mercoledì 13 febbraio 2019

diario di rondine

tutto è cominciato otto mesi fa. ero reduce da una delusione d'amore così idiota che è meglio non parlarne. alla mia sofferenza si aggiungeva la vergogna della sofferenza. per impedirmi un simile dolore, mi strappai il cuore. un'operazione semplice, ma poco efficace. il dolore che mi aveva assediato dilagava ovunque, sotto la pelle e sopra, negli occhi, nelle orecchie. i miei sensi mi erano nemici e non la smettevano di ricordarmi quella stupida storia.
decisi allora di uccidere le mie sensazioni. mi bastò individuare l'interruttore interno e spostarlo verso l'universo del né-caldo-né-freddo. fu un suicidio sensoriale, l'inizio di una nuova esistenza.
da allora non soffrii più. non sentii più niente. la cappa di piombo che mi mozzava il respiro scomparve. e anche il resto. abitavo in una specie di vuoto.

io amo follemente amélie nothomb.
lei inizia a raccontare e tu ti perdi, ipnotizzato dalle sue parole, e a poco vale che a volte le storie che racconta sembrano assurde e impossibili, niente può convincerti a posare il libro e andare a fare qualche altra cosa, devi arrivare fino alla fine e anche allora, per giorni e settimane, quel racconto ti rimane in qualche angolo della testa, a rigirare e sbattere contro le pareti del cervello, a ricordarti di quanto è assurdo, sì, probabilmente crudele, ma assolutamente bellissimo.
ecco, lo so che è banale scrivere di una storia che è bellissima. cioè, non vuol dire molto, ma non so trovare un altro termine per libri come diario di rondine: è assurda, a tratti grottesca, indicibilmente violenta, persino perversa e non nascondo che fa anche stare abbastanza male. ma la nothomb scrive in modo che tutto questo diventi bello, bellissimo.
e niente, dobbiamo arrenderci alle sue capacità, rassegnarci all'idea di amare la storia di un assassino per noia.

diario di rondine è esattamente questo, il racconto di come un uomo, dopo una delusione amorosa di cui non sapremo mai nulla, spegne letteralmente le sue sensazioni, si trasforma in un essere incapace di emozionarsi. all'inizio la cosa funziona, certo, ma dopo un po' la noia prende il sopravvento sul sollievo di non dover più soffrire. incapace di rimettere le cose a posto, inizia a cercare ogni modo possibile per riuscire a uscire da questo torpore sensoriale, emotivo e sessuale.
l'epifania arriva per caso:
fu un album dei radiohead a far scattare qualcosa. si intitolava amnesiac. [...] lo ascoltai e non provai nulla. era l'effetto che ormai aveva su di me ogni genere di musica. stavo quasi per alzare le spalle all'idea di essermi procurato altri sessanta minuti di niente quando comincio la terza canzone [...] in teoria non c'era nulla di commovente, ma mi stupii quando mi accorsi di avere una lacrima all'angolo dell'occhio. [...] prigioniero appena liberato, mi abbandonai al godimento. [...] non si è mai così felici come quando si è scoperto il modo di perdersi.
le emozioni tornano dunque solo al contatto con qualcosa mai sperimentato prima: suoni mai conosciuti, nuovi odori, sensazioni nuove. e i radiohead, ovvio. la musica della rock band inglese lo ossessiona continuamente, lo accompagna ovunque, indossa le cuffie anche quando svolge il suo lavoro di pony express. e quando, inevitabilmente, si ritrova a fare un incidente e farsi licenziare.

senza soldi, incapace di sentire qualsiasi cosa, senza alcun tipo di affetto o di talento. anzi no, un talento ce l'ha: ha un'ottima mira. manca solo l'ultimo elemento per trasformarsi in un killer perfetto, e questo arriva sotto forma di un russo di nome yuri, conosciuto per caso in una sala biliardo.
pochi discorsi, un contratto, una pistola e il primo incarico.


a questo punto la trasformazione è completa: un uomo freddo, incapace di provare qualsiasi emozione, incapace di empatia, di pietà, di amore scopre che uccidere gli risveglia piaceri dimenticati, come se una porta di spalancasse su una nuova dimensione dell'erotismo. e viene anche pagato per farlo.
è uno dei migliori, un killer che non si tira mai indietro, chiunque si tratti di uccidere, non fa domande, agisce senza lasciare traccia, fa fuori chiunque deve.
ma ovviamente non esiste meccanismo che non si inceppi a un certo punto. e quando si ritrova a dover uccidere un ministro e la sua famiglia, succede qualcosa di così inaspettato da compromettere ogni cosa.

diario di rondine è un memoir, un thriller, una storia di trasformazione, di follia, d'amore e di morte, confezionato con l'eleganza decadente e crudele a cui la nothomb ci ha abituati, una lettura veloce e intensa, che corre precipitosamente verso il finale, tremendo e crudele, che chiarisce l'intera struttura del romanzo.
come ogni volta, la nothomb si rivela imperdibile.


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