principio d’inerzia: «ogni corpo persevera nel suo stato di quiete o di moto uniforme e rettilineo a meno che non sia costretto a mutare quello stato da forze impresse»
le forze impresse, nel caso di melissa - la protagonista di inerzia, il nuovo lavoro di adam tempesta che aspettavamo da circa un paio di anni dopo itero perpetuo, pubblicato sempre da eris edizioni - sono tre tizi decisamente brutti, incazzati e decisi a farla a pezzettini.
ci ritroviamo a correre con lei in mezzo a un bosco senza sapere bene cosa diamine abbia combinato per farli arrabbiare così tanto, ma lo stupore di trovare un albergo in mezzo al nulla non è soltanto nostro, anche lei non riesce assolutamente a capire cosa diamine ci faccia un hotel lì, ma quando stai scappando per non rimetterci le penne, ogni posto dove nascondersi va bene.
appunto... |
l'hotel, che già non si capisce che cavolo ci faccia qui, visto da dentro è ancora più insensato.
fanculo la fisica, la logica, qualsiasi traccia di ragionevolezza che ci era rimasta: il tizio abulico e con la faccia da verme - nel senso di giallastro e tubolare - alla reception è la roba più normale dentro una stanza in cui nemmeno la luce sembra ricordarsi di come funzionano le cose fuori da lì.
melissa può avere una stanza, non c'è alcun problema, non c'è neppure bisogno di pagare, ma deve scegliere un guardiano per poter arrivare percorrere i corridoi dell'hotel, e la scelta cade su bianchetto, creatura di dubbia identificazione anagrafica ma capace di mutare forma e sopratutto di orientarsi in questa sorta di iperlabirinto che è realmente l'hotel.
perché qui il problema non è tanto se ti ritroverai una megablatta a sorpresa dentro la cabina doccia, ma che ogni porta si apre su un mondo diverso, mondi dove valgono regole diverse dalle nostre, popolati da creature - volendo usare un grooosso eufemismo - strane (tipo l'uomo-gesù, che è come gesù, senza faccia ma con una tuta gialla da bruce lee e una katana con la lama rossa stile sith ma con meno lucine ed effetti sonori intento ad affettare polli allo spiedo giganti e con il becco da formichiere), mondi che portano melissa avanti e indietro nella sua linea temporale, tra passato - in cui la troviamo bambina e con un caratterino niente male - e futuro, in cui è diventata un'agente di pace cazzutissima e molto amata. inutile provare a capirci qualcosa in più perché adam tempesta non è il tipo che si mette a fare spiegoni e probabilmente ci piace un sacco anche per questo.
(questa tavola finisce nella mia cartella di robe da stampare e appendere in giro per casa) |
in inerzia è tutto molto strano e a volte anche un po' grottesco, è assolutamente impossibile capire cosa ci aspetta alla pagina successiva (il modo in cui si conclude la vicenda con gli inseguitori ad esempio mi ha seriamente spiazzata), e a volte anche cosa diamine abbiamo letto in quella precedente, ci si perde nei dettagli delle tavole, a osservare esseri impossibili che sembrano usciti da una puntata cattiva e allucinata di adventure time, in una continua sensazione di meraviglia, straniamento e disorientamento, e restiamo lì a chiederci se l'hotel, la fuga, i tre inseguitori, bianchetto, l'uomo-gesù non siano solo stati un sogno o se sono loro l'unica cosa reale e la fuffa onirica non sia quella in cui il cielo è rosso e melissa combatte i suoi nemici vestita di nastrini colorati.
chi lo sa? ma in fondo, che importa? tutto questo è assurdo e bellissimo.
ed è esattamente quello che ci aspettavamo da adam tempesta.
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