nonostante noi, essendo donne, non brandiamo ferro affilato o lucenti lame, i nostri modi sono altrettanto efficaci, sebbene molto più sottili...
islanda, seconda metà del X secolo. un uomo torna a casa dopo sette anni di esilio. il suo nome è hallstein thordsson, la colpa che ha espiato è la morte del suo amico d'infanzia hrafn ragnarsson. in questi sette anni però la sua spada e le sue mani si sono macchiate del sangue di molti altri uomini: ha combattuto in guerre che non erano le sue, ha ucciso nemici che non conosceva, ha trovato compagni che ha imparato a conoscere.
nel passato di hallstein c'è tutto quello che il nostro immaginario associa alla parola vichingo. ma nel suo presente c'è molto di più: c'è il desiderio di tornare a casa, di stare con la sua famiglia, di vivere una vita pacifica nella terra dei suoi avi. una vita pacifica e anonima, una vita di nulla.
ma le norne, le vecchie che filano il destino di dei e mortali, hanno altro in serbo per lui.
durante gli anni dell'esilio, suo padre thord è morto e solveig - seconda moglie di thord e madre del piccolo ottar - ha mandato avanti la casa da sola, badando a sé stessa e al figlio e tenendo a bada le pretese di einar ragnarsson, uno dei fratelli di hrafn, che vuole sposarla per mettere legittimamente le mani sui terreni che thord ha lasciato in eredità alla donna e, soprattutto, per privarne definitivamente hallstein, in una sorta di vendetta per il fratello.
una famiglia a metà, intrighi meschini e nessun perdono per quanto successo sette anni prima: ecco cosa dona l'irlanda ad hallstein al suo ritorno.
ma se einar vuole semplicemente sottrargli la terra di suo padre - ed è pronto a ogni bassezza per ottenere quello che vuole, vigdis ragnarsson ha altri piani per hallstein. la sua sarà una vendetta che non si cura degli affari degli uomini e che non ha bisogno di loro per compiersi, una vendetta per un delitto che nessun maschio ha mai ritenuto tale.
l'esiliato, ci tiene a sottolineare erik kriek, non è una storia vera.
ma è una storia che si ispira a una tradizione letteraria ricchissima, nata in una delle terre più inospitali d'europa e sopravvissuta per secoli, a cui kriek si è appassionato fin da ragazzo. attingendo a storie e leggende - oltre ai titoli suggeriti dall'autore stesso a fine volume vi consiglio anche la saga di vigdis di sigrid undset, pubblicato qualche anno fa da utopia editore, di cui ho scritto qualcosa qui - kriek mette in scena un dramma dai toni epici, ambientato in una terra feroce, resa splendidamente con un uso del colore quasi cinematografico, un blu-bianco-nero che da forma a mare-cielo-rocce e che tinge degli stessi colori anche gli uomini e le loro vite, a cui si aggiunge il rosso sanguigno dei ricordi e dei fantasmi di hallstein, il colore dei suoi peccati e dei suoi rimorsi che infiamma e confonde la realtà.
(e due righe voglio spenderle anche per dirvi che eris ha confezionato un libro con i fiocchi, pagine grandi che rendono giustizia alla bellezza delle tavole e una sovracoperta-poster che viene voglia di comprare un doppione per poterlo appendere da qualche parte)
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