lunedì 25 novembre 2019

days of hate ~ atto secondo

"ma le rivoluzioni solitamente iniziano con il terrorismo."
- kathy acker, 'empire of the senseless'

america, qualche anno nel futuro.
il governo è in mano ai suprematisti bianchi, un governo fascista e repressivo che confina nei campi di lavoro tutti quelli che danno fastidio alla buona società: immigrati, dissidenti, oppositori.
è qui che abbiamo visto iniziare la tragedia di huain e amanda: un tempo sposate, innamorate e felici, la loro storia è andata in pezzi a seguito di un grave lutto. adesso huain è nelle mani della polizia e dell'agente freeman che cerca di sfruttare il rimorso e il desiderio di vendetta della donna per mettere finalmente le mani su amanda, diventata ormai una pericolosa e ricercata terrorista.
freeman è sicuro di ottenere abbastanza informazioni da huain e di riuscire a mettere le mani su amanda e sul suo complice, e non si fa nessuno scrupolo a tradire la sua immagine di uomo tutto d'un pezzo, integerrimo e ligio al dovere pur di arrivare al suo obiettivo. è tanto sicuro della sua forza quanto della debolezza delle due donne, del fatto che l'odio sia così forte da mettere in ombra non soltanto l'amore che hanno provato una per l'altra, ma quello che hanno sempre avuto per quella libertà, giustizia, umanità che uomini come lui calpestano ogni giorno.
ma, come avevamo già intuito nel primo volume, le cose non sono affatto sotto il suo controllo come crede lui...


questo secondo volume di days of hate è una lettura sicuramente più facile della prima parte: capiamo meglio cosa sta succedendo, siamo ormai dentro la vicenda e abbiamo capito cosa muove ognuno dei personaggi, nonostante il finale doloroso e spiazzante, nonostante il male che solo la speranza sa regalare. non voglio fare spoiler, ma le storie che è riuscito a intrecciare ales kot meritano qualche considerazione.
la vicenda si svolge essenzialmente su due piani che sono separati solo in apparenza: da un lato la storia d'amore - forse conclusa, sicuramente tragica - di due donne, il loro desiderio di vivere una vita felice, normale, semplice, tranquilla, dall'altro la necessità di calarsi all'interno di una società stravolta dall'odio, da un potere che si è trasformato in prevaricazione e violenza, la necessità di sacrificare la propria serenità, la propria quotidianità, per ottenere qualcosa che va oltre la realizzazione personale. certo, sarebbe stato facile scappare, andare oltre i confini, costruirsi una vita normale da qualche altra parte, sempre che ci sia ancora un posto dove essere felici, ma amanda e huain sono consapevoli che non siamo e non possiamo essere responsabili solo di quello che accade al di qua della porta di casa, e sono disposte a tutto pur di portare avanti la loro lotta verso un potere oppressivo e crudele.
kot alterna i momenti più felici del passato, quelli in cui le due protagoniste erano insieme, felici, innamorate, all'azione frenetica del presente, con il risultato di rendere ancora più dolorosa la loro separazione e le loro scelte.
è facile passare dalla storia di kot ai nostri giorni, ai fascismi dilaganti in europa e nel resto del mondo, alle guerriglie urbane e alle repressioni, è facile incontrare persone come huain e amanda - probabilmente non a caso due donne, impossibile non pensare alle tantissime attiviste uccise negli ultimi tempi, parallelo forse non voluto da kot ma comunque plausibile - che rinunciano alla facilità di girarsi da un'altra parte e rimangono fino alla fine per combattere per quello in cui credono.
non ci sono buoni completamente buoni né cattivi completamente cattivi e come in ogni guerra, sono sopratutto gli innocenti a farne le spese. kot è spietato su questo e non cede alla tentazione di idealizzare nulla, rendendo la storia meno digeribile ma sicuramente più realistica.


sperando che non sia profetico, days of hate è molto più di un thriller appassionante, è - come una buona distopia deve essere - uno specchio che deforma appena la nostra realtà costringendoci per una volta a guardarla senza il velo dell'abitudine e della rassegnazione.
danijel zezelj completa tutto con le sue tavole sporche, eleganti e intense che sanno rendere al meglio le atmosfere e le emozioni dei personaggi.
insomma, una degna conclusione di una bellissima miniserie che vi straconsiglio assolutamente.

qui il post sul primo volume della serie.

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