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mercoledì 10 marzo 2021

piranesi

«adesso dimmi. che cosa ricordi?»
«che cosa ricordo?» ho domandato, confuso.
«sì».
«come domanda manca di specificità», ho commentato.
«ciononostante» ha detto, «cerca di rispondere».
«be'» ho cominciato, «suppongo che la risposta sia ogni cosa. io ricordo ogni cosa».

la casa è il mondo e il mondo è tutto nella casa. i saloni inferiori sono invasi dal mare e quelli superiori imbottiti di nuvole, tutti sono meravigliosamente adornati di statue, migliaia di statue. e uccelli e pesci, coralli, alghe, frutti di mare. nella casa riposano le ossa di tredici persone, tra i suoi saloni si muovono solo piranesi e l'altro.
tutte le memorie della casa sono affidate ai diari di piranesi, l'uomo che ha sempre vissuto qui, l'amato figlio della casa. piranesi ricorda tutti i saloni visitati, tutte le statue incontrate, conosce i ritmi delle maree, sa prevedere le inondazioni, parla con gli uccelli, incontra due volte a settimane l'altro per discutere insieme di come riuscire a raggiungere la conoscenza e soprattutto segna meticolosamente nei suoi diari tutto quello che succede.
piranesi ama la casa e sa che la casa ama lui, che lo protegge e gli fornisce quello che gli serve per vivere, è felice di poter ammirare la sua bellezza e godere della sua benevolenza ed è grato che l'altro, l'unico essere umano oltre lui, sia suo amico.
ma qualcosa nel meccanismo perfetto della realtà di piranesi, sembra essersi inceppato: i suoi ricordi e i suoi diari sembrano non combaciare, le parole dell'altro iniziano a confonderlo e per di più una misteriosa e pericolosa sedicesima persona sembra stia per far visita alla casa...

qualsiasi altra cosa vogliate scoprire su questo libro, cercatela tra le sue pagine, perché la bellezza - enorme! - di piranesi è soprattutto nel modo in cui susanna clarke ha deciso di svelare i misteri della casa e dei suoi abitanti. all'inizio non si può che avvertire una sensazione di stordimento e disorientamento, le domande si rincorrono velocissime, bisogna fare dei momenti di pausa per assimilare tutto e cercare di ambientarsi il minimo indispensabile nei saloni della casa, tutto sembra un sogno, anzi un incubo inquietante, un mondo labirintico e solitario che nasconde una realtà incomprensibile e sfuggente, spaventosa come un'ombra percepibile appena al bordo del nostro campo visivo, pronta a sparire appena proviamo a metterla a fuoco.
lentamente piranesi comincia a sbrogliare la matassa di misteri, ancora più intricata e labirintica dei saloni della sua casa trovando, a ogni risposta, nuove domande.

di piranesi ho letto un'infinità di lodi e avevo aspettative altissime, eppure sapevo che cercare di scoprirne di più sarebbe significato rovinarmi la lettura, quindi ho iniziato a leggere senza sapere nulla di più (anzi, qualcosa in meno!) di quanto vi ho detto e ha funzionato: non sono riuscita a chiudere il libro fino a che non sono arrivata all'ultima pagina, mi sono lasciata incantare da una narrazione praticamente perfetta, da un intreccio magistrale e da un personaggio e un mondo che non credo dimenticherò facilmente.
se è ancora presto per decidere quale sarà il libro più bello di quest'anno, piranesi sicuramente ha il suo posto prenotato sul podio.

ps: devo fare un appunto però, anche se - per un sacco di motivi, ma diciamo principalmente per non fare spoiler - sarò molto vaga e l'appunto potrà essere capito solo da chi ha letto il libro: va bene che è un fantasy, va bene la sospensione dell'incredulità, però aca.b

lunedì 8 marzo 2021

la saga di vidgis

«ora sono come un uccello che si dibatte a terra con le ali spezzate. non può allontanarsi da dove è caduto e non può vedere più in là del sangue che ha versato. se cerco di ricordare il passato mi viene in mente solo il presente. se ripenso al tempo in cui ero allegra e spensierata, mi sembra solo una premessa per questa fine»


nella norvegia a cavallo tra il X e il XI secolo, gunnar, il gentile capo di un piccolo villaggio si ritrova ad ospitare viaggiatori provenienti dall'islanda.
a capo della spedizione sono veterlinde glumssøn e suo nipote ljot e il giorno in cui entrano nella casa di gunnar, ljot e la figlia di gunnar, vidgis, si incontrano per la prima volta e si innamorano immediatamente uno dell'altra.
se questa fosse una storia come le altre, ljot e vidgis sarebbero una di quelle coppie di cui cantano i poeti e il cui amore verrebbe ricordato per sempre, immortalato nei frontespizi dei libri, citato ad esempio come quello di lancillotto e ginevra e la loro storia farebbe sospirare con dolce malinconia ancora e ancora per secoli.

ma sigrid undset ha preso gli elementi più classici dell'epica medievale - il combattente valoroso, la bella donzella, lo stile asciutto e veloce del racconto - e li ha usati per dare vita a una storia che è sì indimenticabile, ma non per i languidi struggimenti amorosi dei protagonisti quanto per la ferocia che si scatena tra i due il giorno in cui vidgis, innamorata ma furiosa con ljot per delle canzoni che ha messo in giro sul suo conto, decide di troncare ogni rapporto con lui. arrogante e abituato ad ottenere quello che desidera anche con la forza, ljot abusa di vidgis e senza saperlo, firma la condanna che lei gli farà scontare per tutta la vita.

fin dal titolo la saga di vidgis chiarisce chi è la vera protagonista di questa storia: lontana dall'immagine di fanciulla delicata e bisognosa dell'aiuto degli altri, vidgis capovolge ogni stereotipo che le si potrebbe cucire addosso.
lo stupro di ljot e in seguito la nascita di suo figlio la segna profondamente nell'animo, nel corpo e agli occhi di tutta la sua comunità. sposare il suo aguzzino sarebbe l'unico modo per evitare almeno di essere disonorata pubblicamente ma vidgis non cederà mai di un millimetro e nonostante da quel momento la sua vita si disintegri non perderà mai la forza di volersi vendicare di ljot.

vidgis è vittima due volte, prima di ljot e poi di una cultura che la vede colpevole e meritevole di ogni vergogna. perde suo padre, morto nel tentativo di difendere il suo onore più che quello della figlia, perde il suo villaggio, perde ogni cosa e si trasforma in una dea della vendetta: estranea alla gioia e all'amore, nonostante i tanti che le chiederanno di sposarla, vidgis lotterà per riconquistare posizione sociale e potere al solo scopo di vendicarsi sull'uomo che ha sgretolato la sua vita.

difficile - e forse nemmeno troppo utile - decretare se la saga di vidgis sia un romanzo femminista o no (da un lato vidgis è forte e determinata a seguire i suoi obiettivi, dall'altro è circondata da figure maschili che la aiutano e senza le quali difficilmente sarebbe riuscita a ottenere quello di cui aveva bisogno), di certo è un racconto che scardina i rapporti di forza, mette a soqquadro i cliché più classici e sottolinea il rapporto indissolubile tra amore e odio, mostrando il lato più oscuro dei sentimenti umani.
forse, se vidgis ha odiato così tanto ljot, è stato proprio perché l'ha amato con la stessa forza e nulla può essere più intollerabile che vedere il proprio amore calpestato e ridotto a brandelli.
forse vidgis non è una figura completamente femminista, certo è una donna che non si rassegna all'idea di essere vittima degli eventi, disposta a ogni cosa pur di prendere in mano il controllo della sua vita e spingerla nella direzione che desidera.

lo stile asciutto, essenziale, a volte quasi scarno e la trasparenza dei personaggi, così coerenti e fedeli a se stessi da essere quasi sovrumani - o inverosimili - rendono quest'opera una saga epica, dolorosa e tragica, fortissima e indimenticabile.

giovedì 4 marzo 2021

nonostante tutto

«che dio abbia pietà di me! dicevi sul serio, mi vuoi baciare! e cosa succederà, dopo questo bacio?»
«non ne ho la minima idea…»

ho aspettato tanto prima di scrivere qualcosa su nonostante tutto di jordi lafebre, ho dovuto metabolizzare per bene quello che mi aveva lasciato dentro, cercare di svolgere la matassa di pensieri e sensazioni e provare a dare un senso a tutto.

*attenzione! post semipolemico e probabilmente molto lontano da quello che avreste voluto leggere*

ancora una volta, il problema tra me e questo libro sono state le premesse: una storia d'amore. una storia d'amore nonostante tutto. la parte romantica di me, quella che adora le storie d'amore (soprattutto quelle nonostante tutto!) non vedeva l'ora di tuffarsi tra le pagine, di leggere di zeno e ana, di scoprire, seguendo l'ordine a rovescio che lafebre ha dato ai capitoli, il cuore di questa storia, il punto in cui il sasso aveva colpito l'acqua e aveva lasciato propagare le onde per quasi quarant'anni. cosa mi aspettavo? credevo che avrei letto una storia in cui due innamorati fanno qualsiasi cosa per stare insieme, immaginavo di leggere un continuo cercarsi e inseguirsi e provavo a capire cosa era il tutto che si doveva riuscire a sconfiggere, superare o semplicemente mettere da parte per poter essere felici.


ecco, ora forse la parte romantica di me occupa troppo spazio o è semplicemente troppo ingenua, ma non mi sarei mai aspettata una storia come questa, una storia d'amore in cui sono gli innamorati stessi a mettersi il bastone tra le ruote, ad allontanarsi, a chiudere a chiave desideri ed emozioni e dedicarsi a tutto tranne che alla persona che amano.
dal loro primo incontro non hanno fatto che pensare uno all'altra, poi però hanno immaginato che ogni essere umano ha un percorso già tracciato, ben chiaro, che parte proprio davanti la punta dei propri piedi e non intende cedere di un solo centimetro: come far combaciare la strada di un uomo che vive di sogni e di orizzonti sconfinati e quella di una donna pragmatica in cerca di sicurezze?
potevano esserci tantissime risposte a questa domanda, ma ana e zeno hanno scelto la più facile e immediata: impossibile.

lei ha scelto un marito dolce e responsabile, una famiglia come tutte, un lavoro sicuro, lui si è lasciato trasportare tra le onde, ha conosciuto tante donne quanti paesaggi, ha continuato tutta la vita a dividersi tra il lavoro di libraio, quello di marinaio e il suo dottorato all'università.
nel frattempo si sono sentiti, scritti, pensati, si sono raccontati le loro vite giorno per giorno, ma non hanno mai provato a stare insieme, ad affrontare la quotidianità, le piccolezze della vita, i problemi, la realtà, tutte quelle cose che fanno di una vita insieme una vera vita insieme, forse meno romantica delle lettere in bottiglia e delle telefonate segrete, ma più coraggiosa, una vita realmente nonostante tutto.
chi è stato accanto a loro, che sia stato per poco tempo o per tutta la vita, ha dovuto subire impotente il ruolo di secondo posto, con l'amara rassegnazione di chi - forse stavolta davvero - ama nonostante tutto.


quello che zeno e ana forse hanno amato più di ogni altra cosa, sono state le loro vite e tutto ciò che ne ha fatto parte: per ana non c'è stato nulla di più importante della sua famiglia e della sua carriera di sindaco, per zeno nulla che potesse mettere un freno al suo vagabondare. e sarebbe bastato questo: cosa c'è di più bello che avere le idee chiare su come si vuole vivere e rimanere coerenti con se stessi? cosa dovrebbe renderci più felici se non scegliere giorno dopo giorno come trascorrere il nostro tempo?
non ci sarebbe stato nulla di più perfetto delle storie di ana e zeno se entrambi non le avessero avvelenate col fantasma di una mancanza pluridecennale, con un amore che nessuno dei due aveva il coraggio di rendere tangibile e reale, quell'amore che doveva essere il protagonista della vicenda e invece suona come l'elemento sbagliato dalla prima all'ultima pagina. (ok lo so, vado contro la quasi totalità dei commenti scritti su questo fumetto, giuro che ho provato a vederci quello che ci hanno trovato quasi tutti ma proprio non ci riesco...)

nonostante io abbia detestato i due protagonisti e le loro scelte per tutta la durata della storia, non posso che apprezzare il lavoro di jordi lafebre: disegni, regia, sceneggiatura, tutto è magistrale, e la scelta di raccontare dal presente al passato è perfetta per dare un taglio particolare al tono quotidiano della vicenda. spero di rileggerlo presto alle prese con altri personaggi e altre storie perché credo che sia il tipo di autore in grado di riempire di carattere e poesia ogni racconto.
semplicemente io, zeno e ana non ci siamo piaciuti. nonostante tutto.