se il diciottenne si alzasse di colpo una notte.
si alzasse
ed allo specchio si vedesse per magia per maledizione con la faccia con la pelle dei suoi futuri cinquantanni, morirebbe, vomiterebbe.
ma invece, ma invece, scivolando secondo dopo secondo, per anni e poi decenni, sempre distratto da altro
un giorno, non più diciottenne ello si alzerà.
andrà nello specchio nel bagno e si vedrà trovandosi mica male per quel momento, di colpo, una notte.
mica male. mica male, penserà.
malevola tanto è la natura, quanto amorevolmente protettiva è la nostra cecità.
il centesimo post di questo blog.
avevo pensato di festeggiare il traguardo scrivendo un bel post su un bel libro, uno di quelli che devo per forza consigliare a tutti, ma proprio a tutti, a costo di tirarglielo dritto in testa. un bel post. un bel libro. uno dei miei autori preferiti. chi meglio di gipi?
ma mi sono messa da sola in un angolo, mi sono messa nei guai.
perché, seriamente, è fin troppo difficile scrivere di un libro come questo.
probabilmente la scrivo troppo spesso questa frase e per lo più - lo ammetto - è per pigrizia più che per vera difficoltà. anche se a volte penso di essere davvero incapace di fare quello che provo a fare da così tanto tempo. a volte penso che dovrei darci un taglio e lasciare che sia la gente davvero brava a mettersi davanti a una tastiera a consigliare letture.
ma anche se non sono brava a me piace lo stesso. quindi amen.
mi piace ma vorrei avere la capacità di farvi correre in libreria a cercare un libro come questo perché se prima di leggerlo avessi saputo quanto era bello, sarei corsa anche io in libreria a cercarne una copia immediatamente.
ho sempre pensato che non è tanto il cosa racconti ma come lo racconti.
e gipi mi fa innamorare a ogni libro proprio per questo: il cosa, in fondo, è poca cosa. nello specifico: uno scrittore che improvvisamente diventa schizofrenico e - in parallelo - la storia del suo bisnonno, soldato ai tempi della grande guerra.
giuro, tutto qui.
lo scrittore ha una famiglia un po' del cazzo, ma forse hanno anche ragione loro, forse davvero si sentono messi da parte a beneficio del suo lavoro. il soldato si ritrova a un passo dalla morte, in una trincea, col nemico vicino e un compagno ferito al suo fianco.
il punto è che ci sono persone che con le parole - e con i disegni e con i colori - fanno magie: prendono una storia - unastoria appunto è il titolo di questo libro - e la trasformano in qualcosa di enorme. ci mettono dentro tutto. letteralmente tutto. la vita, l'universo e tutto quanto, tipo.
(scusami douglas, immagino che ti sarai rotto le scatole della gente che ti cita in continuazione)
il tempo che passa e si mangia la tua faccia e la risputa masticata e ammaccata, il tempo che passa e si mangia i tuoi affetti e li risputa masticati e ammaccati, un po' di più ogni volta che dai, vengo la prossima settimana e oggi ho da fare. il tempo che passa così lentamente che non ce ne accorgiamo, distratti da tutto il resto, dal passato, dalle storie, dal lavoro, dai pensieri, senza fare attenzione a cosa diventiamo nel frattempo, cosa facciamo, cosa ignoriamo, cosa dimentichiamo, che idea ci facciamo degli altri - non hai mai pianto tu.
sembro una scema che scrive cose a caso, lo dicevo, non sono brava, è solo un pezzetto delle sensazioni che ho pensato dopo aver letto questo libro.
sensazioni più che pensieri, sì, un mucchio di roba che non serve dargli davvero un nome perché te le senti all'altezza della pancia, dentro lo stomaco, incastrate sotto al cuore a spingere bene e scombinare i battiti.
ogni volta che chiudo un libro di gipi mi viene voglia di andarlo ad abbracciare.
oh, non mi permetterei mai tanta confidenza eh, è che mi sentirei cretina a dirgli non sai quanto mi sia piaciuto quello che ho letto, mi ha commossa, davvero, è stato quasi sconcertante, sopratutto perché non saprei rispondere se mi chiedesse cosa mi è piaciuto nello specifico. serve un modo per comunicare il rimescolio emozionale post lettura. chiuso il libro sono riuscita a dire solo cristodio. e poi basta per una decina di minuti, ho continuato ad andare avanti e indietro con le pagine, a riguardare le tavole che mi erano piaciute di più. non sarebbe carino scrivere solo questo a gipi né a voi. e quindi vi beccate il pippone inutile.
insomma, unastoria è un libro bellissimo, imprescindibile. non fosse il centesimo (qualcuno in più credo) che vi consiglio di leggere, sarebbe il primo.
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