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lunedì 11 novembre 2019

amy

forse avrebbe potuto essere solo amy al ronnie scott di soho a cantare jazz per pochi. non credeva di poter vivere di musica, pensava di dover accompagnare la carriera con un altro lavoro, da cameriera. di musica ha potuto vivere, invece, ma il sistema musica, su una ragazza fragile e ribelle, ha agito da folle detonatore, portandola alla morte a soli ventisette anni.

non mi stancherò mai di ripetere quanto apprezzo la collana per aspera ad astra di hop! edizioni, questa bellissima raccolta di biografie così incredibili da sembrare inventate per essere messe su carta, e invece... e invece è tutto vero, le donne di cui lorenza tonani - l'autrice di tutti i testi - ci racconta insieme alle bravissime illustratrici che l'accompagnano di volta in volta sono esistite, esistono ancora, poco importa in quali anni abbiamo vissuto o in quali paesi: ragazze che hanno attraversato momenti difficili, dolorosi, che sono vissute in penombra e che grazie ai loro talenti, alla loro incredibile voglia di andare avanti, sono arrivate alle stelle, splendenti anche loro e capaci di abbagliarci già solo quando sentiamo il loro nome.

in una collana così, poteva forse mancare amy winehouse? un'artista che a ventiquattro anni aveva già ottenuto quello che altri cantanti non raggiungono in una vita intera, che ha colpito per la sua musica, la sua voce, i suoi testi tanto quanto per la sua vita privata, il suo stile, i suoi amori, il suo corpo, tutto quello su cui chiunque crede di essere in diritto di mettere becco, sopratutto se sei una donna.


insieme ai pastelli di liuba gabriele, che sanno combinare la dolcezza e la delicatezza del colore con la sicurezza del tratto e che già così raccontano tanto di amy, lorenza tratteggia la storia di una bambina che faceva di tutto per essere al centro dell'attenzione, per farsi notare e amare da chiunque. insofferente alla scuola, sapeva di avere un talento che nessuna lezione di letteratura o di geografia poteva aiutarla a sviluppare, amy scappava dalle regole con una frenesia che col senno di poi fa quasi paura: a dodici anni, quando già il padre che adorava aveva divorziato da sua madre lasciandole dentro un vuoto enorme che colma con la musica e con i suoi sogni, decide di prendere in mano le redini della sua vita e riesce a vincere una borsa di studio per la sylvia young theatre school, senza nemmeno avvisare prima i suoi genitori. nemmeno qui va benissimo però, le materie tradizionali continuano ad esserci anche qui e lei continua a essere tutto fuorché una studentessa modello, ma inizia i suoi primi lavori e poco tempo dopo essere riuscita a concludere, anche se faticosamente, il suo percorso scolastico, registra il suo primo disco con cover jazz, quei brani che aveva imparato ad amare grazie anche alla nonna cinthya.
da questo momento in poi la strada di amy sembra non poter andare che verso un futuro di successi sfolgoranti: canta, suona, esplora nuovi generi, si fa notare da produttori e altri musicisti, compone e sopratutto inizia a fare della musica il suo vero lavoro, quello che le permette di andare a vivere da sola, ancora minorenne.
il successo è sancito con l'uscita del primo album, frank, ma comincia a intravedersi qualche ombra: i suoi produttori non vogliono ancora correre il rischio di lanciarla in america e sopratutto amy non riesce a dare il massimo ai concerti, non le piace cantare davanti al grande pubblico.

la storia successiva è segnata sopratutto dal personaggio-amy: il suo modo di fare scorretto e provocatorio, la sua pessima relazione con i giornalisti e sopratutto il suo abuso di alcool, che finisce sulla bocca di tutti quando diventa evidente che la sua dipendenza la mette costantemente in pericoli ben più seri che una brutta figura durante un'intervista.
la travagliatissima e devastante storia d'amore con blake, il più importante dei suoi amori e il tipo di persona peggiore che una ragazza fragile come amy potesse incontrare, segna il punto di non ritorno: la storia tra i due ha alti e bassi che sono sempre esageratissimi e incidono sulla sua salute mentale e fisica. da questo percorso nascerà poi l'album che la consacra definitivamente al successo, back to black, e insieme nascerà con lui una nuova amy, con un look che fa di lei una vera e propria icona, che completa, con la sua voce e la sua storia, quello che serviva a farne un mito immortale.
nonostante il trionfo, il successo mondiale, i milioni di copie vendute e le infinite possibilità che si aprono davanti a lei, amy, indomabile, continua a mostrarsi ubriaca agli show, ad alternare concerti memorabili con altri in cui a malapena biascica qualche parola.
conquista il mondo ma continua a distruggere se stessa, tra disturbi alimentari, abuso di droghe e alcool e l'immancabile presenza di blake, che continua a essere tanto indispensabile per lei quanto deleterio.
la fine della storia, nel luglio del 2011, la conosciamo già: in pochissimi anni amy è riuscita a stravolgere il mondo della musica, a diventare qualcosa di molto di più di una star mondiale ma non è riuscita a stare al passo con se stessa, a saper andare alla stessa velocità del suo talento e delle sue straordinarie capacità.


nel giorno in cui avrebbe compiuto ventotto anni esce il terzo album, postumo, lioness: hidden treasures. di quella ragazza troppo sincera, fragile, insicura e irrequieta, attaccata e costantemente giudicata dai media per il suo modo di vivere, è rimasto al mondo il ritratto di una grande artista, una piccola, giovane ragazza bianca di londra con la voce nera di una cantante jazz e una mente brillante capace di scrivere testi indimenticabili.

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