quella notte, in mezzo alla folla riunita su un lago ghiacciato oltre il circolo polare, se qualcuno avesse distolto gli occhi dal cielo avrebbe potuto vedere uno spazio stranamente vuoto.
quel vuoto coincideva con il posto di un uomo. ma quella notte nessuno lo notò.
dall'alto lo si sarebbe potuto vedere. ma bisognava conoscere la storia di quel buco per capire che non lo era. lo spazio vuoto era quello di un uomo; un uomo che era il suo stesso enigma, e che volle risolverlo.
quale tra i più grandi misteri del mondo può risultare più insondabile che quello che riguarda la propria stessa essenza? quale posto dell' universo è più misterioso del proprio io?
siamo riusciti a esplorare i più oscuri e profondi abissi marini, ad inoltrarci nello spazio, raggiungere la luna, conoscere pianeti e stelle lontani anni luce, ma paradossalmente il viaggio più difficile da compiere è quello che ci porta alla conoscenza di noi stessi.
certo è che da sempre gli uomini si sono interrogati sulla loro natura: γνῶθι σαυτόν si leggeva sul tempio di delfi e nel prometeo incatenato oceano suggeriva al titano ribelle di conoscere se stesso per potersi opporre a zeus tiranno. da sempre il ragionamento filosofico e artistico - e poi nel secolo scorso la psicanalisi - lavorano introspettivamente per spiegare chi siamo.
e questo è il fulcro dell'opera di marc-antoine mathieu e di quella del suo otto: se non conosciamo chi siamo, quali sono i perché delle nostre scelte, le radici del nostro pensiero, allora come possiamo essere sicuri di essere davvero liberi e padroni delle nostre azioni?
otto spiegel è un artista molto noto e apprezzato in tutto il mondo, impegnato da anni in una serie di performance incentrate sulla tematica dell'io: specchi che riflettono il suo stesso corpo, lo sdoppiano, lo mettono a nudo in tutta la sua effimera fragilità, ne indagano ciò che non possono mostrare.
a bilbao, durante una delle sue esibizioni, otto sperimenta per la prima volta un vuoto enorme che lo lascia sfinito e in preda alle vertigini: per la sua arte fatta di specchi, riflessi e illusioni è la fine, e lui ne è pienamente consapevole.
disorientato e desideroso di sparire per sempre, pochi giorni dopo gli giunge la notizia della morte dei suoi genitori e dell'eredità che gli hanno lasciato: la loro vecchia casa e un baule.
qui otto scopre registrazioni, appunti, foto e video che testimoniano fedelmente i suoi primi sette anni di vita. in un biglietto, i genitori gli spiegano che lo avevano fatto partecipare a un progetto di ricerca che indagava su come i primi anni di una persona possano influenzare quello che poi diventerà in futuro.
per otto tutto questo materiale ha immediatamente non tanto importanza dal punto di vista scientifico, ma diventa spunto per una nuova ricerca artistica: partendo dall'ultimo giorno, prosegue a ritroso osservando minuziosamente tutto il suo passato, fino alle sue prime ore, fino ai mesi di gestazione, fin dal suo concepimento.
otto si chiude dentro casa, organizza i documenti, che analizza scrupolosamente, in una sorta di enorme scultura concettuale di cui lui stesso è il fulcro.
ma se la ricerca di otto era partita dal voler conoscere il proprio passato per meglio comprendere la sua essenza, il suo scandagliare morbosamente il passato lo intrappola - metaforicamente e non solo - in una gabbia che lo sottrae al presente. l'esistenza di otto si blocca in una parentesi lunga anni, la ricerca delle radici si fa non strumento di comprensione e libertà ma prigione: vecchio, estraneo al mondo, fuori dalla società, dal cielo otto è un buco, l'assenza di chi si è perso provando a cercarsi.
otto - l'uomo riscritto è anche un interessantissimi esperimento grafico: geometrie rigide e precise, riflessi, copie, frattali, bianco e nero che non lasciano spazio al colore, inizio e fine che coincidono e chiudono la storia in una sorta di loop.
non conoscevo marc-antoine mathieu ed è stata una bellissima scoperta, spero davvero che coconino continui a pubblicarne l'opera.
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