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lunedì 12 luglio 2021

nessun rimorso ~ genova 2001 - 2021

non è stato sufficiente reprimere, imprigionare, uccidere, ferire, distruggere la vita di attivisti e attiviste. non è stato sufficiente ingigantire a dismisura l'apparato punitivo nei confronti di ogni comportamento che mettesse in discussione l'accettazione dello stato di cose presenti, sfociando nel paradosso per cui una barricata in piazza vale cinque anni di galera, mentre aver ammazzato decide di persone in una fabbrica per il proprio guadagno non vale nemmeno un processo (o, per vederla con genova, nel paradosso per cui una vetrina rotta necessita il risarcimento di decine di anni di vita di militanti mentre la vita di carlo è un danno collaterale). tutto ciò non bastava a garantire che la storia andasse in una precisa direzione. è stato necessario liquidare l'idea stessa che il conflitto faccia parte della società e della storia stessa, che la dialettica tra forze e necessità contrastanti sia la dinamica essenziale dello sviluppo storico (progressivo o regressivo che sia, a seconda del punto di vista dei protagonisti della narrazione). solo dopo aver convinto tutti a desistere, che un pacato e civile confronto di opinioni sia l'unica prospettiva politica accettabile, il vero progetto di normalizzazione della società poteva dispiegarsi in tutta la sua forza e nella sua vera natura: quella di uniformazione del mondo che ci circonda, delle nostre vite e della loro prospettiva all'unico obiettivo accettabile, quello di essere schiavi per alcuni e quello di essere padroni per altri. schiavi felici e sazi, ma sempre schiavi.

da quando sto sui social, ogni estate è un fioccare di articoli sui fatti di genova, sulla diaz, bolzaneto, carlo giuliani, i processi ai manifestanti, le vergognose promozioni alle forze dell'ordine, le litigate online con i soliti cretini che se andava a mare non sarebbe morto eccetera eccetera.

io a luglio del 2001 c'avevo quattordici anni e, manco a dirlo, non avevo nessun modo di arrivare dall'altra parte del paese per partecipare a una manifestazione sulla quale avevo anche le idee abbastanza confuse, sapevo chi erano i buoni e chi i cattivi, sapevo da che parte sarei stata, ma è andata a finire che quello che successe a genova lo seguii attraverso i tg, incollata tutto il tempo alla tv (niente internet 24h/7 all'epoca) a rimpiangere di non avere qualche anno in più e di non essere lì, perché lì - questo mi era chiarissimo - si stava facendo la storia e io in qualche modo avrei voluto esserci.
non so quanto sarebbe tornato indietro di me se fossi andata veramente, probabilmente poco e messo male, quindi, da un certo punto di vista, meglio così.


ho sempre dato per scontato che quello che successe in quel luglio di vent'anni fa fosse noto a tutti, che tutti fossero informati sui fatti, che tutti avessero delle opinioni in merito. l'anno scorso, dopo il solito rituale della condivisione di articoli su facebook e instagram, mi contattano alcune colleghe della triennale (per chi si fosse perso la cosa: ho fatto un altro corso all'università iniziando a trent'anni, quindi tra me e le mie colleghe c'erano circa dieci/dodici anni di differenza) per chiedermi che cosa diamine fosse successo a genova nel 2001, perché non ne avevano mai sentito parlare.
la cosa mi ha scioccata tremendamente. mi sono chiesta come fosse possibile che ragazze colte e intelligenti, che leggono, si informano, vanno all'università eccetera, non sapessero assolutamente nulla di nulla di quello che era successo quando loro erano bambine.
certo, io non ho memoria diretta di cose come la caduta del muro di berlino, il massacro del rwanda, la guerra in jugoslavia o la morte di falcone e borsellino, di alcuni ho ricordi molto confusi perché ero piccola, però so di che si parla.
cos'è successo allora con i fatti di genova? perché i ventenni di adesso sono così poco informati?
dando un'occhiata fuori dalla mia bolla, accendendo un tg ad esempio, quanto sentite parlare di quello che successe all'epoca? e in che modo?
ecco, il punto è questo: la memoria di quei giorni rischia di perdersi, non bisogna nemmeno aspettare chissà quale divario generazionale perché le immagini delle cariche della polizia o dei ragazzi pestati per strada perda di significato: sono passati appena vent'anni e di genova ce ne ricordiamo solo noi, quelli che c'erano, quelli che stavano come me incollati alla tv o andavano in edicola a raccattare tutti i giornali possibili, quelli che ne parlavano nei collettivi studenteschi, quelli che insomma, nel 2001 erano abbastanza grandi da capirci qualcosa e ancora non abbastanza vecchi da non sapere con certezza da che parte stare.


in quest'ottica il libro di supporto legale, nessun rimorso ~ genova 2001 - 2021, è un libro prezioso, un mezzo che ha tutto il potenziale per arrivare a chi nel 2001 stava ancora a gattonare con il pannolone o a chi non era nemmeno nato.
il libro è nato dalla collaborazione di supporto legale - progetto nato nel 2004 per sostenere la difesa dei tantissimi manifestanti di genova portati in tribunale e che sta lavorando a un documentario proprio per il ventennale dei fatti del 2001, finanziabile tramite crowdfunding qui (tra le ricompense anche questo libro) - e trentasei fumettisti tra cui maicol e mirco, nova, martoz, marta baroni, daniel cuello, rita petruccioli, zerocalcare e tanti altri.
un mezzo, il fumetto, che riesce ad arrivare a un pubblico enorme, soprattutto a un pubblico giovane, a quello che è fondamentale non dimentichi.


questo libro è prezioso perché genova non si deve dimenticare. chi era andato a manifestare a genova chiedeva un sistema economico mondiale più giusto, meno globalizzato, un sistema che non si reggesse sulla sopraffazione dei paesi più deboli e sullo strapotere di un occidente sempre più chiuso nei suoi confini, chiedeva attenzione per le problematiche ecologiche, chiedeva insomma di non farci arrivare dove siamo arrivati adesso.
e probabilmente, se ci siamo arrivati, è perché tutto questo a genova (e un paio di anni prima a seattle) è stato zittito a sprangate, calci e filastrocche fasciste, è stato fatto annegare nel sangue, è stato distrutto nelle aule di tribunale in cui chi ha rotto una vetrina ha pagato più di chi ha massacrato e ucciso.


avevamo ragione noi, lo leggiamo all'infinito da vent'anni ovunque ma non credo che sia una frase vuota: credo che l'eredità del movimento no-global sia adesso dei tanti gruppi di attivisti internazionali - da friday for future a no justice no peace alle varie ong che si occupano dei salvataggi in mare ai gruppi come non una di meno per i diritti delle donne e delle minoranze lgbt+ - credo che sotto il sangue della macelleria messicana di quei giorni qualcosa di buono sia rimasto, un seme che negli ultimi anni sta ricominciando a mettere radici e a sbocciare e che ha il dovere di arginare tutto il resto che è rimasto di quei giorni, dalla sicurezza di impunità di cui si ammantano le forze dell'ordine e le loro violenze che non si sono mai fermate allo strapotere dei pochi che continuano ad avere in mano il destino di tutti, anche se non costringono più nessuno a ritirare le mutande stese ad asciugare dai balconi sotto cui camminano.


qualche link utile se volete informarvi sui fatti del luglio 2001:
- movimento no-global (pagina wikipedia)
- la trappola (documentario)

(se avete altri link interessanti da segnalare mandatemi un messaggio via mail o sui vari canali social)

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