lo statuto della follia in grecia oscilla tra due estremi: in parte corruzione dell'anima, in parte profonda esperienza dello spirito, poiché solo attraverso la follia si può giungere a esplorare l'estremo confine della natura umana.
il book bloggers blabbering ha trascorso il mese di settembre in compagnia di raffaello cortina editore (qui l'intervista di sissiforbooks), e io ne ho approfittato per approfondire un po' la mia conoscenza dell'antica grecia grazie a questo bel saggio di giulio guidorizzi, ai confini dell'anima, dedicato al rapporto con la follia, che tanta parte ha avuto nella letteratura tragica, nella mitologia e più in generale nella vita e nel pensiero di quel mondo tanto lontano nel tempo quanto vicino nella nostra quotidianità.
in grecia il folle non è un recluso, non esistono strutture manicomiali, con buona pace di platone che pure le aveva proposte, anzi - e lo vediamo sopratutto nelle storie che l'epica e la tragedia ci hanno consegnato - è una presenza costante in quella società: che sia il terrore che non lascia tregua ispirato dalle erinni che perseguitano oreste, l'accecamento di aiace o quello di eracle, la pazzia simulata di solone per farsi credere ispirato dagli dei a riprendere la guerra contro i megaresi o le allucinazioni che portano le baccanti a smembrare perseo, la follia fa parte della quotidianità così come del mito, ha la duplice capacità di avvicinare l'uomo al divino e di fargli scoprire la sua più profonda interiorità.
ma relegare la follia all'ambito religioso/magico/superstizioso sarebbe un grave errore più che una semplice leggerezza: guidorizzi ci mostra, citando il trattato sulla malattia sacra, come fin dal V sec. a. c. i greci avessero capito che la follia era una malattia come le altre, e che la sua "sede" non era il cuore o il fegato, come si pensava fino ad allora, ma la mente, il cervello, e che poco potevano fare i maghi o gli sciamani, il compito di curare gli ammalati era dei dottori.
accanto a questa visione illuminata della follia, permane l'aspetto religioso, in cui il folle assume quasi un aspetto venerabile: dall'ispirazione poetica al furore dionisiaco, il folle poteva essere davvero l'individuo scelto dagli dei.
partendo da questa ambivalenza tra scienza e fede, guidorizzi ci permette di continuare questo viaggio virtuale prima attraverso i poemi omerici, soffermandosi sulla psicologia dei personaggi, e poi attraverso il vorticoso e sfrenato mondo del tiaso donisiaco.
nonostante i tanti riferimenti letterari e l'attenzione posta alla materia, ai confini dell'anima rimane un saggio accessibile a tutti, un'opera divulgativa estremamente piacevole da leggere, che non annoia e non risulta mai troppo pesante, tenendo costantemente il lettore ancorato alle sue pagine.
al contempo è al momento l'unico testo italiano che approfondisce l'affascinante tematica del rapporto con la follia, suggerendoci un modo diverso di porci in relazione con essa: non temendola ed evitandola, ma accettandola come parte di un mondo complesso e sfaccettato che smette di spaventarci solo quando impariamo davvero a conoscerlo.
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