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lunedì 21 marzo 2022

ragni di marte

«sì, è reale, qui e ora. ma che cos'è la realtà? per il tuo cervello è reale un sogno in cui mangi un gelato quanto il ricordo di un gelato che hai mangiato o quello che prenderesti se adesso uscissimo a farci un giro. non fa differenza tra ricordi, sogni e realtà fisica. è lui che decide e distingue a seconda di quello che vivi in ogni momento. come e perché lo fa? non possiamo sapere quale metro di giudizio utilizzi la materia grigia per distinguere certi stimoli da altri, al suo interno tutto è reale»


il giorno dell’anniversario della morte di suo figlio joan, hanne si sente male. ha una crisi epilettica, sviene, batte la testa. è suo marito arnau a trovarla distesa sul pavimento del bagno. subito hanne viene sottoposta a tutti i controlli di routine. un bel livido sulla fronte e delle macchie nel cervello che però non significano nulla, non sono compatibili con i segni che lascerebbe un tumore, né sono altrimenti riconoscibili.
nostra signora scienza dice che hanne non ha niente, gli esami sono tutti negativi.
ma i suoi ricordi cominciano a confondersi, sa di essere la moglie di un uomo di nome arnau ma non riconosce il suo volto, gli eventi passati si mischiano ai sogni, agli incubi, le sue paure assumono i contorni indefiniti dei mostri sotto il letto di cui joan aveva paura.

il volto di suo marito arnau è quello di uno sconosciuto. è quello di un attore. è quello di suo padre. sua madre è pazza. nel pavimento c’è un buco enorme, assurdo. lei non è pazza. sul fondo del mare c’è un buco enorme, assurdo.
capiamo presto che a ogni capitolo la realtà cambia, uno scarto che sembra quasi infinitesimale da principio ma che presto travolge ogni aspetto della realtà, deformandola e distruggendone la struttura che siamo abituati a considerare come l'unica possibile.
è hanne ad aver perso l'uso della ragione o sono tutti gli altri - compresi noi lettori - a non riuscire ad accettare i limiti della nostra percezione e della nostra razionalità?

una delle illustrazioni di sonny partipilo dell'edizione italiana

guillem lópez è tornato con quello che forse è il suo romanzo più disturbante, una storia che sembra una canzone che nessuna antenna radio riesce a trasmettere senza interferenze.
nella mente e nella vita di hanne presente, passato e futuro, sogni, paure e ricordi si mescolano in continuazione e a ogni capitolo qualche elemento della storia cambia la sua posizione, finisce nel posto sbagliato, trascina nell’errore tutto il resto, fino al punto che diventa impossibile eleggere una delle tante versioni a unica realtà.
la più indomabile delle paure è quella di non potersi fidare della propria mente, lópez lo sa bene e gioca con la mente del lettore fin dalle prime pagine, disseminando la sua immaginazione di eventi incoerenti che da piccoli, insignificanti dettagli, diventano via via sempre più importanti, fondamentali, fino a trasformarsi in mostruosi, abominevoli distruttori di ogni logica e divoratori di leggi fisiche.

ragni di marte è un romanzo disorientante, che costringe a riflettere sulla fiducia che riponiamo al nostro cervello che in fondo non è affatto una macchina perfetta, anzi. basta poco, pochissimo, per mettere a soqquadro ogni certezza e ci si ritrova in una struttura spazio-temporale escheriana, priva di punti di riferimento e di una forza di gravità che spinga in una sola direzione, una realtà che sembra continuamente sconvolta da glitch, che torna e ritorna sugli stessi elementi mischiandoli tra loro, una sorta di versione sadica e spaventosa di cadavre exquis, una partita a cui non possiamo sottrarci perché non c'è nessun altro luogo e nessun altro tempo se non quello in cui siamo intrappolati insieme ad hanne e agli altri inconsapevoli personaggi.

come per gli altri romanzi di lópez (challenger e ventuno) la traduzione è affidata a francesca bianchi. la sua firma ormai per me è diventata sinonimo di weird (è anche la traduttrice de la porta del cielo di ana llurba, altro romanzo che vi consiglio se vi piacciono quelli di guillem lópez) e di libri-che-mi-piaceranno-da-impazzire-lo-so-già, e anche questa volta - nonostante la complessità del romanzo - le parole scivolano via senza intoppi e senza risentire del passaggio da una lingua a un'altra.

adesso che siamo arrivati al terzo romanzo (tre su tre flash pazzeschi) posso dire con certezza che lópez è uno di quegli autori di cui si può acquistare a scatola chiusa qualsiasi cosa, probabilmente anche la lista della spesa, aspettandosi grandi sorprese.

ps. forse ero l'unica al mondo a non saperlo, ma i ragni di marte esistono davvero.

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