi accettandola completamente, non si lascia sorprendere dalle stranezze che incontra, lascia a noi il compito di rimanere sconvolti solo all'inizio per poi aiutarci a fare nostre le regole inquietanti dei luoghi che descrive e dei personaggi che in questi luoghi si muovono. è questo modo di raccontare le storie che rende queste invenzioni fantastiche e grottesche così affascinanti e che fa di giardini cannibali un piccolo compendio di geografie assurde, quotidianità stravolte e spazi inaddomesticabili.
così, abbiamo giardini in cui ogni notte si aprono fiori impossibili, appartamenti occupati da inquilini molesti, serre in cui la crudeltà del concetto di allevamento si ribalta a svantaggio degli esseri umani, oceani che annullano l'idea stessa di confine e case che custodiscono la fine del mondo.
se ammodino inizia la sua storia editoriale così, non possiamo che aspettarci grandissime sorprese!
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