i figli dovrebbero avere sogni diversi da quelli dei propri genitori.
non avrei voluto tenere questo volume come soprammobile per mesi*, ma volevo avere il tempo di rileggere i primi due prima di cominciarlo perché a distanza di un paio di anni dal primo avevo dimenticato troppe cose per poter seguire la trama per bene.
finalmente il momento è giunto, e finalmente posso scrivere uno dei miei esaustivi ed elegantissimi commenti che certamente vi erano mancati: questa serie è una figata, dalla prima all'ultima pagina.
dunque, ricapitolando: i tre fratelli dan, dave e duke doolin s'incontrano per decidere come recuperare il bottino di una precedente rapina e per parlare dei poteri che hanno ereditato dal padre bill la morte doolin, capo spietato del mucchio selvaggio.
poteri che gli permettono di sfangarla in svariate occasioni e che creano non pochi problemi, sopratutto a dave (che però, proprio grazie alle sue capacità, è riuscito a trovare e adottare la bambina-senza-nome), il quale scopre, viaggiando in una dimensione parallela che si trova all'interno della sua stessa mente, l'origine di questi poteri, il loro collegamento con l'antico popolo xyantu, come bill ne è venuto in possesso e come intende utilizzarli, rischiando però la distruzione di tutto il pianeta.
separati, dan abbandona la sua ferocia, ottiene l'immortalità e si dedica alla ricostruzione di xandria, ultima città a resistere ai tentativi di bill di dominare l'intera valle.
duke invece si ritrova suo malgrado a prendere il posto di bill alla guida del mucchio selvaggio.
insomma, dopo tutto questo, dopo il crescendo dei primi due capitoli e dopo la bella e tragica parentesi del secondo volume che si era soffermato un po' di più su la bambina-senza-nome, la narrazione si fa ancora più serrata e chiude - forse un po' frettolosamente ma senza perdere di vista nessuno - le vicende dei vari personaggi, principali e secondari, concentrandosi però sempre di più sull'incontro/scontro tra i fratelli doolin e la battaglia tra loro e il mucchio selvaggio che sulla bambina-senza-nome, che perde un po' il suo ruolo di protagonista.
difficile dire altro senza fare troppi spoiler ma un paio di considerazioni indolori ce le possiamo concedere: l'unica pecca - a mio modestissimo avviso - è proprio la vicenda della bambina-senza-nome, liquidata in poche battute, pochissime, che annullano qualsiasi speranza di conoscere qualcosa in più del suo passato. anzi, a dirla tutta, l'idea che questo passato non ci sia sembra essere stata la cosa più improvvisata e meno studiata di tutta la trama, e mi è dispiaciuto molto perché lei è un personaggio a cui è impossibile non affezionarsi, mi sarebbe piaciuto molto se la sua storia fosse stata approfondita.
dan, dave e duke sono invece personaggi molto ben riusciti, che senza pipponi e sproloqui compiono un bel percorso di crescita e cambiamento durante tutta la vicenda, restando coerenti anche nel caso eclatante di dan.
a proposito dei kids with guns del titolo: qui quasi non se ne vedono, ma credo che sia meno insensato di come sembri, sopratutto dopo le parole di dave ti prometto che presto non dovremo più combattere. in kids with guns tribe c'è stato il vero momento di crescita della bambina-senza-nome, quello in cui ha finalmente capito che la vita e la morte sono molto più di un gioco di abilità con la pistola.
adesso è libera di essere semplicemente una bambina.
il finale, seppur velocissimo, l'ho trovato perfetto e, se mi concedete il minispoiler, penso che questo happy ending sia stata la migliore soluzione possibile per chiudere la vicenda, ché il mio più grande terrore per tutta la lettura era di trovarmi davanti a un finale aperto e poco coraggioso. e invece. in un mondo così duro e spietato sembrava difficile poter vedere fratelli riunirsi, coppie abbracciarsi, bambini smarriti trovare una famiglia, ma proprio perché tanto difficile tutto ciò era assolutamente necessario.
ovviamente l'ambientazione paleo-fantasy-alien-western resta il tratto distintivo più originale e distintivo di tutta la saga, sopratutto per la grandissima capacità di prendere elementi di generi tanto lontani e diversi tra loro e fonderli in un'ambientazione coerente che funziona in ogni suo aspetto.
* so, caro lettore, che la cosa è molto poco interessante, ma se vuoi saperne qualcosa in più vai a questo post, in cui sproloquio di fatti miei e di libri (che però, almeno loro, sono molto interessanti)
Nessun commento:
Posta un commento