venerdì 4 dicembre 2020

a babbo morto

"ma che è 'sta merda da poveri? io avevo chiesto il nintendo!"

è arrivato dicembre, ci sono lucine ovunque, le caselle e-mail sono intasate di offerte per i regali, i jingle natalizi strombazzano in tv e dappertutto tocca sorbirci le solite stronzate su quanto saremo tutti più buoni.

insomma, è arrivato natale come ogni anno ma almeno questa volta possiamo tirarci fuori dalla forzata atmosfera di zuccherosa e consumistica felicità grazie alla storia di natale meno probabile che qualcuno potesse scrivere.
e chi se non zerocalcare poteva cimentarsi in una storia di natale così poco natalizia?

a babbo morto è a metà tra fumetto e storia illustrata (con l'aiuto ai colori dell'ormai imprescindibile alberto madrigal) una lettura veloce, velocissima, che però lascia un peso sullo stomaco che dura a lungo.
e se qualcuno è rimasto in qualche modo stupito dopo averlo letto, beh, o non aveva mai letto nulla di zerocalcare o non ne aveva mai capito nulla.

partendo dal momento della morte di babbo natale, padrone della klauss inc., azienda di produzione e distribuzione di giocattoli, si scatena un effetto a catena di scandali e crisi economiche che, ovviamente, non intaccano i vertici dell'azienda ma si riversano spietatamente sulla manovalanza: un incidente - probabilmente per nulla accidentale - scatena una vera e propria caccia al folletto.

già mal visti dopo gli scioperi contro i primi licenziamenti, gli scontri tra folletti e istituzioni si fanno sempre più duri, fino a degenerare in una tragica spirale di violenza.
la seconda parte della storia continua mantenendo la stessa atmosfera, e vede protagoniste delle befane-rider in cerca del giusto riconoscimento dei loro diritti di lavoratrici.


giocando con la metafora natalizia, zerocalcare mette in realtà sulla scena alcuni dei temi più importanti del nostro presente e di quel messaggio politico che ha sempre portato avanti: dalla mancanza di diritti sul lavoro al modo perverso dei media main stream di raccontare le realtà del nostro paese, dai fatti di cronaca purtroppo mai troppo lontani ("e hanno provato a dire che era stato un altro folletto, con un sasso. ci credete??"), alla violenza delle istituzioni, accettata come sacrosanta giustizia, alla volontà e capacità di creare reti di solidarietà tra sfruttati per cercare e creare soluzioni alternative a un sistema disumano.

mettete questo libro sotto l'albero per chiunque vogliate ma evitate di regalarlo ai bambini, a meno che non vogliate traumatizzarli per bene e passare la sera della vigilia a spiegare ai vostri pargoli che il paese in cui vivono non è affatto la favola di bontà, giustizia e democrazia che credono sia.

con tanti auguri di un natale arrabbiato e combattivo.

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