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martedì 29 ottobre 2019

shopping list di lucca - ovvero consigli per gli acquisti (secondo me) per chi ci andrà - sesta edizione

sono ormai rassegnata all'idea che non metterò più piede a lucca a meno che non accada un qualche miracolo, ma continuo a seguire gli annunci con enorme interesse e ad aspettare la fiera che è un po' il corrispettivo di natale per noi che ci foderiamo la casa e il cervello di pagine e pagine di fumetti.
come sempre, questa non è una lista completa delle anteprime e delle nuove uscite che saranno disponibili, solo la mia personalissima lista di consigli che equivale alla lista delle cose che vorrei tanto leggere, e anche questa volta, molto probabilmente, non riuscirò a recuperare tutto nemmeno entro lucca 2020, nemmeno se vendo un rene, ma ci si prova comunque.
aspetto i vostri commenti, pareri e consigli!


 • autoproduzioni • 

• un po' di nuovi titoli di mammaiuto, ve li segnalo tutti che da loro si compra di base a scatola chiusa: cavalier inservente di francesco guarnaccia e pregnacy comic journal di sara menetti (che si potevano acquistare anche in preordine), il nuovo titolo della collana duepunti i giorni della fame di lorenzo palloni e - se come me ve lo siete persi prima - from here to eternity, salvato dal macero (gran bella idea shockdom, davvero complimenti) che sarà disponibile in fiera e poi si potrà acquistare online per noi poveri sfigati che a lucca non ci saremo (sperando ne rimanga qualche copia).



• ho scoperto un nuovo collettivo di autoproduzioni che quest'anno presenta due titoli che mi piacerebbe tantissimo leggere: appena prima di sbocciare e la leggenda di potpourri. li trovate su potpourri comics.


 • graphic novel • 

• il nuovo libro di nicolas de crécy (autore de il celestiale bibendum, la repubblica del catch e prosopopus), il primo volume (saranno due) di visa transit, come sempre per eris edizioni, assolutamente imperdibile. al loro stand ci sarà anche il secondo - e conclusivo - volume di days of hate (del primo ho parlato qui) e rufolo e il grande evento di fabio tonetto (il post sul primo volume dedicato a rufolo lo trovate qui), uscito da un po' ma ci tenevo a segnalarvelo.
per chi se lo fosse perso (male!) c'è una nuova edizione, cartonata, di e così conoscerai l'universo e gli dei di jesse jacobs di cui ho parlato qui.
infine, tra le novità più recenti, vi consiglio the artist di anna haifisch (qui il post) e inn di jacopo starace (qui!).




• grandi novità e graditissimi ritorni anche per bao publishing: le ragazze del pillar di teresa radice e stefano turconi ci riportano nel mondo de il porto proibito, l'imperdibile nuovo libro di zerocalcare, la scuola di pizze in faccia del professor zerocalcare (che è uscito da un po' ma arriva a lucca con una variant cover che per una volta mi piace più della copertina originale), mercedes di daniel cuello (di cui vi consiglio di recuperare residenza arcadia), il primo volume de la belgica di toni bruno (autore di da quassù la terra è bellissima), alice di sogno in sogno di giulio macaione (autore di ofelia, basilicò e stella di mare, oltre che varie autoproduzioni) con i colori di giulia adragna (autrice di miss hall) e hilda e il re montagna di luke pearson.




momenti straordinari con applausi finti, il nuovo, imperdibilissimo libro di gipi per coconino press (non so se seguite i vari account di gipi, ma ha mostrato qualche anteprima tempo fa ed era tutto indicibilmente bellissimo) (a proposito di gipi, qui su claccalegge si è parlato di lmvdm, questa è la stanza e unastoria)

• per mondadori oscar ink esce libia, scritto dalla bravissima francesca mannocchi, giornalista d'inchiesta, e disegnato da gianluca costantini.


erri de luca firma la sceneggiatura de l’ora x - una storia di lotta continua, insieme a cosimo damiano damato e paolo castaldi per feltrinelli comics, e ammetto che mi incuriosisce moltissimo leggere uno dei miei scrittori preferiti in un ambito completamente diverso da quello in cui si muove di solito.

celestia volume 1 di manele fior, edito da oblomov edizioni, non credo serva dire altro.


• torna ernesto anderle, dopo il bellissimo vincent van love, con ridammi la mano, dedicato a fabrizio de andré, anche questa volta edito da beccogiallo.

• altro graditissimo ritorno è quello di grégory panaccione (autore de il mio amico toby) sempre per renoir comics, con un'estate senza mamma.


hop! edizioni presenta l'undicesimo volume della collana per aspera ad astra (ne abbiamo parlato qui) dedicato a amy winehouse con i disegni di liuba gabriele e come sempre i testi di lorenza tonani.

• torna anche jesse jacobs con il bambino delle ossa, per hollow press (e noi tutti amiamo jesse jacobs!)



• allo stand di saldapress ci saranno un altro titolo dell'instancabile lorenzo palloni, desolation club volume 1, disegnato da vittoria macioci e la società dei draghi del tè di katie o'neill.



• kleiner flug presenta il filo invisibile di ivana e gradimir smudja, un viaggio in due volumi nella storia dell'arte dalla preistoria al '900.


• allo stand di tatai lab verrà presentato il cofanetto di wondercity (e noi che invece abbiamo già i primi sei numeri ci attacchiamo al tram per il momento, nell'attesa di poter acquistare i volumetti conclusivi che ci mancano, ma siamo ottimisti e incrociamo le dita! ah, in questa nuova edizione non saranno spillati ma brossurati!) e il terzo e conclusivo volume di lumina (di cui ho parlato qui e qui e che, per la prima volta, non sono riuscita a prendere in preordine con il crowdfunding, spero di poter rimediare prestissimo, quindi lasciatemene almeno una copia da parte!)


 • manga e fumetti seriali • 

• non sono una grande fan dei titoli bonelli ma attica di giacomo bevilacqua non posso perdermelo. a lucca ci sarà in anteprima il primo dei sei volumetti della serie.

• passando ai manga, per coconino, nella collana doku, arriva uno dei titoli da me più attesi negli ultimi anni (in realtà è già uscito da qualche giorno ma volevo comunque suggerirvi di prenderlo se andate in fiera), ovvero la musica di marie di usamaru furuya.


• il primo volume de la fenice di osamu tezuka nella nuova edizione di j-pop, così finalmente mi decido a leggerlo e la grande avventura di astroboy, un volume unico "concentrato" (come dice l'editore) sul personaggio iconico di tezuka (no, non è un pot-pourri editoriale ma una storia autoconclusiva scritta da tezuka stesso).

• alla collana showcase di dynit si aggiungono due titoli che vi suggerisco: il primo è love my life di ebine yamaji, uscito anni fa in quel bellissimo esperimento (fallito) che fu manga-san (io infatti ho la vecchia edizione) e poi uno slice of life per gattofili, nekomichi di hisae iwaoka (l'autrice di donsei mansion e fiori di biscotto, ho parlato di entrambi qui)


• per la serie "i primi amori non si dimenticano mai" credo che non riuscirò a resistere alla tentazione di prendere un nuovo eroe, il primo volume della nuova serie di pk, nonostante le storie uscite negli ultimi anni su topolino non mi abbiano particolarmente entusiasmata, la speranza che queste siano migliori è grande. e poi pikappa è pikappa!
(edit: trovato in edicola, 10€ per una roba che è più copertina che altro. va bene il grande primo amore, ma anche prenderci meno per scemi sarebbe gradito. ovviamente skippato alla grande)


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come ogni anno ormai (è una delle poche tradizioni che riesco a rispettare) alla fine delle conferenze ci sarà il solito post con le faccette di yotsuba, il riassuntone degli annunci divisi per livello di entusiasmo generato, le ricorrenti lamentele e delusioni (se non sei deluso dagli annunci e non ti lamenti non è veramente lucca) e (spero) qualche gioia.
anche se ormai gli annunci si fanno in continuazione e senza aspettare le fiere non mi arrendo e rimango fedele a questo appuntamento annuale che rimane sempre un mix di aspettative deluse, sogni infranti e qualche sorpresa.
per quel poco che serve, incrocio le dita per avere notizie di lumberjanes e giant days, mi auguro arrivi qualche nuovo volume di billy nebbia e spero ancora che prima o poi ci portino davvero shirayuki hime per il quale prego da anni, e che magari, dopo un sacco di titoli che non mi sarei mai e poi mai aspettata di vedere in italia, arrivino yasha della yoshida o basara (seeeee, figuriamoci!), che voglio leggere da millenni.
e voi? avete già fatto il toto-annunci?

venerdì 25 ottobre 2019

lo scontro quotidiano

non c'è che dire: quando la vita non è schifosa è splendida!

marco fa il fotoreporter, documenta le zone di guerra, fotografa cadaveri o quelli che stanno per diventarlo e da circa otto anni è in cura da uno psicologo. le cose vanno un po' meglio ma continua a soffrire di attacchi di panico e ormai, a dirla tutta, si è stancato del suo lavoro, dei morti, dei quasi morti, del non riuscire a dire più niente con le sue fotografie.
da qui, dalla storia della crisi personale di un fotografo non troppo noto, quel genio di manu larcenet dà il via a una storia che si allarga come una spirale, diventa più del racconto della vita di marco, della sua famiglia, del suo passato e abbraccia un'intera generazione nella francia dei primi anni 2000.

trasferitosi in campagna, in compagnia del suo gatto (che in preda a un eccesso di cattivo gusto ha chiamato adolf per via del suo pessimo carattere, nome che in fondo spetterebbe a ogni gatto se ci si dovesse basare su questa logica), marco cerca di trovare un nuovo equilibrio, uno stato di pace, di stasi, per rendersi subito conto che è impossibile mettere in pausa l'esistenza così come è impossibile ripiegarsi su se stessi e chiudere fuori il resto del mondo.
la sua esistenza prosegue oscillando furiosamente tra alti e bassi, così lo scontro con il vicino aggressivo e fanatico della caccia si ricompensa con la chiacchierata con un altro vicino, gentile e chiacchierone, il panico per una ferita di adolf gli dà modo di conoscere la veterinaria emilie e di innamorarsene, la crisi creativa che gli ha fatto decidere di lasciare il lavoro gli permette di passare più tempo con la sua famiglia.
marco va avanti tra i giorni cercando di scansare i problemi, di non affrontarli, sminuirli a volte, di rimandarli più in là possibile, cerca di non cogliere i segnali dei mutamenti così da non essere costretto a seguirli, a cambiare anche lui, fino al momento in cui tutto è andato così tanto avanti che l'unica cosa da fare è prendere la rincorsa e seguirli.


larcenet scrive più della storia di marco, anzi lo fa portavoce di riflessioni fondamentali e profonde, lasciando che il suo personaggio scavi dentro di sé fino e subito dopo sposti lo sguardo per abbracciare tutto il resto: la vita, l'arte, la paura, il rapporto con la morte e quello con suo padre e con la sua famiglia, la crisi sociale e quella generazionale, il lavoro, i falsi miti, il futuro, la paternità, il dibattito politico ridotto al nulla.
è dal rapporto con gli altri che prendono vita questi pensieri, sono gli altri che lo trascinano a forza - nel bene e nel male - fuori dall'oasi di pace e immobilismo che è la sua mente ancor più che la sua casetta in campagna: emilie lo costringe ad assumersi le responsabilità che dovrebbe avere un adulto che decide di condividere la vita con qualcun altro, la malattia e la morte di suo padre lo mettono davanti ai ricordi della sua infanzia, alla sua paura della morte, a cosa sarà per lui stesso la paternità, l'incontro con un fotografo tanto ammirato - che si rivela una totale delusione dal punto di vista personale e umano - lo costringe a riflettere sul valore dell'opera d'arte e dell'artista, la scoperta della vera identità del vecchio buon vicino gli fa sbattere il muso contro quell'integrità di principi che è certo di aver sempre - e a ragione - avuto.

riprendendo il suo lavoro di fotografo, marco decide di seguire la causa del vecchio cantiere in cui per quarant'anni ha lavorato suo padre e che per lui è un po' una seconda famiglia, il cantiere che ormai sta per essere demolito, gli operai licenziati o trasferiti.
scatta ritratti e ascolta storie, si innamora di nuovo del suo lavoro, ritrova lo slancio del voler fare, del volersi sentire utile a qualcosa, si lascia portare indietro nel tempo dai ricordi e al contempo non si capacita della direzione che sta prendendo il futuro, sempre più incattivito e disperato, se pure i vecchi del cantiere, da sempre schierati a sinistra, delusi, amareggiati e impauriti si lasciano sedurre dal front national - e qui larcent anticipa con sconcertante lucidità quello che continua ad accadere ancora oggi, rendendo valida la situazione francese per un po' tutta l'europa.

l'esistenza stessa di marco diventa paradigma di quel complesso sistema di rapporti per cui non c'è nulla di così intimo da non essere anche sociale e politico e non c'è conflitto politico che non influisca sulla società e sul microcosmo personale di ciascuno.
è qui lo scontro quotidiano che si consuma ogni giorno, senza possibilità di fuga, tra l'io e il non-io, tra il desiderio di pace, d'intimità, di solitudine e la necessità di essere parte di qualcosa - una coppia, una famiglia, un gruppo di lavoratori, una città, un paese, il mondo intero - più grande.

è un libro fondamentale questo, e anche se l'ho letto tremendamente in ritardo, ha confermato l'idea che mi ero fatta su larcent e cioè che sia un fottuto genio, capace di disegnare omini buffi con i nasi giganteschi e gli occhi minuscoli e fargli mettere in scena tutto quello che rende la vita qualcosa di più dell'esistenza.

lunedì 21 ottobre 2019

commenti randomici a letture randomiche (70)

in un lontanissimo futuro, quando ormai gli eventi del presente saranno stati dimenticati da lungo tempo, il mito prenderà forma.

parlo di mostri... parlo di giganti.
lontanissimo dalle atmosfere cupe e disperate di berserk, gigantomachia mi ha colpita sopratutto per il messaggio quasi positivo e ottimista che non mi aspettavo affatto dal papà di gatsu: in una terra futura devastata da una meglio non specificata catastrofe che ha generato mutazioni umane incredibili, e creature mostruose e gigantesche (da cui, ovviamente, il titolo) si muovono delos, un wresler grande, grosso, forte ma fondamentalmente buono, pacifista e teneramente malinconico a volte, insieme alla sua compagna e protettrice prome, una creatura a metà tra una fatina e un elfo (una versione più soft e a volte comica di gatsu e shilke), e ci fanno da guida in uno scenario desertico e quasi disabitato, in cui incontrano - e si scontrano - con uomini-insetto che ci danno un'idea di cosa sia diventata la vita sul pianeta alla loro epoca.
nonostante i toni più leggeri e la velocità imposta dalla struttura a one-shot della storia, la narrazione regge benissimo e, anche se molte pagine sono dedicate a combattimenti che molto ricordano i duelli epici di berserk, possiamo facilmente calarci in un mondo che sarebbe bellissimo poter esplorare più a lungo.
leggendo si ha l'impressione che gigantomachia sia un lungo episodio-pilota per una potenziale nuova serie, ma credo che miura difficilmente si arrischierebbe a iniziare un progetto a lungo termine prima di finire berserk, e ammetto che un po' mi spiace, perché le avventure di delos e prome meriterebbero di svilupparsi un po' più a lungo.
in ogni caso, se siete fan del maestro e volete consolarvi delle interminabili attese tra un volumetto di berserk e l'altro, questo merita - certamente più de il re lupo! - di essere letto, nonostante in giro i fan ne avessero parlato male (credo sia più che altro colpa dell'idea - a mio personalissimo avviso molto stupida - che miura abbia in qualche modo perso tempo a disegnare questo quando poteva continuare berserk, ma credo che le scelte di un artista non siano, almeno in casi come questo, da criticare così duramente).
ho sentito non poche storie strane che si diffondono tra la gente. per questo motivo sono da sempre innamorata e affascinata dalle cose del mondo...
vagabondaggi di zao dao invece è esattamente quello che il titolo suggerisce: racconti brevi, ricordi d'infanzia, rievocazioni di antiche leggende folkloristiche cinesi, divertissement veri e propri, dall'ossessione infantile per il cibo - che appare numerosissime volte - all'utilizzo quasi pretestuale della mitologia per storielline brevi e leggere che si reggono più sull'eleganza e la bellezza dei disegni che su una trama vera e propria, quasi le vicende narrate fossero il pretesto per disegnare determinati personaggi e ambientazioni.
nulla di immancabile non fosse che zao dao è probabilmente tra le migliori artiste - disegnatrici, pittrici, illustratrici, fate voi - contemporanee, capace di adattare il suo stile sia a momenti di puro situazionismo comico che a scene che riprendono manieristicamente e reinventano uno stile pittorico tradizionale trasportandolo fuori da qualsiasi costrizione cronologica e rendendolo atemporale.
come per carnet selvaggio, vale la pena averlo a casa solo per sfogliarne le pagine e perdersi nella loro bellezza.

qui tutti sono considerati uguali, anche se differenti, e tutti hanno diritto alla vita, tutti possono vivere come vogliono e fare quello che vogliono. [...] la sola legge universale e inflessibile, su gora, per tutti, è quella di non fare danno ad alcun essere vivente.
ultimo consiglio è un libro che ho letto, dopo più di un anno che mi aspettava (!), quest'estate e che mi ha sorpresa e colpita molto più di quanto mi aspettassi: le avventure di layka di teresa noce è una favola moderna del secolo scorso, scritta da una donna che, tra le altre, è stata partigiana contro il fascismo in italia, spagna e francia, ha conosciuto i lager nazisti, è stata tra i fondatori del partito comunista.
consapevole della necessità di spiegare ai più piccoli la necessità - e la possibilità - di un mondo diverso, più giusto, regala alla povera laika, lanciata nello spazio a bordo dello sputnik e morta dopo poche ore dal decollo - una storia completamente nuova e sicuramente più felice di quella reale: sopravvissuta nella sua capsula, laika viaggia nello spazio fino ad atterrare su gora, un pianeta lontanissimo e strano, in cui non solo le creature sono diverse da quelle che abitano la terra e che laika ha conosciuto prima di partire, ma in cui non ci sono padroni e servi, ricchi e poveri, potenti e sottomessi: tutti insieme, ognuno secondo la propria natura e la propria capacità, partecipano del benessere di tutto il pianeta, in cui nessuno uccide e non ci sono guerre. un mondo ideale e utopico in cui l'ideale socialista si allarga fino ad abbracciare ogni forma vivente: più di mezzo secolo prima che temi come animalismo e ambientalismo diventassero di moda, teresa noce spiegava con parole semplicissime che un'altra realtà - più bella, più equa, più giusta - è possibile, e che chiunque, anche una cagnetta, poteva aiutare a costruirla.
una bella favola, certo, ma una favola in cui possiamo continuare a credere anche da grandi.

lunedì 14 ottobre 2019

mother cosmos

questa città è caduta in rovina svariate centinaia di anni fa. pare che la sua popolazione sia stata annientata quando alcune macchine alimentate da un nuovo tipo di energia sono impazzite.
tuttavia, i gargoyle costruiti come dispositivi di difesa continuano a proteggerla ancora oggi, come eterni guardiani di una città in cui non vive più nessuno.

mother cosmos è stata la più grande delusione degli ultimi mesi. la cover con quei disegni cupi e visionari e la quarta di copertina che parlava di atmosfera distopica degna di george orwell mi avevano esaltata, pensavo di trovarmi davanti a un piccolo capolavoro e invece...
chiariamoci: l'idea di fondo è buona, ma...

la trama, a grandi linee, è questa: satoru e schop sono due dig - una sorta di archeologi o più opportunamente qualcosa di più simile ai tombaroli - che si ritrovano, cercando la loro amica paula, a gargoyle city, una città fantasma, ormai caduta in rovina che però per qualche misterioso motivo rimane controllata da gargoyle meccanici che continuano a essere alimentati da qualche sconosciuta fonte di energia.
il mondo in cui i due si muovono è l'ormai stra-abusatissimo mondo post-apocalittico, abitato dai sopravvissuti al cosiddetto grande cambiamento, un evento che ha sconvolto la razza umana e cancellato l'avanzatissima civiltà precedente, lasciando in eredità ai superstiti rovine ipertecnologiche e mutazioni genetiche. abbiamo letto miliardi di storie così e continueremo a farlo, certo, perché ci piace tantissimo.
a gargoyle city i due trovano e salvano una ragazzina di nome key e da quel momento, con alle calcagna le guardie dell'impero, iniziano una fuga rocambolesca attraverso quel mondo, entrando a contatto con realtà al limite tra incubo e allucinazione e conosceranno la vera storia di mother cosmos e del loro mondo.

ora, l'idea di base, come dicevo, è ottima, ma i problemi di questo volume sono infiniti:
in primo luogo una storia così complessa costretta in poco più di duecento pagine costringe l'autore a correre a ritmi insostenibili e ad abusare continuamente di spiegazioni che suonano inverosimili in momenti estremamente concitati (un po' come quei cattivi disney che a un passo dalla vittoria si fermano a raccontare il loro piano malvagio dando all'eroe di turno la possibilità di recuperare le forze e sconfiggerli e annoiando il pubblico oltre ogni limite consentito).
per sviluppare la vicenda per bene, senza ricorrere a discorsi infiniti, sarebbero servite almeno il triplo delle pagine.
il mondo creato da sugiyama è effettivamente visionario ed eclettico, le architetture, i robottoni e tutto il resto funzionano, certo, ma la qualità dei disegni è sinceramente tremenda.
ok, ci piace il naif, ci sta bene il tratto sporco-ed-espressivo ma qui si parla proprio di aberrazioni anatomiche insopportabili - non chiedo tantissimo, ma almeno disegnare un volto con gli occhi entrambi alla stessa altezza! - e la sensazione che si ha è che tutto sia stato disegnato da un ragazzino di dodici anni talentuoso ma che necessita di un po' (moltissimo) di studio ed esercizio.
personalmente ho trovato i disegni così fastidiosamente brutti da rendermi difficile andare avanti nella lettura e spesso ho dovuto fermarmi su alcune scene perché non riuscivo a capire completamente cosa stava succedendo.
ai personaggi secondari è affibbiato un ruolo talmente marginale che potrebbero tranquillamente non esserci, troppo spesso sono giusto il pretesto per consentire al protagonista di dialogare con qualcuno.
anche l'idea del mondo post-apocalittico si regge in piedi appena perché non ci viene data la possibilità di conoscerlo, capirlo, viverlo, farlo nostro quel tanto che basta a seguire le regole che lo governano. inoltre solitamente nelle storie distopiche si assiste all'immancabile scontro tra la società che accetta passivamente delle regole - spesso crudeli, ingiuste e illogiche - e l'eroe/eroina che vogliono sovvertire quel mondo, spinti dal nobile ideale di restituire umanità e dignità alla popolazione. qui non c'è nulla del genere, anzi, alla fine tutto si risolve con una delirante scenetta di ricongiungimento familiare e la riduzione di tutto alla follia di un singolo individuo (non spoilero nulla, tranquilli), e l'appendice con le schede dei personaggi, delle macchine e delle ambientazioni diventa l'unico modo per fare un minimo di chiarezza, ma suona quasi come un'ammissione di colpa.

la sensazione insomma è di aver letto una sorta di fanfiction, il primo tentativo di un wannabe fumettista che non vede l'ora di cimentarsi con robottoni che si scontrano, architetture e creature biomeccaniche ma che deve ancora lavorare tanto, tantissimo, sulle sue capacità.
mother cosmos poteva essere una gran bella storia e invece sembra solo una bozza che avrebbe avuto bisogno di un periodo di gestione più lungo.

se però questo mio post vi ha fatto passare la voglia di leggerlo, date un'occhiata ad altre recensioni online che invece sono decisamente molto più entusiaste. è probabile che, molto semplicemente, questo fumetto con me non abbia trovato il suo pubblico di riferimento e potrebbe riservarvi qualche sorpresa interessante.

mercoledì 9 ottobre 2019

inn

«perché sono qui, schifezza?»
«ecco, io...»
«... e cos'era quel treno?»
«è colpa dei lupi.»
«i lupi?»
«negli ultimi giorni hanno distrutto tutto quanto, signorotto.»
«per quale motivo?»
«cercano quelle come me.
negli ultimi giorni ne hanno rapite molte. - griii -»

all'inizio del secolo scorso, un antropologo e linguista russo, vladimir propp, individuò uno schema generale comune a tutte le fiabe, con dei personaggi-tipo - tra cui l'eroe, l'aiutante, la principessa, l'antagonista, il mandante, ecc - e una serie di momenti comuni a tutti i racconti popolari, che si possono riassumere in quattro punti: a) equilibrio iniziale; b) rottura dell'equilibrio iniziale; c) peripezie dell'eroe; d) ristabilimento dell'equilibrio.

inn è l'esempio perfetto di viaggio dell'eroe, una storia che prende la struttura dell'avventura fantasy e ci modella sopra un sorprendente e straniante romanzo surreale, metanarrativo, in cui lo spazio è quello della gabbia della tavola e i tempi si allungano nei momenti in cui i personaggi battibeccano tra loro e si contraggono nelle sequenze più concitate.


quello che succede, in breve, è che un uomo si ritrova improvvisamente in un mondo oscuro, vuoto, quasi incomprensibile. non sa come è arrivato lì e perché, ma quando incontra una piccola creatura fatta di luce, un lume appunto, che gli chiede aiuto contro i lupi che assalgono e distruggono i lumi, l'uomo decide di aiutarla. da questo momento incontra amici e nemici (personaggi stranissimi tra cui un tizio con la testa a forma di candela che mi ha fatto venire in mente il principe robot di saga, o lo spadaccino che ricorda tanto il papero herbert de la fortezza), crea una strana combriccola - i cui dialoghi, va detto, a volte sono davvero troppo lunghi e poco intonati al contesto - affronta prove difficilissime con coraggio e determinazione.

ma il vero punto di forza di questo librone di più di trecento pagine è la ricerca grafica su cui si basa - come dicevo prima - la metanarrazione stessa: i personaggi del fumetto sanno di essere personaggi di un fumetto, creati da un autore e costretti a muoversi nello spazio - e nei tempi - delle tavole.
jacopo starace divide per lo più le pagine nella classica griglia da sei vignette, raramente il vuoto che intravediamo dietro i personaggi - che insieme ai lumi sono gli unici elementi completamente bianchi - si espande in spash page così ricche di dettagli (la scena delle barche, che incontrate quasi subito durante la lettura è capace di farvi venire le vertigini) da rendere ancora più opprimente il senso di vuoto e oscurità che caratterizza tutta la narrazione.


come sempre eris edizioni e progetto stigma si confermano come migliori cacciatori di esordienti capaci fin dalle loro prime opere di creare un linguaggio e un immaginario visivo originale e definito (vedi itero perpetuo e dogmadrome, giusto per fare due esempi tra i miei preferiti), capace di scardinare i canoni non solo di alcuni generi classici - il fantasy in questo caso - ma sopratutto del fumetto stesso e di ridefinire il concetto di narrazione per immagini.

venerdì 4 ottobre 2019

commenti randomici a letture randomiche (69)

cercare la vita nella valle desolata oltre la nostra diga va oltre tutto ciò che mi era stato insegnato sul mondo.che sorpresa è stata trovare una diga uguale a quella che avevamo a casa. ma più grande.ora la mia unica preoccupazione è tornare a casa prima dell'arrivo della prossima onda.
è passato quasi un anno per noi lettori da quando abbiamo lasciato maiale, volpe e hippo nelle lande desolate oltre la diga, ma per loro è trascorso appena qualche giorno, poche ore in cui tutte le certezze che avevano si sono sgretolate come un mucchietto di polvere colpito da una folata di vento: avevano imparato che fuori dalla valle dell'aurora, ben protetta dalla diga di cui si occupa maiale da quando suo papà è scomparso, non c'è altro che morte, invece adesso scoprono che esistono altre città, anche loro protette da dighe, e che persino nella foresta è possibile sopravvivere.
questo secondo volume de il guardiano della diga è un vero e proprio segmento di congiunzione tra l'inizio della storia (qui trovate il post in cui ne avevo parlato l'anno scorso) e la sua conclusione, che speriamo arrivi presto.
è difficile parlarne senza fare spoiler perché gli interrogativi che si erano presentati nel primo volume prendono sempre più forma e suggeriscono poche intuizioni e aggiungono moltissime nuove domande: cos'è la nebbia da cui gli abitanti della valle dell'aurora e, adesso sappiamo, delle altre città devono difendersi? da dove si è generata? perché maiale e i suoi concittadini non sapevano dell'esistenza delle altre città? dov'è finito il papà di maiale? e sopratutto perché solo suo figlio riesce a vederlo a volte di sfuggita, con l'aspetto di un ombra minacciosa, sia in mezzo alla folla sia nella solitudine della foresta, mentre nessun altro sembra accorgersi di lui?
intanto maiale e i suoi amici si trovano costretti ad affrontare un lungo viaggio per tornare alla valle dell'aurora, passando attraverso una città gigantesca - la cui diga è automatizzata - cercando di raggiungere la barca di van, la rana stramba che hanno incontrato fuori dalla loro valle, e di sopravvivere ai mille imprevisti che si parano davanti a loro, sopratutto alla comunità delle talpe e al loro strano dio talpa che ha un aspetto stranamente familiare...
ho una voglia immensa di leggere il prossimo volume e di sapere come andrà a finire questa avventura!
"che cosa è successo?" chiese mai con timore.la mamma fece un profondo sospiro."la strega dell'ovest... è stata male. non c'è più niente da fare".all'improvviso, tutti i suoni e i colori sparirono dal mondo di mai. le sembrò di sentire il ronzio del sangue che scorreva nelle vene.a poco a poco i suoni e i colori perduti cominciarono a tornare, ma adesso erano diversi. non sarebbero mai più stati come prima.

un'estate con la strega dell'ovest è stato tra i libri più instagrammati dell'estate ma, oltre a essere un ottimo modello per le foto, è stato anche (scusate lo stupore che fa tanto luogo comune, di solito evito i libri di moda, ma questo mi sembrava diverso dalle scemenze da grandi incassi e poca sostanza e avevo pienamente ragione) una bella lettura.
anche se il titolo potrebbe suggerire un'ambientazione fantasy, si tratta in realtà di un racconto di formazione che ha per protagonista una normalissima bambina, mai. del normalissimo pianeta terra.
la strega dell'ovest è il nomignolo con cui mai e sua mamma chiamano la nonna, una formidabile vecchietta che vive in campagna, in una casetta immersa nella natura.
alla notizia della morte della nonna, i ricordi di mai vanno indietro all'estate precedente, quando, dato che si rifiutava di tornare a scuola - non è totalmente esplicito ma si intuisce che doveva essere vittima delle bullette della classe - i genitori la lasciano per un periodo in compagnia della nonna.
quelli che mai ricorda sono mesi felici in cui la nonna, con la sua immensa saggezza che sembra derivare da poteri magici, che le valgono il soprannome di strega, insegna alla ragazzina il ritmo della vita: dalla crescita delle piante ai segreti della buona cucina di campagna fino a una sorta di autodisciplina che mai imparerà dai piccoli lavoretti domestici necessari per mandare avanti la casetta, dallo studio, dalla cura per ciò che la circonda.
si tiene impegnata ma senza fatica, lasciando che i suoi nuovi doveri scandiscano il ritmo delle giornate, aiutandola a mettere ordine nei suoi pensieri e a ritagliarsi un giardino non solo in un angolo del bosco, ma anche dentro se stessa.
nonostante non possa dire di aver letto chissà quanti romanzi di autori giapponesi, anche qui ho trovato quella semplicità stilistica che ha fatto famosi autori come banana yoshimoto o haruki murakami. kaho nashiki non punta a stupire né a scrivere frasi immortali, ma il suo breve romanzo sa regalare serenità e pace, proprio come se ci trovassimo anche noi in quella casetta in campagna, accanto ai boschi, ai fiori che crescono in anfratti nascosti, ai cespugli di fragole e all'allegro fracasso di un pollaio.
nell'edizione italiana sono inclusi tre brevi racconti collegati a quello principale che arricchiscono il mondo di mai e della sua famiglia e che rendono un po' meno malinconico il finale della sua storia.

«devono per forza essere giovanissime?»
«così dicono i tecnici dell'ente... più giovani sono, meglio è, sia per la ricostruzione del corpo che per l'azione dei farmaci per il lavaggio del cervello.»
ragazzine appena adolescenti che sono in realtà delle spietate e (quasi) imbattibili killer.
ecco, se volessimo riassumere in una sola frase gunslinger girl basterebbe dire questo.
probabilmente molti di voi lo conoscono già, per cui sarebbe superfluo parlare della trama, sopratutto perché questa di planet manga è - correggetemi se sbaglio - la terza edizione italiana. e speriamo sia la volta buona che si riesca a leggere la storia per intero.
i primi due numeri sono usciti la prima volta in italia nel 2004 grazie a shin vision, e la serializzazione era ripresa e continuata poi dal 2007 con l'edizione d/visual, che si era però interrotta a cinque volumi dalla conclusione.
adesso planet manga ci riprova e io ne ho approfittato, con la speranza questa volta che le cose filino lisce fino al quindicesimo e ultimo volumetto.
la vicenda di rika e delle sue sfortunate compagne si compone sopratutto di momenti altamente drammatici: la loro storia, ambientata in italia, è gestita da un non meglio precisato ente che recupera ragazzine fisicamente distrutte (vittime di malattie o di abusi), le dota di corpi in buona parte artificiali e le affianca a giovani uomini per risolvere questioni particolarmente delicate a suon di proiettili. oltre all'aspetto action della trama (sangue a fiumi, manco a dirlo) i punti di forza della storia sono le questioni etiche che il trattamento di queste ragazzine solleva - perché sì, vengono usate come killer, ma sono in qualche modo salvate da un destino tremendo e totalmente immeritato, e il loro doloroso passato, i loro traumi, gli abusi subiti eccetera vengono completamente rimossi - e le storie personali di ognuna di loro, con tutti i drammi adolescenziali del caso.
lo stile dei disegni, pulito e semplice, mette ancora di più l'accento sul rapporto stridente tra la tenerezza di queste poco più che bambine, con i loro occhioni grandi e dolci, le gonnelline e i fiocchetti ai capelli, la loro - nonostante tutto - ingenuità e le armi e gli intrighi in cui si ritrovano invischiate.
ne sentivo parlare da anni e anni e non potevo perdere l'occasione di leggerlo. il primo numero, a metà tra action e slice of life, non mi ha delusa, anzi, non vedo l'ora di recuperare i prossimi.