“trovandosi per qualche giorno a zurigo, era rimasto affascinato dagli immensi palazzoni di periferia: s’era messo a contarne i piani, le finestre, a calcolare gli appartamenti, le famiglie, le persone, e quando raggiungeva un numero che gli sembrava il più realistico possibile, lo moltiplicava per tutti i palazzi che vedeva, e il totale era così alto che lo spaventava il pensiero di quanti uomini e donne fossero concentrati in uno spazio così limitato, quanti destini, quanti incontri possibili… pensò che la nostra breve esistenza ci esclude dalla possibilità di migliaia di altre vite, penso che se avesse potuto si sarebbe infilato in ognuno di quegli appartamenti e avrebbe vissuto la vita di ciascuno”.
e il postino che pensava questi pensieri in qualche modo vive davvero le vite degli altri. è il 1969, l’uomo sta per mettere piede per la prima volta sulla luna e in un piccolo paesino del sud italia, girifalco, in calabria, tutto sembra calmo e piatto come il mare quando c’è bonaccia.
sotto la superficie delle apparenze però, anche i più tranquilli, semplici paesani nascondono un universo di storie vissute più o meno alla luce del sole, storie che il postino conosce perché da qualche anno ormai ha preso il vizio di aprire la corrispondenza dei suoi compaesani e spiare non visto la loro esistenza. e così c’è chi piange il figlio lontano, partito per cercare un futuro migliore altrove, chi vive amori clandestini, chi trama alle spalle dell’intero paese per il proprio tornaconto personale. e lui, il postino, a volte gioca a rimettere a posto le traiettorie di certi eventi, che spesso il caso è troppo crudele e ci sono anime buone che non meritano di soffrire per i suoi capricci.
quieto e solitario, dotato dello strano – ma utile – talento di saper imitare le grafie degli altri, senza più una famiglia, con il ricordo di un unico amore ormai perduto e nessun desiderio di stravolgere la sua vita, il postino riempie il tempo di storie: quelle degli altri abitanti del paese, quelle che i sogni gli raccontano mentre dorme e che a volte si riflettono negli eventi del giorno dopo e quelle che il caso gli apparecchia davanti agli occhi in forma di coincidenze, che, come sostiene lui, spiegano il mondo e danno un senso alla vita, che altrimenti che senso avrebbe continuare a vivere?
una svolta però, anche se non ricercata, arriva lo stesso per il postino di girifalco: tra le lettere che ogni giorno si ritrova a dover consegnare (e leggere e ricopiare) in paese, ne appare una diversa dalle altre.
una lettera anonima, chiusa da un sigillo in ceralacca che riporta semplicemente la lettera “s”. il postino, che per le buone storie ha sempre avuto fiuto da quando, ragazzino, si era innamorato della mitologia greca e aveva imparato a guardare bestie e animali con occhi nuovi, cercando di cogliere indizi di una vita precedente da esseri umani, inizia da qui una specie di indagine per risalire al mittente sconosciuto, scavando nel passato di girifalco e scoprendo una vecchia storia d’amore infelice e di ingiustizie e, trascinato da questa, a ritrovare le sue radici, un passato che non gli è mai appartenuto e per il quale si scopre a provare una profonda malinconia.
breve trattato sulle coincidenze è stato il primo libro del 2023 e sicuramente rientrerà a fine dicembre prossimo tra i miei preferiti dell’anno.
non conoscevo domenico dara, questo romanzo è arrivato come una sorpresa e sorpresa ha continuato ad essere per tutto il tempo in cui mi ha fatto compagnia. una storia sulle storie, storie che si nascondono ovunque, persino lì dove nulla sembra meritare attenzione, storie che plasmano esistenze ed esistenze che sembrano essere romanzi.
post pubblicato in origine su instagram.
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