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lunedì 23 dicembre 2019

commenti randomici a letture randomiche (71)

post veloce per parlarvi di tre serie nuove uscite (più o meno) da poco e che vi consiglio (più o meno) appassionatamente.
(approfitto dell'inutile e noiosa introduzione per scusarmi se vado così a rilento con i post sul blog, leggo - poco - più di quanto riesco a scrivere poi qui, ma si avvicina la peggiore sessione d'esami della mia vita e se non va più che bene entro in stato depressivo e catatonico e non è un bello spettacolo. non sapete quanta voglia ho di passare i giorni su questa tastiera a blaterare di cose belle!)

il primo, uscito ormai quasi un mese fa (ma lo trovate ancora in edicola) è il numero d'esordio di samuel stern, nuova serie horror di bugs comics creata esclusivamente per il circuito delle edicole.
mi hanno convinto sopratutto due cose: la nostalgia di passare all'edicola vicino casa a comprare i fumetti, cosa che non facevo da tantissimo tempo ormai, e il fatto - brutale e molto poco intellettuale - che ho un debole per gli uomini rossi e barbuti. figuriamoci poi se sono anche librai.

non essendo una grandissima amante dell'horror non ho tanti termini di paragone, tranne qualche volume di dylan dog sparso e poco altro, ma il nuovo incubo funziona eccome.
un fumetto seriale dovrebbe far appassionare il lettore alla storia, a una macro-trama che va oltre le vicende del singolo episodio che invece è autoconclusivo, e farlo affezionare ai personaggi principali. ed è esattamente quello che succede già dopo poco pagine.
l'episodio si concentra tutto su un caso di possessione demoniaca di una bambina, permettendo agli sceneggiatori (gianmarco fumasoli e massimiliano filadoro) di toccare argomenti - purtroppo - meno fantasiosi di quello sovrannaturale, dando alla storia un sapore più adulto e consapevole, ma più che alla sfortunata famigliola i dubbi, le domande e la voglia di saperne di più si focalizza tutta sul passato di samuel, sui suoi poteri e sul rapporto con il prete - piuttosto manesco e spiccio - duncan o' connor.
molto belli anche i disegni di luigi formisano, bianchi e neri pieni e d'impatto, puliti, eleganti e capaci di rendere benissimo atmosfere ed emozioni dei personaggi.
il formato è quello classico bonellide, facilissimo da incastrare tra altre pubblicazioni simili (ci tengo a sottolinearlo perché mi fa sclerare questa maledetta abitudine di fare tutte le serie di formati diversi che poi bisogna essere geni di tetris per riuscire a sistemare tutto negli scaffali).
tra pochi giorni uscirà il secondo volume, quindi andate di corsa in edicola a recuperare il primo!

il secondo è quello che tra i tre mi è piaciuto di più in assoluto, attica di giacomo bevilacqua, un bonelli non bonellide che anzi per formato, storia e disegni richiama palesemente le pubblicazioni giapponesi.
avevo aspettative alte ma è davvero una bomba.
c'è tantissimo in questo primo numero e il livello si mantiene sempre altissimo, dalla prima all'ultima pagina: attica è la città più bella del mondo, la migliore in cui vivere, ma a quale prezzo? è circondata da un muro gigantesco che taglia fuori un'immensa periferia in cui si vive in condizioni al limite della disumanità, il prezzo che tanti devono pagare perché pochi possano condurre un'esistenza agiata.
a new york un'organizzazione - definita terroristica - capeggiata dal misterioso storm, sta reclutando i cinque - l'occhio, il marchio, il dono, la guida e la spada - che faranno crollare il muro.
in questo primo numero conosciamo kat - l'occhio - giovanissima detective digitale, ingaggiata da una moglie sicura dei tradimenti di suo marito e capace, con qualche rapida occhiata, di carpire informazioni e segreti di ogni persona. kat è già in contatto con storm e sa della sua missione ad attica quando incontra aiden - il marchio - di pochi più anni più grande di lei, integerrimo responsabile di una palestra di arti marziali.
non vi spoilero nulla perché questo primo volume è già strapieno di colpi di scena e mette delle basi solidissime a una storia che si prospetta davvero spettacolare. so che è già uscito il secondo volume e io non vedo l'ora di metterci le mani sopra.

terzo e ultimo titolo da poco uscito è my roommate is a cat, di tsunami minatsuki e asu futatsuya, edito da flashbook edizioni.
ovviamente completamente diverso dagli altri due, racconta le giornate di subaru, un giovane scrittore sociopatico, da quando incontra per caso una gattina randagia e decide di portarla a casa con sé.

nulla di imperdibile, anzi, ma se siete dei gattofili incalliti come la sottoscritta è una lettura piacevole.
l'aspetto più apprezzabile è che le vicende sono narrate non soltanto dal punto di vista umano, ma anche da quello della piccola haru, rendendo un po' meno folli le incomprensibili reazioni della micetta ai comportamenti del suo nuovo amico umano.
il loro strano rapporto sembra cominciare a sciogliere un po' il cuore di ghiaccio di subaru da un lato e fa riemergere nella breve memoria di haru ricordi legati alla sua vita di randagina, cosa che lo avvicina un po' a chi's sweet home, pur non raggiungendo lo stesso livello.
molto carini anche i disegni, unica nota dolente l'edizione flashbook che ricorda quasi quelle delle sottilette planet manga di tanto tempo fa - che non ci mancavano affatto - e che ha un prezzo davvero spropositato rispetto al resto delle pubblicazioni di altre case editrici, sopratutto considerando il formato.

lunedì 16 dicembre 2019

mercedes

«mercedes, andiamo! non c'è alcuna via di fuga! il mondo sta finendo, le città sono in fiamme, non c'è nemmeno più l'acqua per pulire le sue mani o le nostre!»

ricca, potente, influente: prima amata e osannata dalle folle che dai talk show televisivi hanno imparato a conoscerla come una dolce e magnanima benefattrice dell'umanità, poi accusata di tutto, capro espiatorio di una crisi mondiale inarrestabile, odiata e braccata, in fuga da governo, polizia, esercito, da tutto e da tutti.
eccola mercedes, con la sua corazza di arroganza e prepotenza, fredda e determinata, accompagnata dai suoi "fedeli" collaboratori nel tentativo di fuggire al linciaggio mediatico e a una quantità smodata di capi d'accusa a cui nessuno, nemmeno la donna più potente del mondo, può sottrarsi.


daniel cuello non si perde in spiegoni e riassunti, gli basta una pagina con un paesaggio desertico e un albero scheletrito per contestualizzare il suo racconto: un futuro più prossimo di quanto non vorremmo ammettere, la terra agonizzante e i potenti che continuano a giocare a rimpallarsi le colpe per non assumersi nessuna responsabilità.
è questo il contesto in cui mercedes organizza la sua fuga rocambolesca, calcola ogni dettaglio, trascina con sé valigie piene di oggetti e abbandona persone - e cani! - senza pensarci due volte.
arrivare al confine, superarlo e assicurarsi l'impunità non sarà semplice come prevede però e, più dei prevedibili imprevisti, sarà il suo passato a tornare e schiacciarla.

cuello intreccia presente e passato in un continuo rimando di flashback che vanno lentamente a riempire i vuoti di un puzzle, svelano la reale natura di mercedes, una donna piccola, minuscola, quasi misera dentro un gigante di superbia.
non so se l'obiettivo fosse mostrare che anche dietro la peggiore delle persone si nasconde un'anima buona distrutta dai traumi, ma non credo sia questo il messaggio, anzi, se un messaggio c'è è proprio il contrario: niente giustifica il male che fai, niente se non la voglia di farlo.


lasciando tornare a galla le sue debolezze mercedes apre finalmente gli occhi sul mondo che la circonda e sulla gente che le sta accanto, si accorge di un universo fatto di piccoli - ed enormi - gesti d'amore che sopravvivono all'inferno che ha contribuito a creare e in qualche modo prova a espiare le sue colpe cercando, forse per la prima volta, di dare senza aspettarsi né tanto meno pretendere nulla in cambio. non si cancella nessun errore, ma si può sempre fare qualcosa di buono.
e, alla fine, ci sono alcune pagine che ci riportano a un paio di personaggi persi di vista quasi subito a inizio della storia. non vi dico nulla ma è stato lì che ho davvero rischiato di scoppiare a piangere .
ah, e c'è un cameo di rasputin! se non sapete chi sia correte a comprare residenza arcadia (e mercedes, ovvio!).
e ora aspettiamo il prossimo capolavoro.

lunedì 9 dicembre 2019

cavalier inservente

«va bene! non temete! ci penso io! DOMANI!»

di re e regine, regni lontani e fantastici, principesse da salvare e impavidi cavalieri ne abbiamo letto così da tanto da averne le palle piene già a quell'età in cui se dicevi ne ho le palle piene ti arrivava un ceffone di dorso (preferibilmente con la sinistra, così ti beccavi un colpo di fede sullo zigomo a rafforzare il concetto che non si parla in modo così cafone), ma in fondo sono storie che continuano sempre ad affascinarci e emozionarci, anche se sappiamo già come andrà a finire, forse perché ci piace identificarci con l'eroe senza macchia né paura che intrepido affronta ogni sfida e alla fine conquista pure l'amore e un bel castello, che non fa schifo a nessuno.


francesco guarnaccia ci aiuta in questo processo di identificazione riprendendo lo schema trito e ritrito della principessa da salvare, del mostro cattivo e del regno sotto minaccia ma dandoci finalmente una figura di cavaliere un po' più realistica, normale, più vicina alla nostra quotidianità.
insomma, prospero è un cazzone fancazzista che non riesce a deludere il re quando viene chiamato a castello per ricevere l'incarico di salvare la principessa. è cavaliere un po' per caso ma in realtà non sa neanche andare a cavallo, della gloria stigrandissimicazzi, alle giostre e ai duelli preferisce starsene svaccato su una specie di sacco (sta là in attesa di andare a comprare un divano serio) a perdere tempo con il suo fido scudiero. e sopratutto, prospero è un procrastinatore di prima categoria, e alla notizia che ha un mese (veramente sarebbero ventisette giorni...) per salvare la principessa, inizia un ferreo programma fatto di improbabili allenamenti, pause e rinvii.


riuscirà il nostro a compiere la sua impresa? col cavolo che ve lo dico, compratevi cavalier inservente (qui) o al massimo leggetelo sul sito di mammaiuto (ma il cartaceo è bellissimo, ve lo consiglio) perché merita davvero, perché prospero è un adorabile idiota e le sue gesta sono molto divertenti, perché il mondo in cui lui e gli altri vivono è il solito paesaggio allucinato a cui guarnaccia ci ha abituati con una palette da cosa-cazzo-c'era-nel-mio-bicchiere, per i colpi di scena inaspettati che la storia ci regala qua e là, rubando anche qualche lacrimuccia (maledetto!), perché è una favola più vera di tante altre, che sa parlare a tutti e di tutti e sa diventare uno specchio non solo dei nostri difetti peggiori ma di tutto quello che di buono c'è in noi che non sappiamo vedere, e se tutto questo non vi basta, allora perché... beh... perché è una figata, perché in ogni pagina si legge tutto l'entusiasmo di chi i fumetti li fa perché si diverte un mondo e vuole far divertire chi li leggerà. e a me pare che questo - per restare in tema - sia l'aspetto più nobile dei racconti, che siano a fumetti o meno.

lunedì 2 dicembre 2019

momenti straordinari con applausi finti

«sei un coglione»

questa cosa, quella di essere solo dei poveri coglioni, dovrebbero ricordarcela più spesso. grazie gipi per il promemoria.
ogni volta che inizio a scrivere qualcosa su un libro di gipi mi viene subito da chiedere scusa perché so che sto per buttare giù un sacco di patetiche stronzate, ma è perché - da cogliona, appunto, quale sono - trovo enormemente difficile esprimere le mie emozioni senza farmi venire voglia di scavarmi una fossa e sotterrarmici, quindi provo a non essere stucchevole e banale e va anche peggio, quindi vabbè, fate conto che l'ho fatto, chiedo scusa, non sarò in grado di continuare questo post in modo decente (ma grazie al cielo dei tre/quattrocento che passano qui ogni giorno sì e no solo sette persone leggono qualcosa, probabilmente per noia, quindi il danno è meno grave di quel che temo).

dicevamo: momenti straordinari con applausi finti. il nuovo libro di gipi, l'ho atteso da quanto ho letto i primi tweet e le prime tavole che ha mostrato, ero sicura che me ne sarei innamorata e che - come ogni amore che si rispetti fa - mi avrebbe fatto male.
c'ho azzeccato. è l'unica cosa in cui sono mediamente brava, prevedere quali libri/fumetti mi piaceranno.

la paura che fa fermarsi a pensare a cosa è stato e a cosa sarà. e il fatto di essere dei coglioni, coglioni che si complicano la vita e si incasinano i pensieri e i sentimenti al punto tale che poi non hanno il coraggio di affrontarli e mandano tutto in merda.
grossomodo, approfittando della mia devastante capacità di sintesi, direi che il libro parla di questo.
sprecando qualche parola in più (sprecandola, letteralmente, perché di questo libro ne hanno parlato praticamente tutti, quindi anche se non l'avete letto sapete già tutto), la storia è quella di silvano (sì, è lo stesso nome dello scrittore protagonista di unastoria), di professione comico, e sta affrontando - come è successo da poco allo stesso gipi, proprio prima della scrittura di questo libro - la fase terminale della malattia di sua madre.
ed è un coglione.
è un coglione incapace di fermarsi un attimo a realizzare quello che sta succedendo nella sua vita, di mettere da parte tutto il resto e di rendersi conto che sua madre sta morendo, o probabilmente fa di tutto per pensare ad altro, come quando la sera, al telefono con la moglie, le racconta di un video che ha visto su un documentario che racconta come sono stati preparati gli attori che hanno lavorato a salvate il soldato ryan, o quello su un cecchino della seconda guerra mondiale, che da solo aveva ucciso centinaia di nemici.
discorsi tremendi sulla morte, filtrati dalla leggerezza di un video guardato distrattamente prima di addormentarsi, qualsiasi cosa pur di non pensare alla morte, vicina, tangibile, presente, reale, che sta a qualche chilometro da lui.


e mentre lui pensa a tutt'altro, mentre cerca costantemente di distrarsi, mentre si scorda di avere degli spettacoli da preparare, mentre fa avanti e indietro la strada in macchina tra il bed and breakfast in cui alloggia e l'ospedale dove si trova sua madre (notevole la scena in cui la visione di un paesaggio bellissimo viene devastato dai discorsi merdosi di un - purtroppo - noto politico italiano) gipi inserisce - come era successo per esempio in lmvdm con i pirati - due storie solo in apparenza scollegate: quella di alcuni cosmonauti in viaggio da un pianeta all'altro, e quella di un uomo preistorico, del quale pure tanto si è detto ma se siete riusciti a non spoilerarvi tutto con i vari articoli pubblicati in merito allora almeno io ve lo evito.

il mestiere di silvano è fare ridere, alleggerire il peso della vita dalle spalle di chi lo ascolta, almeno per qualche momento. è il suo modo di vedere le cose ormai, buttare lì la battuta spiazzante e cinica per non fermarsi a pensare a quanto male fa, e così l'unico momento in cui parla davvero di sua madre, della sua malattia e della morte imminente è proprio durante uno spettacolo. per esorcizzare la paura, direbbero quelli colti-sensibili-intelligenti, perché è un coglione, dico io, un coglione come tutti noi che davanti a una cosa del genere non sappiano che altro fare se non cercare di non farci troppo male.
è il bambino luminoso, che compare all'improvviso, a ricordargli quello che era, quando non era ancora così terrorizzato all'idea di provare qualcosa. è il sé bambino a riportarlo indietro all'amore dell'infanzia, all'enormità dei sentimenti che lo legavano alla famiglia e alla vita, a quella luce che si è andata affievolendo invecchiando e impermealizzandosi a tutto. è lui, il bambino luminoso, che glielo ricorda: le cose sono semplici, enormi, spaventose forse, ma semplici. e tu sei solo un coglione.

e l'ultima scena, quella con gli applausi finti del titolo arrivati proprio in un momento fuori dall'ordinario andare delle cose, è la metafora perfetta di quel processo di spersonalizzazione, di inaridimento dei rapporti umani, dei sentimenti, di quella voglia di smettere di ascoltarsi per farsi ascoltare, di far ridere per non trovarsi soli a piangere.


e allora come faccio io a non essere banale? a non dire che un libro così ti spiazza, ti costringe a metterti nudo davanti a uno specchio, a guardare quello che sei diventato, come hai smesso di essere un bambino luminoso e sei diventato solo un povero coglione (declinate tutto al femminile se è il caso, io quella roba degli asterischi non la sopporto, ma intendo comunque un tu generico, indipendentemente da cosa avete nelle mutande)
non lo so, non lo so fare, non lo faccio. è banale dire che è un libro che deve essere letto? sì, lo è, ma sticazzi, deve essere letto. leggetelo, fatevi male, sentitevi meglio.

lunedì 25 novembre 2019

days of hate ~ atto secondo

"ma le rivoluzioni solitamente iniziano con il terrorismo."
- kathy acker, 'empire of the senseless'

america, qualche anno nel futuro.
il governo è in mano ai suprematisti bianchi, un governo fascista e repressivo che confina nei campi di lavoro tutti quelli che danno fastidio alla buona società: immigrati, dissidenti, oppositori.
è qui che abbiamo visto iniziare la tragedia di huain e amanda: un tempo sposate, innamorate e felici, la loro storia è andata in pezzi a seguito di un grave lutto. adesso huain è nelle mani della polizia e dell'agente freeman che cerca di sfruttare il rimorso e il desiderio di vendetta della donna per mettere finalmente le mani su amanda, diventata ormai una pericolosa e ricercata terrorista.
freeman è sicuro di ottenere abbastanza informazioni da huain e di riuscire a mettere le mani su amanda e sul suo complice, e non si fa nessuno scrupolo a tradire la sua immagine di uomo tutto d'un pezzo, integerrimo e ligio al dovere pur di arrivare al suo obiettivo. è tanto sicuro della sua forza quanto della debolezza delle due donne, del fatto che l'odio sia così forte da mettere in ombra non soltanto l'amore che hanno provato una per l'altra, ma quello che hanno sempre avuto per quella libertà, giustizia, umanità che uomini come lui calpestano ogni giorno.
ma, come avevamo già intuito nel primo volume, le cose non sono affatto sotto il suo controllo come crede lui...


questo secondo volume di days of hate è una lettura sicuramente più facile della prima parte: capiamo meglio cosa sta succedendo, siamo ormai dentro la vicenda e abbiamo capito cosa muove ognuno dei personaggi, nonostante il finale doloroso e spiazzante, nonostante il male che solo la speranza sa regalare. non voglio fare spoiler, ma le storie che è riuscito a intrecciare ales kot meritano qualche considerazione.
la vicenda si svolge essenzialmente su due piani che sono separati solo in apparenza: da un lato la storia d'amore - forse conclusa, sicuramente tragica - di due donne, il loro desiderio di vivere una vita felice, normale, semplice, tranquilla, dall'altro la necessità di calarsi all'interno di una società stravolta dall'odio, da un potere che si è trasformato in prevaricazione e violenza, la necessità di sacrificare la propria serenità, la propria quotidianità, per ottenere qualcosa che va oltre la realizzazione personale. certo, sarebbe stato facile scappare, andare oltre i confini, costruirsi una vita normale da qualche altra parte, sempre che ci sia ancora un posto dove essere felici, ma amanda e huain sono consapevoli che non siamo e non possiamo essere responsabili solo di quello che accade al di qua della porta di casa, e sono disposte a tutto pur di portare avanti la loro lotta verso un potere oppressivo e crudele.
kot alterna i momenti più felici del passato, quelli in cui le due protagoniste erano insieme, felici, innamorate, all'azione frenetica del presente, con il risultato di rendere ancora più dolorosa la loro separazione e le loro scelte.
è facile passare dalla storia di kot ai nostri giorni, ai fascismi dilaganti in europa e nel resto del mondo, alle guerriglie urbane e alle repressioni, è facile incontrare persone come huain e amanda - probabilmente non a caso due donne, impossibile non pensare alle tantissime attiviste uccise negli ultimi tempi, parallelo forse non voluto da kot ma comunque plausibile - che rinunciano alla facilità di girarsi da un'altra parte e rimangono fino alla fine per combattere per quello in cui credono.
non ci sono buoni completamente buoni né cattivi completamente cattivi e come in ogni guerra, sono sopratutto gli innocenti a farne le spese. kot è spietato su questo e non cede alla tentazione di idealizzare nulla, rendendo la storia meno digeribile ma sicuramente più realistica.


sperando che non sia profetico, days of hate è molto più di un thriller appassionante, è - come una buona distopia deve essere - uno specchio che deforma appena la nostra realtà costringendoci per una volta a guardarla senza il velo dell'abitudine e della rassegnazione.
danijel zezelj completa tutto con le sue tavole sporche, eleganti e intense che sanno rendere al meglio le atmosfere e le emozioni dei personaggi.
insomma, una degna conclusione di una bellissima miniserie che vi straconsiglio assolutamente.

qui il post sul primo volume della serie.

lunedì 18 novembre 2019

alice di sogno in sogno

è terribile. io vorrei solo starmene nella mia testa e dormire bene almeno una notte. lei non ha idea di cosa ci possa essere nei sogni delle altre persone.

qualche anno fa, nel 2015 se non ricordo male, giulio macaione pubblicò il disegno di una ragazza con i capelli scuri, corti e mossi, e in quel preciso momento io sapevo già che quel nuovo personaggio mi avrebbe conquistata come aveva fatto ofelia qualche tempo prima.
è passato un po' di tempo, alice ha finalmente una sua storia e io non mi ero sbagliata: mi ha conquistata dalla prima pagina e, con tutte le enormi diversità tra i personaggi e nelle trame, la sensazione che ho avuto leggendo la storia è stata fin da subito quella che ho avuto leggendo ofelia: non soltanto l'interesse e il coinvolgimento nella vicenda, ma anche la sensazione che una ragazza così - come alice, come ofelia - vorresti incontrarla e diventare sua amica.

alice di sogno in sogno racconta un momento particolare e difficile della vita di alice: suo papà ha perso il lavoro e tutta la sua famiglia è tornata a cincinnati, città che aveva lasciato qualche anno prima. ha ritrovato il suo amico jamie, ma a scuola è presa di mira dalle bulle e a casa e costretta a dividere con suo fratello la camera... e i suoi sogni.
alice è infatti capace di entrare nei sogni di chi le sta accanto, di viverli come se fossero suoi, ma non riesce assolutamente a pensare a questa cosa come a un dono, anzi: si ritrova invischiata nelle paure e nelle angosce della gente senza poter far nulla per aiutarli e senza nessun controllo del suo potere.
vorrebbe non avercelo questo potere, vorrebbe essere una ragazza normale, come tutte le altre, vorrebbe poter dormire la notte e sognare soltanto i suoi sogni ma imparerà presto che anche il più sgradito dei doni può rivelarsi fondamentale e utile per fare il bene delle persone che ama.


la storia è in realtà abbastanza semplice ed è facile intuire come andranno le cose già più o meno a metà lettura, ma giulio più che sull'effetto sorpresa e sui colpi di scena ha puntato sulla sua capacità di rendere veri e vivi i suoi personaggi, e ha vinto.
nella passione di alice per il disegno o di jamie per i fumetti è facile rivedere lui - e rivederci un po' tutti noi lettori appassionati e un po' nerd - è facile sentirli vicini, ritornare ai disagi adolescenziali, alla difficoltà di essere gli strambi con i giornalini nello zaino e la testa in aria.
per quanto straordinaria sia la vicenda di alice, con i suoi elementi da urban fantasy, ci sono dentro tutti i temi che a giulio stanno a cuore: gli affetti familiari, l'amicizia, saper rimanere sé stessi nonostante le difficoltà, imparare a credere nelle proprie capacità e a seguire il buon vecchio adagio che recita quando la vita ti dà limoni, tu fanne una limonata.
i colori di giulia adragna poi hanno saputo dare alla storia quel tocco in più, nelle atmosfere, che lo rende davvero un piccolo capolavoro.
merita anche una menzione la copertina a due livelli frutto del lavoro di bao publishing, con i gatti-incubo stampati sulla sovracoperta trasparente.

alice è uno di quei personaggi di carta che ti entrano nel cuore e ci restano a lungo.
so che giulio è già al lavoro su un'altra storia e non vedo l'ora di leggere anche quella!

mercoledì 13 novembre 2019

la scuola di pizze in faccia del professor calcare

le persone sono sistemi complessi. con tante facce, interessi, contraddizioni.
uno può avere voglia di raccontare anche cose molto diverse, a seconda dei giorni, degli stimoli...

e invece no. niente, come fai, sbagli, sopratutto se fai tanto - e con impegno e bene - e se per lo più a giudicarti sono quelli che non fanno una beneamata ma amano pontificare su tutto.
la prima delle storie inedite che apre questo nuovo volume-raccolta di zerocalcare - la scuola di pizze in faccia del professor calcare - inizia proprio con una (riuscita) riflessione su questo: c'è chi da zerocalcare si aspetta robe comiche e leggere sulle sfighe della vita e poi sbrocca appena legge un post impegnato, e chi invece, sopratutto dopo kobane calling, crede che non valga la pena scrivere qualcosa che non sia ben inzuppato di politica, di cronaca o della polemica del giorno.

ma, tranne rari - per fortuna - casi di monotematici ossessivi, nessuno è realmente capace di gestire un solo interesse, una sola passione, un solo argomento di conversazione o di riflessione e questo librone è quello che potete tranquillamente usare per picchiare l'ennesimo stronzo che ma dai, davvero ti piace sta roba*? ma non è da te! (*vale letteralmente per qualsiasi cosa. tipo: davvero ti piace cucinare? ma non è da te, tu sei quella che legge i fumetti) e dopo magari glielo fate anche leggere, così capisce che nessuno è piatto come una sottiletta mezza sciolta.
(nota autoreferenziale che probabilmente non interessa a nessuno quindi passate direttamente al capoverso successivo: questo argomento mi sta indicibilmente a cuore e - anche - per questo mi è piaciuto tantissimo il libro, che pure di inediti ne ha pochi e molte storie le avevo già lette.
certo che più il tuo pubblico è ampio e più il rompimento di palle è grande e variegato, ma credo che tutti, chi più chi meno, ci siamo trovati a essere giudicati incoerenti o poco credibili soltanto perché abbiamo pubblicato un video di gattini buffi dopo aver scritto una riflessione sulla situazione politica internazionale, per dire)

la scuola di pizze in faccia del professor calcare è diviso in tre sezioni e, rispetto ai libri precedenti - sia quelli completamente inediti che gli altri volumi-raccolta - contiene storie più o meno brevi su - praticamente - tutto.
la prima parte è dedicata alle tavole pubblicate sul blog e su wired ispirate dalla vita reale, quella porcheria che è la vita dei trentenni che quasi quasi rimpiangiamo persino l'adolescenza, con gli amici che si sposano costringendoti a riflettere su cosa stai facendo della tua vita e i genitori che continuano a pensare che senza i paraspigoli in casa non sei abbastanza al sicuro, dai social (ma voi ve li ricordate i bei tempi in cui sui forum si discuteva con pacatezza, argomentando ogni frase e premettendo sempre che tutto quello che stavamo per dire non era che una personale opinione con cui non intendevamo offendere nessuno, eventualmente scusateci?) con le loro faide sanguinose su argomenti che non meriterebbero molto di più che uno sticazzi?, dai viaggi in situazioni a volte imbarazzanti e dalle immancabili reminiscenze infantili sui cartoni animati che ci hanno irreparabilmente forgiato lo spirito.


la seconda sezione è quella più politica che inizia con una storia inedita che riprende i fatti del salone del libro di torino (la presenza di quella casa editrice fascista che non nominerò) e tutte le polemiche che ne scaturirono.
zerocalcare fu tra i primi, insieme ad altri scrittori, a comunicare che non avrebbe partecipato alla fiera, e tra chi non appoggiava la scelta e chi invece era d'accordo (oh, io non c'avrei messo piede nemmeno se avessi dovuto buttare il biglietto d'aereo andata e ritorno, la prenotazione dell'albergo e l'ingresso in fiera. pazienza per i soldi, ma c'è un limite a tutto) la questione è diventata così discussa che - grazie al dio del buonsenso - i fasci sono stati esclusi (prima che qualcuno riapra la polemica: no, non si concede spazio di parola ai fascisti, non si dà loro modo di esprimere opinioni, non gli si dà spazio né visibilità. mai. se non siete d'accordo, riflettete prima su chi sono, cosa hanno fatto e cosa rimpiangono e poi, se avete ancora qualcosa da dire in loro difesa, io non vi ascolterò.)
ho apprezzato tantissimo che ci siano queste pagine dedicate a quella che non è stata affatto una delle tante polemiche usa e getta, anzi, ho già ringraziato tante volte chi si è schierato contro la scelta di normalizzare e banalizzare l'orrore ed è riuscito a farci vincere tutti, ed è un bene ricordarlo perché nessun altro promotore di manifestazioni culturali di qualsiasi tipo permetta il ripetersi di situazioni simili.
tra le altre storie - già lette ma sempre molto valide e belle, che si rileggono sempre con piacere - c'è quella apparsa su repubblica - la città del decoro - che suscitò una valanga di polemiche all'epoca della sua prima pubblicazione, e una delle più importanti in assoluto (imho, come si diceva una volta su internet), questa non è una partita a bocce, che se ve la siete persi all'epoca della sua pubblicazione su l'espresso fate bene a recuperarla qui.


la terza parte infine è quella più puramente nerd, dedicata alle recensioni di film e serie tv. rileggere la storia iniziale, quella dedicata a star wars VII mi ha fatto ricordare che all'epoca, mentre tutti ci tenevano a dire bleah, schifo, vomito, state rovinando tutto, e blabla, leggere queste pagine mi aveva fatta sentire un po' meno sola (anche se non capisco tutto questo odio per gli episodi I, II e III, escluso jar jar binks che è effettivamente un'offesa alla dignità umana), stessa cosa per le considerazioni su game of thrones e handmade's tale (col senno di poi, possiamo dire che è stato profetico!).
la storia inedita qui è alla fine e chiude perfettamente il cerchio, pieno delle solite paranoie su quanto gli resta ancora da vivere come fumettista prima di tornare alle ripetizioni di francese (ma ti pare?) e su come fare a non sbagliare, con i fumetti e - se mi è concesso - un po' con tutto.

in tutte le storie c'è sempre tutto quello che di zerocalcare ci è sempre piaciuto: l'ironia, sicuro, ma anche la capacità di saper prendere posizione, argomentare, difendere le proprie idee, saper saltare dai discorsi sui grandi valori a quelli sulle banalità più stupide, ma farlo con coerenza, rimanendo se stessi sempre. personalmente penso che sia questo quello che fa di zerocalcare uno dei miei fumettisti preferiti: è sempre coerente, sempre trasparente e sempre capace di dare la sua opinione personale su tutto (almeno su quello di cui vale la pena parlare), che non è essere sputasentenze, è essere capace di riflettere sulle cose, ragionarci, capirle, farle proprie e riuscire a farsi un'idea personale in merito, e ci sono poche cose che apprezzo e ammiro (e spesso invidio) più di questa.


infine, dato che questo libro fa parte di quelli con cui bao publishing ha voluto festeggiare i suoi dieci anni di attività, ci sono delle pagine extra (che non ci saranno nelle successive ristampe) con una storia inedita dedicata a gaetano bresci, che nel 1900 uccise il re d'italia umberto I (quello che dava medaglie a chi si divertiva a fare il tiro al bersaglio sulla folla, per intenderci).
la storia di bresci - oltre al merito di ricordare un personaggio simile, sottolineandone il reale valore, e non etichettandolo come regicida-cattivo-non-si-fa - è lo spunto per una riflessione su tutte le nostre autocensure, su tutte le volte che abbiamo, magari per evitare discussioni infinite, rinnegato valori, eroi, modelli per citarne di più facili e innocui.
prendetelo presto questo libro perché è bellissimo (tranne che per lo sfondo della copertina che è davvero tremendo!) e vale la pena di avere anche questa storia.
e poi perché così zerocalcare si tranquillizza e continua a fare fumetti ancora un po', senza pensare alle ripetizioni di francese, e siamo più felici tutti.

lunedì 11 novembre 2019

amy

forse avrebbe potuto essere solo amy al ronnie scott di soho a cantare jazz per pochi. non credeva di poter vivere di musica, pensava di dover accompagnare la carriera con un altro lavoro, da cameriera. di musica ha potuto vivere, invece, ma il sistema musica, su una ragazza fragile e ribelle, ha agito da folle detonatore, portandola alla morte a soli ventisette anni.

non mi stancherò mai di ripetere quanto apprezzo la collana per aspera ad astra di hop! edizioni, questa bellissima raccolta di biografie così incredibili da sembrare inventate per essere messe su carta, e invece... e invece è tutto vero, le donne di cui lorenza tonani - l'autrice di tutti i testi - ci racconta insieme alle bravissime illustratrici che l'accompagnano di volta in volta sono esistite, esistono ancora, poco importa in quali anni abbiamo vissuto o in quali paesi: ragazze che hanno attraversato momenti difficili, dolorosi, che sono vissute in penombra e che grazie ai loro talenti, alla loro incredibile voglia di andare avanti, sono arrivate alle stelle, splendenti anche loro e capaci di abbagliarci già solo quando sentiamo il loro nome.

in una collana così, poteva forse mancare amy winehouse? un'artista che a ventiquattro anni aveva già ottenuto quello che altri cantanti non raggiungono in una vita intera, che ha colpito per la sua musica, la sua voce, i suoi testi tanto quanto per la sua vita privata, il suo stile, i suoi amori, il suo corpo, tutto quello su cui chiunque crede di essere in diritto di mettere becco, sopratutto se sei una donna.


insieme ai pastelli di liuba gabriele, che sanno combinare la dolcezza e la delicatezza del colore con la sicurezza del tratto e che già così raccontano tanto di amy, lorenza tratteggia la storia di una bambina che faceva di tutto per essere al centro dell'attenzione, per farsi notare e amare da chiunque. insofferente alla scuola, sapeva di avere un talento che nessuna lezione di letteratura o di geografia poteva aiutarla a sviluppare, amy scappava dalle regole con una frenesia che col senno di poi fa quasi paura: a dodici anni, quando già il padre che adorava aveva divorziato da sua madre lasciandole dentro un vuoto enorme che colma con la musica e con i suoi sogni, decide di prendere in mano le redini della sua vita e riesce a vincere una borsa di studio per la sylvia young theatre school, senza nemmeno avvisare prima i suoi genitori. nemmeno qui va benissimo però, le materie tradizionali continuano ad esserci anche qui e lei continua a essere tutto fuorché una studentessa modello, ma inizia i suoi primi lavori e poco tempo dopo essere riuscita a concludere, anche se faticosamente, il suo percorso scolastico, registra il suo primo disco con cover jazz, quei brani che aveva imparato ad amare grazie anche alla nonna cinthya.
da questo momento in poi la strada di amy sembra non poter andare che verso un futuro di successi sfolgoranti: canta, suona, esplora nuovi generi, si fa notare da produttori e altri musicisti, compone e sopratutto inizia a fare della musica il suo vero lavoro, quello che le permette di andare a vivere da sola, ancora minorenne.
il successo è sancito con l'uscita del primo album, frank, ma comincia a intravedersi qualche ombra: i suoi produttori non vogliono ancora correre il rischio di lanciarla in america e sopratutto amy non riesce a dare il massimo ai concerti, non le piace cantare davanti al grande pubblico.

la storia successiva è segnata sopratutto dal personaggio-amy: il suo modo di fare scorretto e provocatorio, la sua pessima relazione con i giornalisti e sopratutto il suo abuso di alcool, che finisce sulla bocca di tutti quando diventa evidente che la sua dipendenza la mette costantemente in pericoli ben più seri che una brutta figura durante un'intervista.
la travagliatissima e devastante storia d'amore con blake, il più importante dei suoi amori e il tipo di persona peggiore che una ragazza fragile come amy potesse incontrare, segna il punto di non ritorno: la storia tra i due ha alti e bassi che sono sempre esageratissimi e incidono sulla sua salute mentale e fisica. da questo percorso nascerà poi l'album che la consacra definitivamente al successo, back to black, e insieme nascerà con lui una nuova amy, con un look che fa di lei una vera e propria icona, che completa, con la sua voce e la sua storia, quello che serviva a farne un mito immortale.
nonostante il trionfo, il successo mondiale, i milioni di copie vendute e le infinite possibilità che si aprono davanti a lei, amy, indomabile, continua a mostrarsi ubriaca agli show, ad alternare concerti memorabili con altri in cui a malapena biascica qualche parola.
conquista il mondo ma continua a distruggere se stessa, tra disturbi alimentari, abuso di droghe e alcool e l'immancabile presenza di blake, che continua a essere tanto indispensabile per lei quanto deleterio.
la fine della storia, nel luglio del 2011, la conosciamo già: in pochissimi anni amy è riuscita a stravolgere il mondo della musica, a diventare qualcosa di molto di più di una star mondiale ma non è riuscita a stare al passo con se stessa, a saper andare alla stessa velocità del suo talento e delle sue straordinarie capacità.


nel giorno in cui avrebbe compiuto ventotto anni esce il terzo album, postumo, lioness: hidden treasures. di quella ragazza troppo sincera, fragile, insicura e irrequieta, attaccata e costantemente giudicata dai media per il suo modo di vivere, è rimasto al mondo il ritratto di una grande artista, una piccola, giovane ragazza bianca di londra con la voce nera di una cantante jazz e una mente brillante capace di scrivere testi indimenticabili.

giovedì 7 novembre 2019

i testamenti

una donna ribelle era ancora peggio di un uomo ribelle, perché i ribelli diventavano traditori, mentre le ribelli diventavano adultere.

ultimamente va di moda urlare in preda al panico ogni qual volta viene annunciato il sequel di qualcosa, di accusare gli autori di essere solo degli approfittatori in cerca di soldi facili che svendono l'opera originale per qualche miserabile zero in più sul loro conto in banca.
io faccio parte di quella fetta di fandom che invece, quando trova qualcosa che le piace, ne vuole ancora, così - anche se sto scrivendo questo post tardissimo - ho festeggiato l'annuncio di un secondo libro, trentatré anni dopo la pubblicazione de il racconto dell'ancella, dedicato al mondo di gilead e ho preso i testamenti subito appena uscito, divorandolo in meno di due giorni.

*attenzione! tutto ciò che segue potrebbe contenere piccoli spoiler su il racconto dell'ancella (ok, è uscito 33 anni fa ma con gli spoilerfobici non si sa mai) e sulle tre stagioni della serie hbo. nulla di fondamentale, ma... siete avvisati*

se ricordate, ne il racconto dell'ancella tutta la storia, narrata in prima persona da june/offred, viene presentata come una sorta di diario, un documento ritrovato molto tempo dopo la caduta di gilead e letto e analizzato da una nuova umanità che si interroga per comprendere quella civiltà scomparsa. quindi che gilead sia destinato a scomparire lo sapevamo già più o meno dall'85, ma quello che margaret atwood non ci aveva spiegato era come fosse successo: tra la fine della storia di june - che originariamente terminava all'interno di un furgone e ci lasciava con il dubbio di cosa le era successo poi - e i commenti degli archeologi alla fine del suo diario in effetti non c'era nulla.
negli ultimi tempi, lo saprete benissimo, la seguitissima, riuscitissima e premiatissima serie tv (no, non c'è nulla di lento nella terza stagione, non è rambo, ci sono delle donne sottomesse da una società di folli violenti che cercano di mettere in piedi una rete clandestina di resistenza senza farsi scoprire e impiccare in dieci minuti) ha cominciato a riempire quel vuoto con la seconda e la terza stagione (aspettiamo che arrivi presto la quarta) ed è proprio a quest'ultima che si ricollega i testamenti.
intendiamoci, potreste tranquillamente leggerlo anche senza mai aver visto la serie, ma credo che leggerlo dopo il finale della terza stagione sia decisamente più soddisfacente che passare dal primo libro a questo, anzi potrei tranquillamente dire che questo libro mi è sembrato un regalo pieno d'amore a tutti i fan della serie tv, credo che la atwood la apprezzi tanto quanto noi e il suo contributo a realizzare gli episodi dalla seconda stagione in poi la rende a tutti gli effetti parte della storia e non un semplice adattamento.

i testamenti è il titolo più azzeccato che si sarebbe potuto scegliere per questo libro. la storia infatti ci viene raccontata attraverso tre documenti: due sono trascrizioni di testimonianze di due ragazze agnes, figlia di uno dei comandanti di gilead, privata troppo presto dell'amore di una mamma che, nonostante non fosse davvero sua madre, la amava davvero, e daisy, una giovane canadese che si ritroverà suo malgrado invischiata nelle vicende di quel paese orribile che guarda con sgomento dal di fuori. la terza voce, il testamento vero e proprio, è quello di uno dei personaggi più amati e odiati al contempo, sicuramente uno dei più riusciti della serie, ovvero quello di zia lydia.
man mano che la vicenda va avanti si comprende meglio il collegamento tra queste tre figure che sembrano così lontane tra loro, un legame voluto dal destino e non soltanto.
e sopratutto, attraverso le loro voci e sopratutto quella di zia lydia, si comprenderà cosa ha portato gilead, nonostante il sistema perverso e quasi perfetto che lo regola, alla sua disfatta.

ma, come d'altronde era già successo per il primo romanzo e per la serie tv, è sopratutto il contesto a colpire. fino ad adesso abbiamo per lo più osservato la distopia totalitarista di gilead dal punto di vista delle ancelle, ma nelle due ultime stagioni della serie cominciava a essere inevitabile chiedersi cosa succede ai bambini nati a gilead o a quelli troppo piccoli per ricordare il mondo prima della sua fondazione, sopratutto alle bambine. la figura di agnes è fondamentale per riportarci quel misto di orrore e incredulità che ci aveva suscitato all'inizio il romanzo degli anni '80, per spiegarci il modo in cui le ragazze vengono cresciute - e la cosa più spaventosa è rendersi conto di come sia solo un'iperbole dell'educazione che oggi subiscono molte bambine - con un' abbondante dose di terrorismo psicologico sulla sessualità, una visione distorta dell'amore, e sopratutto di loro stesse.
queste ragazzine non riescono a capirlo ma è tremendamente palese: gilead è il mondo creato da uomini che non solo odiano le donne, ma che ne sono terrorizzati, che hanno bisogno di sottometterle, umiliarle, distruggerle perché sanno che senza la prevaricazione non avrebbero neanche una briciola di quel potere che tanto li fa grandi. non c'è nessun vero amore per dio, nessuna voglia di salvare l'umanità dall'estinzione, è solo odio. banale, stupido, penoso odio. e se vi sembra assurdo, fatevi un giro su quegli orribili siti frequentati da incel e altri pericolosi folli simili e vi renderete conto di quanto la realtà sia oscenamente simile alla fantasia.

il racconto di zia lydia poi, oltre a raccontare la sua storia - tremenda e bellissima come tutte quelle a cui la atwood ci ha abituato fino a ora con la saga di gilead - svela poco a poco il marciume di una società che si vanta giusta e rispettosa di dio ma che è poco più di una carogna putrescente.
il ruolo di zia lydia non è solo importante ma assolutamente essenziale: è stata fin da subito molto più di una crudele addestratrice di ancelle, molto più di una guardiana, di una maestra. l'abbiamo vista più volte in atteggiamenti inaspettatamente dolci, come se riuscisse ancora a emergere una parte di lei che gilead non era riuscito a distruggere, qui sarà lucida, spietata, calcolatrice ma anche fondamentale e risolutiva. non aggiungo altro.

su tutte e tre le figure aleggia il fantasma di baby nicole, la bimba di june portata fuori da gilead, il cui ricordo rimane ancora - i testamenti si svolge una quindicina di anni dopo i fatti narrati nel primo libro e nella serie tv - quasi come un feticcio da usare per accusare di crudeltà il mondo esterno, colpevole di aver rapito una neonata. e ovviamente, si intravede l'ombra di june, una presenza silenziosa ma importante, in tutta la vicenda, come se rimanesse al bordo del nostro campo visivo a sorriderci con quell'espressione incredibile a cui elisabeth moss ci ha abituati.

questo libro non solo non tradisce le aspettative, non solo è un ottimo seguito del primo romanzo ma lo è anche della serie tv, risparmia le ripetizioni e funziona benissimo anche, come ho già detto più su, per chi non ha seguito la versione di hbo, aumenta anzi l'hype per la quarta stagione e si rivela una lettura emozionante, coinvolgente e sconvolgente, regalandoci le stesse emozioni che ormai siamo abituati ad associare a questo mondo, così ferocemente assurdo e così spaventosamente plausibile, creato dalla atwood.

probabilmente questo mio post su i testamenti arriva tardi, probabilmente ne avete già sentito parlare tanto, ma se non l'avete ancora letto - o peggio ancora, non avete ancora letto/visto nulla tra libri e serie tv (a proposito, qui, un paio di anni fa, scrivevo le mie primissime impressioni sull'inizio della serie) - è arrivato il momento di rimediare.

lunedì 4 novembre 2019

lucca 2019 ~ riassuntone degli annunci

ed ecco il tradizionale riassunto degli annunci di lucca, questa volta ci sono rimasta veramente peggio del solito, mi aspettavo qualcosa in più dopo gli ultimi anni di magra.
ho la sensazione che ormai gli editori non tengano più in conto questa cosa degli annunci in questo periodo, anzi i titoli più interessanti vengono ormai annunciati praticamente in qualsiasi altro momento dell'anno sopratutto sui social.
ammetto che è un po' triste, forse più comodo, ma si perde tutto il gusto dell'attesa.
anche questa cosa di scrivere sempre le stesse lamentele mi sta venendo a noia ad essere sincera...
(ps. questo post riguarda solo gli annunci dei manga. i fumetti occidentali annunciati che mi potrebbero interessare sono solo quelli bao e feltrinelli e ne so troppo poco per discuterne qui, quindi aspetto direttamente di saperne di più man mano usciranno)


in realtà molto meno entusiasmo di quanto avessi sperato quando ho scelto questa faccetta di yotsuba per i titoli che stanno qui, quelli che prenderò certamente ma aspettare lucca per questo... ugh...
insomma, sicuramente wizdom di nagabe e la nuova edizione di black jack, che di certo non è una sorpresa, si sapeva già che sarebbe arrivata, entrambi da j-pop.
molto contenta anche per il nuovo titolo di golo zhao, tu sei il più bel colore del mondo, per bao publishing.
e basta.


tutto il resto vaga nel limbo del boh, si vedrà quando usciranno.
ad esempio asadora! di urasawa (planet manga) potrebbe essere bello, anche se sinceramente avrei preferito una ristampa di 20th century boys, così come ariadne in the blue sky (starcomics) e princess maison di aoi ikebe (bao publishing), insieme a quasi tutti gli altri titoli proposti per la collana aiken.
heavenly delusion è quello più in dubbio di tutti, non riesco a capire se è interessante o se è una porcheria cosmica, chiunque lo conosca mi dica qualcosa.
probabilmente cederò anche per la ristampa di utena, il fatto che siano così pochi volumi mi tenta, sopratutto per l'effetto nostalgia (l'avevo sto manga e l'ho venduto e poi me ne sono pentita un po')


qui praticamente tutto:
perché tutti sti titoli di shuzo oshimi per planet manga? chi diamine è? cover e trame orribili, via!, idem per i due nuovi titoli della collana wasabi di star comics, mi è bastato mother cosmos, basta con sta specie di gara a chi porta in italia la roba più assurda facendola passare per "di nicchia",  love is war 16 volumi in corso di storia d'amore adolescenziale e ragazzine con i fiocchetti nella frangetta nemmeno per scherzo, molto probabilmente niente da fare nemmeno per i due volumi unici di asano a meno che tutto il resto del mondo non mi dica che è tornato agli antichi splendori di what a wonderful world, poi un manga sul cibo di ventidue volumi in corso, bao, io vi voglio bene ma questo è veramente troppo, basta anche con sta storia di riadattare manga di tezuka con i disegnetti accattivanti e sopratutto un mega no a tutta la roba dynit che alcuni li avrei anche presi se solo non costasse tutto tremendamente e inutilmente troppo. sì, la media di 20€ per un manga, stampato oltretutto in modo orribile, è un furto insopportabile.


mi sono rotta davvero, shirayuki hime me lo prendo in inglese, anche se viene annunciato tra quindici giorni, odio troppo tutti per come hanno trattato questo titolo.
per il resto mi aspettavo qualcosa di più, sopratutto da star comics e planet manga.



una tristezza immane, ogni volta va sempre peggio a lucca, credo che siano gli annunci più brutti e insignificanti dell'anno.
non c'è stato nulla che mi abbia davvero entusiasmato, eppure ricordo che anni fa, i primi anni del blog e prima ancora, era festa ogni anno.
o sono cambiata io, oppure... insomma, nulla di nulla, al massimo pochissimo, continuo a recuperare vecchie serie e a buttarmi su qualsiasi cosa non siano i manga (la cosa che mi intristisce davvero è che questa mia fissazione per i fumetti è iniziata a livello patologico proprio leggendo manga, se avessi cominciato adesso probabilmente sarei diventata un'appassionata di borse), aspettando il momento in cui ci sia una ripresa vera - che no, non significa fatemi spendere miliardi per qualche titolo appena più che carino solo perché lo stampate con le stesse dimensioni di un elenco telefonico - oppure un abbandono, almeno da parte mia, definitivo.

e voi? segnato qualcosa in wishlist? siete contenti di come siano andate le conferenze? c'è qualcosa in cui speravate tra i titoli annunciati?

martedì 29 ottobre 2019

shopping list di lucca - ovvero consigli per gli acquisti (secondo me) per chi ci andrà - sesta edizione

sono ormai rassegnata all'idea che non metterò più piede a lucca a meno che non accada un qualche miracolo, ma continuo a seguire gli annunci con enorme interesse e ad aspettare la fiera che è un po' il corrispettivo di natale per noi che ci foderiamo la casa e il cervello di pagine e pagine di fumetti.
come sempre, questa non è una lista completa delle anteprime e delle nuove uscite che saranno disponibili, solo la mia personalissima lista di consigli che equivale alla lista delle cose che vorrei tanto leggere, e anche questa volta, molto probabilmente, non riuscirò a recuperare tutto nemmeno entro lucca 2020, nemmeno se vendo un rene, ma ci si prova comunque.
aspetto i vostri commenti, pareri e consigli!


 • autoproduzioni • 

• un po' di nuovi titoli di mammaiuto, ve li segnalo tutti che da loro si compra di base a scatola chiusa: cavalier inservente di francesco guarnaccia e pregnacy comic journal di sara menetti (che si potevano acquistare anche in preordine), il nuovo titolo della collana duepunti i giorni della fame di lorenzo palloni e - se come me ve lo siete persi prima - from here to eternity, salvato dal macero (gran bella idea shockdom, davvero complimenti) che sarà disponibile in fiera e poi si potrà acquistare online per noi poveri sfigati che a lucca non ci saremo (sperando ne rimanga qualche copia).



• ho scoperto un nuovo collettivo di autoproduzioni che quest'anno presenta due titoli che mi piacerebbe tantissimo leggere: appena prima di sbocciare e la leggenda di potpourri. li trovate su potpourri comics.


 • graphic novel • 

• il nuovo libro di nicolas de crécy (autore de il celestiale bibendum, la repubblica del catch e prosopopus), il primo volume (saranno due) di visa transit, come sempre per eris edizioni, assolutamente imperdibile. al loro stand ci sarà anche il secondo - e conclusivo - volume di days of hate (del primo ho parlato qui) e rufolo e il grande evento di fabio tonetto (il post sul primo volume dedicato a rufolo lo trovate qui), uscito da un po' ma ci tenevo a segnalarvelo.
per chi se lo fosse perso (male!) c'è una nuova edizione, cartonata, di e così conoscerai l'universo e gli dei di jesse jacobs di cui ho parlato qui.
infine, tra le novità più recenti, vi consiglio the artist di anna haifisch (qui il post) e inn di jacopo starace (qui!).




• grandi novità e graditissimi ritorni anche per bao publishing: le ragazze del pillar di teresa radice e stefano turconi ci riportano nel mondo de il porto proibito, l'imperdibile nuovo libro di zerocalcare, la scuola di pizze in faccia del professor zerocalcare (che è uscito da un po' ma arriva a lucca con una variant cover che per una volta mi piace più della copertina originale), mercedes di daniel cuello (di cui vi consiglio di recuperare residenza arcadia), il primo volume de la belgica di toni bruno (autore di da quassù la terra è bellissima), alice di sogno in sogno di giulio macaione (autore di ofelia, basilicò e stella di mare, oltre che varie autoproduzioni) con i colori di giulia adragna (autrice di miss hall) e hilda e il re montagna di luke pearson.




momenti straordinari con applausi finti, il nuovo, imperdibilissimo libro di gipi per coconino press (non so se seguite i vari account di gipi, ma ha mostrato qualche anteprima tempo fa ed era tutto indicibilmente bellissimo) (a proposito di gipi, qui su claccalegge si è parlato di lmvdm, questa è la stanza e unastoria)

• per mondadori oscar ink esce libia, scritto dalla bravissima francesca mannocchi, giornalista d'inchiesta, e disegnato da gianluca costantini.


erri de luca firma la sceneggiatura de l’ora x - una storia di lotta continua, insieme a cosimo damiano damato e paolo castaldi per feltrinelli comics, e ammetto che mi incuriosisce moltissimo leggere uno dei miei scrittori preferiti in un ambito completamente diverso da quello in cui si muove di solito.

celestia volume 1 di manele fior, edito da oblomov edizioni, non credo serva dire altro.


• torna ernesto anderle, dopo il bellissimo vincent van love, con ridammi la mano, dedicato a fabrizio de andré, anche questa volta edito da beccogiallo.

• altro graditissimo ritorno è quello di grégory panaccione (autore de il mio amico toby) sempre per renoir comics, con un'estate senza mamma.


hop! edizioni presenta l'undicesimo volume della collana per aspera ad astra (ne abbiamo parlato qui) dedicato a amy winehouse con i disegni di liuba gabriele e come sempre i testi di lorenza tonani.

• torna anche jesse jacobs con il bambino delle ossa, per hollow press (e noi tutti amiamo jesse jacobs!)



• allo stand di saldapress ci saranno un altro titolo dell'instancabile lorenzo palloni, desolation club volume 1, disegnato da vittoria macioci e la società dei draghi del tè di katie o'neill.



• kleiner flug presenta il filo invisibile di ivana e gradimir smudja, un viaggio in due volumi nella storia dell'arte dalla preistoria al '900.


• allo stand di tatai lab verrà presentato il cofanetto di wondercity (e noi che invece abbiamo già i primi sei numeri ci attacchiamo al tram per il momento, nell'attesa di poter acquistare i volumetti conclusivi che ci mancano, ma siamo ottimisti e incrociamo le dita! ah, in questa nuova edizione non saranno spillati ma brossurati!) e il terzo e conclusivo volume di lumina (di cui ho parlato qui e qui e che, per la prima volta, non sono riuscita a prendere in preordine con il crowdfunding, spero di poter rimediare prestissimo, quindi lasciatemene almeno una copia da parte!)


 • manga e fumetti seriali • 

• non sono una grande fan dei titoli bonelli ma attica di giacomo bevilacqua non posso perdermelo. a lucca ci sarà in anteprima il primo dei sei volumetti della serie.

• passando ai manga, per coconino, nella collana doku, arriva uno dei titoli da me più attesi negli ultimi anni (in realtà è già uscito da qualche giorno ma volevo comunque suggerirvi di prenderlo se andate in fiera), ovvero la musica di marie di usamaru furuya.


• il primo volume de la fenice di osamu tezuka nella nuova edizione di j-pop, così finalmente mi decido a leggerlo e la grande avventura di astroboy, un volume unico "concentrato" (come dice l'editore) sul personaggio iconico di tezuka (no, non è un pot-pourri editoriale ma una storia autoconclusiva scritta da tezuka stesso).

• alla collana showcase di dynit si aggiungono due titoli che vi suggerisco: il primo è love my life di ebine yamaji, uscito anni fa in quel bellissimo esperimento (fallito) che fu manga-san (io infatti ho la vecchia edizione) e poi uno slice of life per gattofili, nekomichi di hisae iwaoka (l'autrice di donsei mansion e fiori di biscotto, ho parlato di entrambi qui)


• per la serie "i primi amori non si dimenticano mai" credo che non riuscirò a resistere alla tentazione di prendere un nuovo eroe, il primo volume della nuova serie di pk, nonostante le storie uscite negli ultimi anni su topolino non mi abbiano particolarmente entusiasmata, la speranza che queste siano migliori è grande. e poi pikappa è pikappa!
(edit: trovato in edicola, 10€ per una roba che è più copertina che altro. va bene il grande primo amore, ma anche prenderci meno per scemi sarebbe gradito. ovviamente skippato alla grande)


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come ogni anno ormai (è una delle poche tradizioni che riesco a rispettare) alla fine delle conferenze ci sarà il solito post con le faccette di yotsuba, il riassuntone degli annunci divisi per livello di entusiasmo generato, le ricorrenti lamentele e delusioni (se non sei deluso dagli annunci e non ti lamenti non è veramente lucca) e (spero) qualche gioia.
anche se ormai gli annunci si fanno in continuazione e senza aspettare le fiere non mi arrendo e rimango fedele a questo appuntamento annuale che rimane sempre un mix di aspettative deluse, sogni infranti e qualche sorpresa.
per quel poco che serve, incrocio le dita per avere notizie di lumberjanes e giant days, mi auguro arrivi qualche nuovo volume di billy nebbia e spero ancora che prima o poi ci portino davvero shirayuki hime per il quale prego da anni, e che magari, dopo un sacco di titoli che non mi sarei mai e poi mai aspettata di vedere in italia, arrivino yasha della yoshida o basara (seeeee, figuriamoci!), che voglio leggere da millenni.
e voi? avete già fatto il toto-annunci?