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mercoledì 29 settembre 2021

24/7

 no guarda andatevene affanculo. anzi. come si dice. "arrivederci e grazie"


se il secondo libro è davvero il banco di prova di un autore, per nova mi sa che preferisco aspettare il terzo. stelle o sparo mi era piaciuto moltissimo, 24/7 mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca perché mi aspettavo una bomba e invece... è stato più che altro un petardo.


un campo di pomodori, tre vecchi sfaticati e un ragazzino appassionato di rap costretto ai lavori socialmente utili, scena di ordinaria tristezza e incompatibilità generazionale sconvolta da un camion di rifiuti tossici che si ribalta sul raccolto.
cambio.
dante ha appena iniziato il suo nuovo lavoro come commesso di uno dei tanti squallidi discount di una qualsiasi città, famoso però per la qualità delle sue verdure: roba sana, gustosa e a chilometro zero - viva l'ambientalismo! - peccato che proprio il suo primo giorno di lavoro i pomodori - conditi da dio solo sa che roba - siano tra la merce fresca. e peccato che proprio il suo primo giorno per un qualche motivo le uscite del supermercato si chiudano tutte proprio mentre i clienti si trasformano in mostri ributtanti sotto l'influsso dei liquami non identificati, dando il via a una sequela di scene splatter e grottesche, tra vecchie rompicoglioni e mamme pancine, mentre dante si spara un paio di flash deprimenti sulla sua ex.


ora, è sicuramente interessante la critica sociale al disagio dei giovani, il lavoro che non c'è e quando c'è è una merda, il fatto che i supermercati ci fanno cordialmente schifo tanto quanto ci faccia schifo questa storia del puoi (anzi, devi) spendere ventiquattro ore su ventiquattro sette giorni alla settimana, e il momento di odio omicida verso la nonnina rompipalle in coda l'abbiamo sperimentato tutti. ok, mi piace tutto, tutto fantastico, interessante e azzeccato. ma se dobbiamo puntare tutto su questa metafora allora mi sembra che sia un po'... floscia? nel senso: cosa aggiunge a quello che sappiamo, viviamo e sperimentiamo ogni giorno? quale nuova chiave di lettura dà al nostro quotidiano?


se invece vogliamo prenderlo come una bella storia splatter piena di robe disgustose, una sorta di messa in scena dei pensieri che il 90% di noi ha fatto almeno una volta nella vita mentre spreca la sua esistenza in coda per pagare i surgelati (sulle note de i sogni son desideri), allora va molto meglio ma.
ma.
ragazzi, io lo so che sto per dire una cosa brutta, ma la devo dire.
non ne posso più di 'sti disegni lisergici - surreali - stile originalissimo - dinamici - espressivi - palette acide e coraggiose eccetera. non ne posso più di 'ste vignette che per capire che diamine sto guardando, se è una mano o un asparago brutto ci devo perdere tre minuti interi.
e io la parte splatter non me la sono goduta perché tempo di decifrare cosa stavo guardando era già passato l'effetto shock dell'acquirente mutante.
sarà che sono vecchia ormai, che non capisco più l'arte né il fumetto, che ne so. però davvero, basta. non è che serva essere dei preraffaelliti, per carità, però se non capisco cosa succede mi perdo il piacere della lettura. e dire che i disegni di stelle o sparo mi erano piaciuti moltissimo.

ecco, questo è il problema - mio, personalissimo: non c'ho trovato nulla di troppo profondo e nemmeno nulla di troppo divertente, è stato solo confuso e difficile da seguire e non mi ha lasciato nulla in più di quello che potevo pensare prima.
il che mi spiace tantissimo perché nova mi aveva conquistata con il suo primo libro.

aspetto il terzo sperando di cambiare idea di nuovo.

lunedì 27 settembre 2021

stargazing

è per questo che sono così diversa dagli altri. in realtà sono un essere celeste, come quelli nei miei quaderni. presto penso che verranno a prendermi, così sarò di nuovo con la mia gente. così andrà tutto bene.

dopo il principe e la sarta, bao publishing porta in italia un'altra opera di jen wang che parla di amicizia, di crescita e di sogni da realizzare. stargazing è una storia più semplice e intima - ispirata all'infanzia dell'autrice - in cui però è facile ritrovare lo stile e le atmosfere che ci avevano fatto amare così tanto la storia di frances e sebastian.


questa volta le protagoniste sono due bambine, entrambe di origine taiwanese e figlie di emigrati negli stati uniti, christine hong e moon li.
christine è una ragazzina un po' introversa, divisa tra scuola e lezioni di violino, brava e diligente in quello che fa senza mai però riuscire a emergere troppo. la sua vita tranquilla e un po' monotona viene stravolta il giorno in cui i suoi genitori decidono di affittare la casetta sul retro - dove prima viveva il nonno di christine - alla mamma di moon, che si trova in un momento di difficoltà economiche.
christine ha già incrociato moon e il carattere espansivo e vivace della nuova arrivata ha già dato modo a parecchi di spettegolare su di lei: c'è chi dice che sia violenta e che questo sia il motivo per cui ha dovuto cambiare scuola, chi insiste sul fatto che la sua famiglia sia povera, chi, più in generale, la considera una stramba. e in realtà anche christine, quando scopre che moon andrà ad abitare proprio dietro casa sua, non è troppo entusiasta, ma le cose cambieranno molto più rapidamente di quanto ci si sarebbe aspettati.


nonostante i timori iniziali, christine si lascia coinvolgere subito dall'espansività di moon, scoprendo di avere gli stessi gusti in fatto di musica, facendosi trascinare in coreografie e balletti che non avrebbe mai azzardato da sola e perdendosi nelle fantasie della nuova amica, nei disegni di figure magiche in volo che lei raccoglie nei suoi quaderni.
moon riesce facilmente a inserirsi nel gruppo di christine, quasi interamente composto di bambini di origine asiatica, e a sfatare tutti i miti che aleggiano su di lei. è aperta e sincera e ci vuole poco a capire che non è affatto la bambina violenta e strana di cui avevano sentito parlare prima di conoscerla.

così passano i giorni, il legame tra christine e moon si fa sempre più stretto e christine scopre una se stessa che non avrebbe neppure immaginato, una versione di sé più libera dagli schemi e dalle convenzioni, capace di divertirsi e persino di permettersi qualche piccola, innocente trasgressione.
eppure pian piano, christine inizia a sentirsi divisa in due: da una parte c'è l'affetto e l'ammirazione per moon, dall'altro sente che il suo cambiamento - che si riflette in qualche voto non brillante a scuola e in qualche occhiataccia di troppo da parte di suo padre - non la soddisfa totalmente, allontanandola troppo dall'immagine che aveva costruito di se stessa, una se stessa molto più diligente, lontana dalle fantasticherie e dai sogni ad occhi aperti di moon.
se christine inizia in qualche modo ad allontanarsi e a cercare di risolvere questo suo piccolo dramma interiore, moon invece sembra non accorgersi di quello che sta succedendo alla sua amica fino a suscitare in lei persino gelosia, dandole l'impressione che quel rapporto a due non sia in fondo così importante come christine pensava.
e il giorno in cui christine, arrabbiata, triste e impaurita, tradisce la fiducia di moon per paura di essere tradita e ferita a sua volta, si scatena qualcosa di totalmente inaspettato e molto più grande di quanto due bambine avrebbero mai potuto immaginare.


stargazing è la storia di due ragazzine che si rivolge principalmente a un pubblico molto giovane ma non per questo pecca di superficialità, anzi, se la leggerezza è non avere macigni sul cuore, si può tranquillamente dire che jen wang riesce a raccontare con leggerezza e senza alcuna retorica una storia difficile, tanto più quanto è davvero ispirata a un episodio fondamentale della sua infanzia.
christine e moon, nonostante le incertezze, le paure, la difficoltà di mettere a fuoco i propri sentimenti e di cominciare, pian piano, a crescere, accettando di poter sbagliare, di poter ferire qualcuno a cui si vuole bene e di poter essere feriti da chi si vuole bene, riescono a superare insieme il più difficile dei momenti, a dare un senso alle loro paure e ai cambiamenti, perdendosi forse per un attimo ma ritrovandosi poi più legate e forti di prima.

martedì 21 settembre 2021

io sarò il rovo

camminare fa bene ai pensieri, li accorda, li raccoglie nel cuore. allora è come se respirassero: diventano pensieri-passo, pensieri-terra, pensieri-albero, pensieri-cielo. [...] salgo al bosco. in un pomeriggio estivo mi accompagna freak, il vecchio cane; zoppica, ma non cede e, a volte, io credo, bisognerebbe provare la semplice fedeltà degli animali che vogliono solo quel poco d'attenzione per essere felici. [...] mentre camminiamo gli racconto una storia nella lingua di coloro che si amano. lui annusa, scorge tutto quello che dico, perché i suoi sensi sono ancora superiori ai miei.

dietro il velo dell'ordinato, categorizzato mondo dell'ogni-cosa-a-suo-posto, la fiaba taglia vincoli e fa cadere ogni barriera e la penna di francesca matteoni si intinge in quel calamaio di misteri, racconti popolari, sogni e archetipi per mettere nero su bianco le storie contenute in questa raccolta.
io sarò il rovo è un libro difficile da rendere in poche parole, pagina dopo pagina trova nuove soluzioni all'idea di fiaba e di poesia, gioca sul confine tra immaginazione e ricordo, tra un passato lontanissimo nel tempo e un presente appena visibile con la coda dell'occhio.

boschi e torrenti camminano verso i confini del mondo, volpi danzano sotto le stelle, bambine riemergono dai ricordi, amore e violenza intrecciano le stesse anime in cento vite differenti di uomini e donne, di fratelli e sorelle, di animali e di vegetali.
paesaggi e passi riportano alla mente favole dell'infanzia, altri raccontano il bosco e i cieli e il fondo del mare, il mondo tutto come un immenso essere vivente in cui ogni vita è collegata e in cui ogni racconto, ogni storia è, attraverso le parole - scelte con cura, eleganti, dense di significato - quella magia che scorre e alimenta tutto come un intricato sistema di arterie e vene.

se le fiabe sono state il modo per rendere innocua una saggezza antica, per tramandare i suoi messaggi sotto una scorza apparentemente innocua, una roba per bambini, in io sarò il rovo la scorza rivela un contenuto affascinante e misterioso, dolce e terrificante.
è bello il silenzio che non tace mai, si svuota di lingue umane. è bello essere appena separati dal paesaggio, attraverso il telo sottile che si modella sotto la pressione dei miei arti. mi addormento.
nel sogno esco dallo spazio erboso. annuso, raspo, premo la faccia nelle piante, ho fame. mi guardo le mani che si ispessiscono e terminano in zoccoli [...] grugnisco, poi sbuffo. sono io il cinghiale, ora. a chi appartengono i pensieri?
non c'è spazio per alcun finale morale e costruttivo, nessuna concessione alle convenzioni, l'insegnamento è più che altro una presa di coscienza lenta e silenziosa, la scoperta di quell'unione senza soluzione di continuità tra realtà e immaginazione, poesia e quotidianità, tra ogni essere vivente senza distinzione di specie. ed è per questo forse che la lingua si arricchisce non solo nella forma ma anche nella profondità dei messaggi e dei significati, come se ogni parola fosse più di se stessa, più del suo significato, come se ogni elemento della storia fosse ciò che è e anche simbolo di qualcosa di più, per poter dire quello che è impossibile dire, articolare in un suono o imprigionare in glifi sulla carta.
leggere questo libro va oltre il piacere di abbandonarsi ai racconti o di lasciarsi cullare dal ritmo delle parole, arriva a sfiorare la sensazione di restare sospesi su un confine che sono in realtà molti e da lì cogliere il fluire di quel mondo magico che abita a un passo da ciò che riusciamo a percepire.