negli ultimi tempi ho avuto la sensazione di aver letto pochissimo, invece mi sono ritrovata una pila immensa di cose lette di cui volevo scrivere qualche riga qui e poi invece.
cominciamo con l'ultimo lavoro targato manticora autoproduzioni (qui avevo pubblicato un'anteprima), il ventesimo grado, volume scritto e disegnato da ilaria apostoli che chiude la trilogia dei veleni, iniziata con malerba e proseguita con abigail - l'incantevole morte della signorina goldfinch.
rispetto ai primi due volumi, ilaria ha dato alla sua storia un tono nettamente più intimo, sicuramente più cupo e malinconico.
non posso più stare qui. questo posto è avvelenato.
"perché possa rimbalzare, andando avanti, una pietra deve incontrare l'acqua con un grandi di incidenza pari a venti gradi.
altrimenti affonderà."
allo stesso modo, serve trovare la giusta traiettoria per evitare di sprofondare dopo essere stati lanciati via, abbandonata la mano che ci reggeva, serve muoversi nel modo esatto, senza esitazioni, bisogna colpire il mondo in modo da ricevere la giusta spinta e andare avanti.
il ventesimo grado è un lungo monologo interiore, quello di una ragazza intrappolata nel pantano dei ricordi subito dopo una delusione d'amore, ossessionata da un'assenza costante che si traduce in un dolore sordo e continuo, una lente che distorce il mondo, che porta ogni cosa a focalizzarsi su quello che c'era e ora non c'è più.
la realtà non è altro che la cornice dei suoi pensieri, un mondo silenzioso in cui far risuonare all'infinito l'eco dello stesso tormento, trovare nuovi modi per esprimere sempre lo stesso dolore.
il finale mi è piaciuto da impazzire, è l'immagine perfetta per concludere la storia e per iniziarne un'altra. ora che la manticora ci ha immunizzato da ogni altro veleno, siamo prontissimi a scoprire quali altri progetti ha in serbo per noi.
sempre sul fronte delle autoproduzioni c'è tetsuo - cane di ferro di francesco frongia (mammaiuto) che ho amato tantissimo (e che era, insieme a il ventesimo grado e a un sacco di altra bella roba, nella listona dei consigli per gli acquisti di lucca).
tetsuo, come tutti i bassotti, è possessivo, territoriale, aggressivo, fedele, sveglio, coraggioso, ostinato... ma la sua altezza è proporzionalmente inferiore alla sua lunghezza. i bassotti vogliono sovvertire la realtà e abbaiano tanto.
la convivenza con un cane non è mai facilissima e sono tanti gli aneddoti, le storie, i momenti di tenerezza, quelli divertenti, quelli in cui ci si arrabbia (solitamente per colpa di altri bipedi che cercano di intrufolarsi nel rapporto tra un cane e il suo umano), ma quella con tetsuo è ancora più complessa per via della sua disabilità.
nell'introduzione, francesco spiega che le prime strisce sono state scritte prendendo spunto dalle tante domande, spesso anche inopportune, a cui si trovava a dover rispondere a proposito del suo rapporto con un cane che va in giro dentro un passeggino.
tetsuo - cane di ferro è una sorta di diario iniziato quando tetsuo era ancora in vita e finito dopo la sua morte, ci sono i suoi sogni, in cui tetsuo sa diventare qualsiasi cosa vuole e le cronache delle passeggiate, piene di scocciatori invadenti, c'è una cosa che sembra pazienza e invece è amore e c'è un sacco di vita reale, i rapporti con gli amici e con gli estranei, le abitudini di tetsuo e della sua famiglia, e il suo modo di ricambiare con la spontaneità che solo un cane sa avere.
è un libro in cui si ride un sacco e a volte ci si commuove, una storia sull'amicizia e su come convivere con la disabilità.
secoli fa ho letto anche e la chiamano estate, uno di quei bei racconti adolescenziali su come improvvisamente cambia il mondo a una certa età, o meglio come si cambia a una certa età e il mondo appare come il gran casino che è.
la prima volta che ho visto un asclepiade ero sulla spiaggia di awago. credevo che fossero baccelli magici. credevo che se li avessimo mangiati, la lanugine ci avrebbe fatto crescere le ali.
l'estate è il momento delle vacanze e per rose vacanza è awago, quel posto che da sempre, per alcune settimane all'anno, torna a essere la sua casa: ci sono i suoi amici, i parenti, i soliti negozi, il mare, la spiaggia, e sopratutto c'è windy, l'amica da cui torna ogni anno, quella con cui non cambia mai niente, quella che sembra di aver salutato il pomeriggio precedente e invece è già passato un anno.
ma questa è l'estate che segna il punto di svolta nella vita di rose: non è più una bambina, non è ancora un'adulta, e riesce a cogliere qualcosa di più del mondo intorno a lei, qualcosa che non ha più a che fare con la magia o con le favole. qualcosa di affascinante e amaro al contempo.
le visite guidate e la compagnia dei grandi le vanno strette, ma non ha ancora il coraggio di guardare un film horror senza finire con una coperta davanti agli occhi, è l'estate in cui i discorsi dei ragazzi più grandi la incuriosiscono e la disgustano al contempo, in cui comincia a comprendere un po' di più i problemi "dei grandi", senza riuscire a inquadrarli ancora completamente.
l'allegra e infantile sfrontatezza di windy, la calma silenziosa e riflessiva di rose: due modi diversi di affrontare quel momento strano che è l'estate, la tranquillità del riposo e l'eccitazione del non avere le solite regole, un'estate che però toglie loro la sensazione di essere le uniche protagoniste della loro esistenza e quasi le costringe a diventare spettatrici di drammi troppo al di fuori della loro portata, da cui non possono però ormai più distrarsi.
non c'è in realtà nulla che stravolge davvero la loro esistenza, sembra come un film proiettato al margine del campo visivo o un quadro di cui non fanno parte, ma ormai tutto è diventato diverso e non tornerà più come prima.
quello di jillian e mariko tamaki è un bel romanzo di formazione che non ha bisogno di eventi sensazionali per raccontare quella voglia di diventare grandi e nel frattempo voler rimanere ancora per un po' bambini, rimanere a giocare sulla spiaggia immaginando che forse tra un anno sarà davvero tutto diverso.
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