sono cinquant'anni che studiamo questa anomalia. lo chiamano dio, fata dei dentini, genio della lampada, pozzo dei desideri. non credo che il linguaggio umano sia adatto a semplificare un argomento "esotico" di tale portata. cercare di identificarlo in questo modo è come fare dei calcoli spropositati con mele e banane, senza avere la più pallida idea di cosa sia una mela o una banana. l'unica verità che siamo riusciti a scoprire è la stupefacente densità di questa macchina di morte.
un mostro terrificante che si materializza dal nulla, si impossessa degli esseri umani, li deforma, li divora e distrugge dall'interno, uccidendoli in modo atroce. un enorme blob di un azzurro abbagliante che dispensa distruzione e, molto raramente, realizza i desideri di chi si trova sulla sua strada. non è cosciente, non comunica, non ha uno scopo, semplicemente esiste.
e l'unico in grado di fermarlo sembra essere sparito nel momento esatto in cui iniziamo a leggere la storia che lo vorrebbe protagonista, antenna, un supereroe da fumetto, con tanto di tutina attillata e superpoteri, nato proprio dall'incontro con la sostanza densa che in pochi secondi ha distrutto la sua vita di bambino e lo ha fatto rinascere, esaudendo il suo desiderio, come l'eroe che tutti invocano ma che nessuno riesce a trovare.
nonostante l'attenzione si concentri sopratutto su quattro personaggi - laura, sua figlia sara e i suoi due amici stefano e andrea - il vero protagonista della vicenda è il senso di spaesamento, di caos, di follia, di attesa e di ansia. le radio sono perennemente accese e per lo più parlano della sostanza e di antenna (o meglio della sua assenza), ma sono anche l'unico modo per sapere quando il mostro arriverà, preannunciato ogni volta da un'interferenza sulle trasmissioni.
con questo continuo sottofondo di notizie e interviste ad esperti, c'è chi si lascia andare al cinico sarcasmo, chi impazzisce completamente, chi si ostina a cercare di continuare una vita normale e chi vede nella sostanza aliena una sorta di divinità capace di realizzare i desideri dei pochi fortunati che riescono a incontrarla senza finire orrendamente uccisi.
tra la gente l'unica regola sembra essere ognuno pensi per sé e anche le organizzazioni pseudo-religiose nate dalla speranza di veder realizzati i propri desideri dalla sostanza - come era stato ai tempi per antenna - promuovono un individualismo totale, nulla che possa risolvere il problema alla radice e rivelarsi utile anche per gli altri. sperano, desiderano, attendono, ognuno per sé, a esclusione di laura che cerca di tenere al sicuro la figlia non c'è nessuno realmente interessato a qualcun'altro. tutti attendono antenna ma in realtà non fanno nulla, le orecchie tese verso i notiziari radiofonici e gli occhi verso il cielo, per schivare il pericolo o cogliere per primi il ritorno del salvatore.
nessuno dei personaggi, che siano i quattro principali o quelli che incontrano nella fuga, sembra essere capace di instaurare rapporti significativi e sinceri con gli altri - escluse, come dicevo, laura e sara: la prima cosa che la sostanza ha ucciso e distrutto sembra essere l'empatia, la capacità di sentirsi qualcosa di più singoli in mezzo a una massa informe e poco interessante.
sostanza densa si concentra tutto in un solo giorno, con qualche flashback a chiarire un po' i rapporti tra i personaggi e le pagine dei fumetti dedicati ad antenna (a proposito, per chi è riuscito a prenderlo in preordine c'era anche il fumettino speciale dedicato ad antenna, ne valeva la pena già solo per lo stile vintage) che sottolineano e ricordano la sua assenza, quasi come non esistesse davvero, come se la gente si fosse davvero affidata a un supereroe dei fumetti per far fronte a un mostro che devasta indisturbato la loro realtà.
come le migliori storie fantastiche, sostanza densa esplora e mostra la realtà come - e forse meglio - di uno specchio: dai rapporti sociali e affettivi (e il loro fallimento) alla difficoltà di trasformare in parole i pensieri (il famoso attento a quello che desideri perché potrebbe avverarsi), fino all'esasperato ed esasperante isolamento in cui tutti, chi più chi meno, chi consapevolmente e chi no, ci chiudiamo, che si trasforma nell'arrogante pretesa non solo di bastare a se stessi, ma di essere gli unici meritevoli di qualcosa di speciale.
menzione d'onore per i disegni di tommygun a cui il grande formato del libro riesce pienamente a rendere giustizia: ci sono splashpage visivamente grandiose, particolari grotteschi e un'attenzione minuta ai dettagli. i colori, luminosi e saturi, aumentano il senso di straniamento e rendono alcune immagini ancora più disturbanti.
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