camminare fa bene ai pensieri, li accorda, li raccoglie nel cuore. allora è come se respirassero: diventano pensieri-passo, pensieri-terra, pensieri-albero, pensieri-cielo. [...] salgo al bosco. in un pomeriggio estivo mi accompagna freak, il vecchio cane; zoppica, ma non cede e, a volte, io credo, bisognerebbe provare la semplice fedeltà degli animali che vogliono solo quel poco d'attenzione per essere felici. [...] mentre camminiamo gli racconto una storia nella lingua di coloro che si amano. lui annusa, scorge tutto quello che dico, perché i suoi sensi sono ancora superiori ai miei.
dietro il velo dell'ordinato, categorizzato mondo dell'ogni-cosa-a-suo-posto, la fiaba taglia vincoli e fa cadere ogni barriera e la penna di francesca matteoni si intinge in quel calamaio di misteri, racconti popolari, sogni e archetipi per mettere nero su bianco le storie contenute in questa raccolta.
io sarò il rovo è un libro difficile da rendere in poche parole, pagina dopo pagina trova nuove soluzioni all'idea di fiaba e di poesia, gioca sul confine tra immaginazione e ricordo, tra un passato lontanissimo nel tempo e un presente appena visibile con la coda dell'occhio.
boschi e torrenti camminano verso i confini del mondo, volpi danzano sotto le stelle, bambine riemergono dai ricordi, amore e violenza intrecciano le stesse anime in cento vite differenti di uomini e donne, di fratelli e sorelle, di animali e di vegetali.
paesaggi e passi riportano alla mente favole dell'infanzia, altri raccontano il bosco e i cieli e il fondo del mare, il mondo tutto come un immenso essere vivente in cui ogni vita è collegata e in cui ogni racconto, ogni storia è, attraverso le parole - scelte con cura, eleganti, dense di significato - quella magia che scorre e alimenta tutto come un intricato sistema di arterie e vene.
se le fiabe sono state il modo per rendere innocua una saggezza antica, per tramandare i suoi messaggi sotto una scorza apparentemente innocua, una roba per bambini, in io sarò il rovo la scorza rivela un contenuto affascinante e misterioso, dolce e terrificante.
è bello il silenzio che non tace mai, si svuota di lingue umane. è bello essere appena separati dal paesaggio, attraverso il telo sottile che si modella sotto la pressione dei miei arti. mi addormento.nel sogno esco dallo spazio erboso. annuso, raspo, premo la faccia nelle piante, ho fame. mi guardo le mani che si ispessiscono e terminano in zoccoli [...] grugnisco, poi sbuffo. sono io il cinghiale, ora. a chi appartengono i pensieri?
non c'è spazio per alcun finale morale e costruttivo, nessuna concessione alle convenzioni, l'insegnamento è più che altro una presa di coscienza lenta e silenziosa, la scoperta di quell'unione senza soluzione di continuità tra realtà e immaginazione, poesia e quotidianità, tra ogni essere vivente senza distinzione di specie. ed è per questo forse che la lingua si arricchisce non solo nella forma ma anche nella profondità dei messaggi e dei significati, come se ogni parola fosse più di se stessa, più del suo significato, come se ogni elemento della storia fosse ciò che è e anche simbolo di qualcosa di più, per poter dire quello che è impossibile dire, articolare in un suono o imprigionare in glifi sulla carta.
leggere questo libro va oltre il piacere di abbandonarsi ai racconti o di lasciarsi cullare dal ritmo delle parole, arriva a sfiorare la sensazione di restare sospesi su un confine che sono in realtà molti e da lì cogliere il fluire di quel mondo magico che abita a un passo da ciò che riusciamo a percepire.
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