ultima goccia
va male.
ero a pezzi e mi hai macinato.e mi hai infilato nella moka.e ho ascoltato le riflessioni esistenziali del filtro.tutte le riflessioni.
a prima vista sembrerebbe la storia di una tazzina di caffè, e in realtà un po' lo è, ma ultima goccia è anche una roba folle, visionaria, quasi da trip (ecco perché non mi drogo, perché leggo fumetti e a volte l'effetto è lo stesso solo che ci sono meno controindicazioni) una riflessione - o un tentativo di riflessione - sulla propria identità, il ruolo che si ha nel mondo, la relazione con gli altri.
andrea de franco sembra che abbia preso una penna, disegnato una tazzina e poi abbia cominciato a improvvisare, con un tratto deciso ma tremolante, una storia in un nontempo e in un nonluogo, un dialogo continuo tra la tazzina e se stessa, tra la tazzina e il caffè, tra la tazzina e la moka e poi ancora alberi, fiammiferi, nuvole, e una materia strana che una volta e terra, poi acqua, poi cielo, poi è una e poi sono molti, e i granelli di caffè e il liquido nero e i cocci di una tazzina rotta, un turbinare di immagini e di trasformazioni fino a che finalmente non si arrivi a una sorta di epifania: forse solo questo volevo fare. far coincidere i confini del mio corpo con i limiti del mondo.
canaglie di tutto il mondo
amiamo i pirati sopratutto perché erano ribelli. sfidavano, in un modo o nell'altro, le convenzioni di classe, di razza, di genere e di nazione. erano poveri e in una condizione miserevole, ma esprimevano grandi ideali. sfruttati e maltrattati dai capitani mercantili, hanno abolito il salario, istituito una diversa forma di disciplina, messo in pratica una loro visione di democrazia e uguaglianza, fornito un modello alternativo per la conduzione del vascello d'alto mare. all'ombra del sinistro mietitore, ne hanno rubato il simbolo e gli hanno riso in faccia. si sono opposti ai grandi e potenti di quei tempi, e per questo sono diventati i malfattori di tutte le nazioni.
questo libro mi ha fatto compagnia da fine ottobre a ora, nelle pause tra un casino e l'altro, in un paio di viaggi e in mezzo ad altre letture ma non è solo per questo che mi ci sono affezionata.
marcus rediker racconta la storia della pirateria con precisione e accuratezza storica, citando tantissime fonti, dagli atti dei processi alla narrativa dell'epoca, eppure canaglie di tutto il mondo non rallenta neppure un momento, si fa leggere più come un romanzo che come un saggio e illumina su tantissimi aspetti della vita di quei personaggi romantici e straordinari di una cultura popolare sempre più globale.
dal come e perché della nascita della pirateria in età moderna, al modo in cui erano gestite le navi pirata, dalla simbologia agli ideali - e alle motivazioni più pragmatiche - che spingevano i marinai ad arruolarsi tra i pirati, dal loro stile di vita ai motivi di chi voleva la loro scomparsa, rediker spiega, cita esempi, smonta stereotipi e in poco più di duecento pagine racconta la storia dei ribelli su cui più si è fantasticato fin dai giorni delle loro imprese.
più che giustificarli e affibbiare loro l'etichetta di vittime di un mondo ingiusto e violento, rediker mette a paragone il terrore da cui si affrancavano e quello che incutevano, invece di mitizzarli, cerca nelle loro vicende l'aspetto sia storico che umano, e quando ne tratteggia i lati più affascinanti non tralascia quelli peggiori.
eppure, nonostante si avverta pagina dopo pagina il tentativo di oggettività, non si può che cedere alla fine e prendere le loro parti in quella guerra tra chi cercava - riuscendoci - di dominare il mondo a scapito dei più deboli e chi invece quell'ordine voleva sovvertirlo, distruggerlo, annullarlo completamente.
mi è piaciuto così tanto che andrei in giro per strada a regalarlo a chiunque.
jones e altri sogni
da un po' di tempo mi succedono delle cose strane.
e potremmo anche fermarci qui.
a jones succedono cose molto, molto strane.
anche lui, un gatto antropomorfo con una benda sull'occhio nonostante non sia cieco, è un po' strano.
jones vive in un mondo onirico anche da sveglio, è circondato da una realtà che si contraddice, cambia forma e dimensioni e che da sogno in un attimo diventa un incubo.
jones e altri sogni è uscito qualche anno fa per rizzoli ma sono riuscita a recuperarlo adesso grazie alla collana visioni (insieme a qualche altro titolo, approfittando sopratutto del prezzo decisamente più conveniente delle edizioni originali, ma l'ho già detto, basta, andiamo avanti) e in realtà raccoglie anche lavori che hanno già abbondantemente superato la soglia dei trent'anni.
per fortuna, nonostante la dittatura bookstagrammer che premia chi sta sul pezzo, i libri belli non hanno una data di scadenza e questo qui è un esempio perfetto - e non solo per le storie di jones - del concetto stesso di racconto surreale o, per fare un po' gli intenditori, di poesia per immagini.
chiamatela come volete, merita.
tantissimo.
matticchio dovrebbe essere materia di studio per chi vuole cimentarsi con il surrealismo a fumetti (sì, cara tazzina, sto parlando proprio con te).
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