ora so che tutto è fragile. d'altra parte è l'unica certezza che ho. e comincio a non sopportare più le persone che si sforzano di essere ragionevoli.
l'adolescenza: il più grande calderone di storie che possa esistere.
possiamo crescere ma non ce ne libereremo veramente mai, e anche se ormai i tredici, i quattordici anni li abbiamo superati da un pezzo, continuare a leggere storie di ragazzini che ci ricordano come eravamo, come abbiamo rischiato di essere, come non abbiamo avuto il coraggio di diventare, è inevitabile.
e inevitabilmente queste storie continuano a emozionarci, sarà che siamo la generazione degli eterni tardoadolescenti, sarà che crescere è sempre più difficile, sarà che in fondo un po' ci piace aggrapparci da vent'anni sempre agli stessi pensieri, ci fa sentire un po' più a casa, un po' più lontani da quel mondo di adulti in cui - e non ditemi che parlo solo per me - non abbiamo alcuna fretta di vivere.
sia come sia, pensavo che il muretto mi avrebbe coinvolta molto meno di quanto in realtà non sia riuscito a fare. pensavo che da over trenta i drammi adolescenziali non mi avrebbero più toccata, li avrei guardati con la condiscendenza che usiamo quando pensiamo di essere superiori a qualcosa, di averla già passata, di esserne usciti e di poter dire oh beh dai, non è poi questa gran tragedia.
l'adolescenza è una tragedia, una battaglia che si è destinati a perdere, che ti lascia addosso le cicatrici che non cancellerai mai.
ad alcuni poi tocca combattere le battaglie più feroci, tocca fare i conti in fretta con quello che succede quando il mondo dell'infanzia si sgretola velocissimo davanti ai tuoi occhi, esplode sotto il frastuono delle bombe e ti lascia davanti le macerie squallide della vita adulta, la loro grettezza, la loro fragilità nascosta da un moralismo di cartone, finta come le scenografie di un teatro da due soldi.
rosie si ritrova così da un giorno all'altro: sua mamma è scappata con il suo amante, l'ha abbandonata senza pensarci due volte, suo padre non c'è mai, impegnato a rincorrere la sua carriera e ad allontanarsi dal rancore per la moglie.
tra queste due assenze e circondata da un vuoto che non le lascia punti di riferimento, rosie comincia ad assentarsi da scuola, a rintanarsi sotto le coperte o dentro vasche piene di acqua calda, a rifiutare ogni regola: cibo spazzatura a qualsiasi orario, tv sempre accesa, sigarette, alcool.
riempire il tempo, riempire lo spazio, riempire se stessa di qualsiasi cosa pur di non lasciarsi distruggere dall'ansia, dalla paura della solitudine, dell'abbandono, del rifiuto.
giorno dopo giorno tutto rimane uguale a se stesso fino al momento in cui un incontro fortuito non le cambia completamente la vita: jo, un ragazzo con cui dividere le sue paure e scoprire il rock e il punk, con cui rendersi conto che si può vivere fuori da quella società che non le piace e a cui non piace lei, con cui imparare che no, in realtà non è sola.
gli amori adolescenziali non sono forti solo del loro essere per la prima volta, ma hanno in retaggio l'assolutismo dall'infanzia, il senso della necessità di essere in due, di poter tenere qualcuno per mano proprio quando hai più bisogno di non essere solo, quale che sia la direzione che si prende, di andare avanti insieme, verso il baratro forse, ma non da soli.
jo e rosie sono due ragazzini perduti che si sono trovati, cacciati a pedate fuori dall'infanzia, ancora incapaci di entrare senza provarne orrore nel mondo adulto.
hanno costruito il loro mondo, un universo di musica e tenerezza, una realtà privata che non accetta nient'altro se non se stessa.
sono lo specchio della nostra dolcezza e rabbia e fragilità perduta, sono l'esasperazione del dolore di perdersi prima di cominciare ad andare avanti.
e il muretto è una storia che leggi e rileggi, che fa male e consola, che ti trascina in pagine sempre più buie dove però gli sguardi sono teneri e innocenti e ti scaraventa poi in un mondo crudele, pieno di luce, un mondo in cui non puoi più nasconderti, rintanarti, quel mondo in cui devi spazzare via le tue paure, ingoiare le sofferenze. guardare lontano. dritto, davanti a te.
è una storia che ti viene voglia di abbracciarla, di abbracciare tutte le rosie e tutti i jo e quello che eri tu alla loro età e quello che sei anche adesso e prendere tutti per mano, andare avanti, nessuno più da solo. (e sono cose che sembrano sceme a scriverle, ma grazie eris per aver ristampato questo libro e aver dato a chi se l'era perso la possibilità di leggerlo. stiamo sempre a scrivere che piangiamo fiumi di lacrime per ogni cosa e poi non è vero, ma qui mi sono commossa persino io che sono una merda insensibile. davvero, leggetelo tutti)
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