"questo libro tratta delle donne e degli uomini che si sono trovati in prima linea nella più grande battaglia morale dei nostri tempi: la lotta per dimostrare che, nonostante le differenze di colore della pelle, di genere, di abilità e di tradizioni, l'umanità è una sola. racconta la storia di uno sparuto gruppetto di globalisti in un'epoca di nazionalismi e divisioni sociali, e l'origine di uno sguardo sul mondo che oggi definiamo moderno e aperto. è la preistoria dei terremoti sociali degli ultimi cento anni, dal suffragio femminile e il movimento per i diritti civili fino alla rivoluzione sessuale e all'eguaglianza tra marito e moglie, ma anche delle forze che spingono nella direzione opposta, verso lo sciovinismo e l'intolleranza. ma questo non è un libro di politica, etica o teologia. non è una lezione sulla tolleranza. è una storia di scienza e di scienziati"
il primo corso che ho seguito alla magistrale di antropologia è stato quello di storia della disciplina. la professoressa aveva deciso di focalizzare la nostra attenzione su alcuni nomi che i grossi manuali spesso non riportano o accennano appena. erano ovviamente tutti nomi di donne, le grandi assenti della storia della scienza che pure ci sono state e hanno contribuito al nostro progresso in ogni campo scientifico e non. queste donne erano tutte riconducibili a una particolare "scuola", o meglio una sorta di circolo: erano tutte allieve di franz boas, l'antropologo statunitense di origini tedesche (e ebree) che ha letteralmente rivoluzionato la disciplina che, nel XIX secolo, era ancora a caccia di prove per dimostrare che noi - i bianchi dell'europa occidentale e del nord america - siamo meglio di loro - tutto il resto del mondo. usando gli stessi metodi dei suoi colleghi, boas ha dimostrato che a) le razze non esistono e b) le caratteristiche fisiche non hanno alcuna connessione con quelle comportamentali o intellettive. sembra una cosa banalissima ma ai suoi tempi era praticamente impensabile.
boas fu anche uno dei primi ad avere allieve donne. ancora oggi le donne che viaggiano sole, che studiano, lavorano e fanno carriera non sono viste di buon occhio (e no, non solo in qualche strana dittatura di stampo militarista/teocratico), figuratevi a cavallo a '800 e '900. eppure lui fu l'insegnante delle prime studentesse di antropologia, supportò le loro ricerche e i loro viaggi, scrisse le prefazioni ai loro libri, fu maestro ma anche amico e padre, tanto da guadagnarsi il nome di papa franz, e poco gli importava se non erano tutte bianche e di buona famiglia. ruth benedict e margaret mead sono le più note ma accanto a loro c'erano ella cara deloria, zora neale hurston, gladys reichard e ruth bunzel, tutte donne che hanno svolto lavori di ricerca straordinari stravolgendo ogni concezione razzista e sessista di inizio novecento. hanno affrontato un sistema accademico che non le riconosceva come professioniste, una società che le voleva inferiori perché nere o native americane o che considerava abominevoli le loro condotte sessuali, uomini che non accettavano i loro comportamenti, scienziati che le accusavano di essere delle pericolose sovversive. eppure non erano semplicemente dei bastian contrario, erano tutte scienziate: come boas, avevano semplicemente capito che la scienza era uno strumento e come ogni strumento poteva essere usata bene o male. gli stessi dati che portarono boas a rifiutare il concetto di razza, ad esempio, erano quelli che gli eugenetisti utilizzavano per sostenere la tesi della necessità di far estinguere le razze inferiori.
se anche non siete appassionati di antropologia, la riscoperta dell'umanità di charles king è un saggio scritto in modo così piacevole da risultare comprensibilissimo e godibile da chiunque e soprattutto ha il merito di parlare di personaggi fondamentali dimenticati dalla stragrande maggioranza dei manuali (in particolare in quelli italiani e tradotti in italiano).
post pubblicato in origine su instagram.
Nessun commento:
Posta un commento