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mercoledì 4 marzo 2020

un'estate senza mamma


andare in un posto sconosciuto, tra gente che parla un'altra lingua, mentre piove e tutto è grigio: l'inizio delle vacanze estive per lucie non è dei migliori, ma ci vuole veramente poco perché si renda conto che quella casa, la spiaggia, l'isola così vicina alla costa sembra non vedano l'ora di raccontarle una storia incredibile, quasi fosse stata tenuta da parte fino ad adesso solo per lei.

piccole orme a cui nessuno fa caso, guasti improvvisi alle tubature dell'acqua, fiori nella sua stanza: c'è qualcuno che cerca di farsi notare da lucie, un piccolo strano omino che spunta dalle intercapedini della casa e che trascina lucie - e noi lettori con lei - in una specie di favola cupa, un mondo onirico straordinario e malinconico.


un'estate senza mamma è, come il mio amico toby e un oceano d'amore (non ne ho ancora scritto qui ma è bellissimo), un fumetto (quasi) muto.
la mancanza di dialoghi inizialmente serve a sottolineare lo straniamento di una bambina francese in vacanza in italia, di cui non conosce la lingua: lucie sembra tagliata fuori da tutto, osserva in silenzio quello che la circonda, lascia che siano le sue espressioni a parlare per lei.
quando poi sulla spiaggia fa amicizia con un altro bambino il silenzio assume tutto un altro significato, i due si intendono perfettamente anche se parlano due lingue diverse, i loro dialoghi sono fatti di corse, sorrisi e giochi, e la stessa cosa succede col piccolo omino nascosto a casa dei due italiani, con il quale i due bambini fanno presto amicizia.
è lui che conduce lucie in un mondo sospeso tra sogno e visione, un mondo dove le regole della realtà si annullano, il tempo corre avanti e indietro, tra passato e futuro, lo spazio si distorce, l'omino diventa un bambino arrabbiato e poi un pesce con le scarpe, come i tanti che abitano i sogni di lucie e che sembrano capaci di superare il confine col mondo reale.


sta cercando di dirle qualcosa quell'omino, sembra perso da tanto tempo, solo in un posto a cui non appartiene.
vuole che lucie lo aiuti a raggiungere i suoi amici ma come ha fatto a separarsi da loro? chi è veramente? cosa lo lega a quegli strani pesci con le scarpe?

grégory panaccione non spiega nulla se non in una nota a fine volume che sembra quasi slegata dal racconto dell'estate di lucie ma che invece è la chiave di lettura di tutta la vicenda.
si arriva all'ultima pagina, si va avanti ancora a leggere quelle poche righe e un vecchio fatto di cronaca, una storia terribile di tanti anni prima diventa, tra le pagine di questo libro in apparenza così semplice e leggero, una metafora potente e dolcissima, e panaccione nel racconto riunisce finalmente i fili che si erano spezzati nella realtà. 

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