"devono temere questa terra così tanto da non metterci più piede. il treno arriverà. l'unico modo per farli andare via è tormentarli con le nostre superstizioni. provocheremo il terremoto. la terra inghiottirà la loro cattiveria"
in una città senza nome, una donna senza nome combatte per non perdere se stessa, le sue radici, la memoria, la lingua, la cultura della sua gente. l'ultimo spazio che è rimasto è quello della morte: il treno da cui i morti salutano i vivi, la pelle che solo dopo la morte mostra il suo vero colore, i fantasmi e le superstizioni che sono sempre esistite e che ad ogni costo non possono essere perdute, perché collegano i vivi ai morti e, tramite loro, alla loro essenza, alla loro identità, alla loro storia.
silenziosa sfiorisce la pelle è un racconto strano, poetico, surreale, una gigantesca metafora sul razzismo e sul colonialismo, soprattutto sul neocolonialismo che ha deposto le armi, non è più apertamente violento, ma continua a ingurgitare diversità e rivomitare omologazione, fino al punto di cancellare ogni cosa che non sia uguale a sé. contro questo mostro e contro il suo potere distruttivo, una donna combatte con ogni mezzo per proteggere la sua ragazza, la sua famiglia, la sua casa, i suoi morti, tutto quello che è il suo passato, il suo presente e quello che spera sarà nel suo futuro. tlotlo tsamaase ha scritto qualcosa che più che una novella sembra un poema in prosa, un racconto epico dai toni surreali che mette insieme il realismo magico delle sue memorie e il desiderio - urgente e feroce - di riappropriarsi della propria identità, dentro e fuori dalle pagine.
mi trovo ancora una volta a dire come la narrativa fantastica/speculativa riesca con una forza straordinaria a raccontare la realtà e - se consideriamo quanto poco spazio la letteratura non occidentale abbia nel panorama internazionale - anche un po' a cambiarla.
post pubblicato in origine su instagram.
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