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lunedì 14 maggio 2018

salvezza

siamo qui per salvare le persone, proteggerle, testimoniare la loro sofferenza.


finalmente riesco a parlarvi del titolo più atteso dei primi annunci di feltrinelli comics, il bellissimo e importantissimo lavoro di marco rizzo e lelio bonaccorso, salvezza.
il progetto, come hanno raccontato gli autori alla prima presentazione del libro (che si è svolta a palermo e quindi sono riuscita a partecipare, evento più unico che raro) è nato circa un anno fa, durante l'arf del 2017, e il lavoro di documentazione - avvenuto sull'aquarius di s.o.s. mediterranée - è stato condiviso sui social mentre i due autori erano a bordo della nave e sul minisito dedicato al progetto. ammetto che aver ritrovato mesi dopo nel libro quello che avevo visto in foto o in video è stato parecchio emozionante, ma in ogni caso date un'occhiata alle foto e ai video che sono stati raccolti e che in qualche modo fanno parte del progetto insieme al libro.

Un post condiviso da Marco Rizzo (@marcorizzo) in data:

salvezza è qualcosa a metà tra un diario di bordo e un reportage in senso stretto.
nonostante il taglio giornalistico, i due autori sono fortemente presenti in tutta la narrazione, che comprende anche il momento - ad esempio - del loro imbarco sull'aquarius, le interviste e il lavoro stesso di documentazione, ma sopratutto il lato più umano ed emotivo della loro esperienza, ed è forse questo a fare di questo libro qualcosa di così importante.

quello che succede nei nostri mari ormai lo sappiamo tutti, ne sentiamo notizie quasi ogni giorno e spesso siamo anche costretti a sorbirci i più biechi, stupidi e cattivi dei commenti possibili.
la totale mancanza di empatia, di commozione, di comprensione nei confronti di chi arriva qui in condizioni terribili e dopo viaggi ai limiti dell'immaginazione (ma perché non prendono un aereo come tutti? perché le nostre leggi impediscono di chiedere il diritto di asilo prima di entrare fisicamente nel paese in cui si vuole arrivare, e poiché non esiste la possibilità di salire su un aereo senza documenti, e solitamente quando scappi da un paese lo fai perché non è che puoi andartene tranquillamente come faremmo noi per una vacanza, i documenti per uscire dal confine non te li rilascia nessuno, quindi l'unica soluzione è affidarsi ai trafficanti) è quello che mi ha sempre più turbato in merito alla problematica dell'immigrazione.

marco e lelio sono invece riusciti a raccontare la storia di alcune delle persone che giungono in italia senza pietismi da due soldi ma con enorme empatia e comprensione, hanno raccontato le loro storie con garbo e rispetto, senza spettacolarizzare le sofferenze di questa gente ma anche senza indorarci la pillola, con la sacrosanta idea che sia importante e fondamentale - proprio come dice in un'intervista riportata nel fumetto sofie beau, la cofondatrice di s.o.s. mediterranée - testimoniare quello che succede ai migranti che attraversano il mare in cerca di una nuova e più dignitosa esistenza.
testimoniare quello che succede perché non si possa, come abbiamo fatto il secolo scorso durante quella che fu una delle pagine più orribili della storia recente, dire un domani ma noi non sapevamo nulla. sappiamo benissimo, facciamo solo finta che la cosa non ci importi, che non sia così grave, che non ci coinvolga.
ci rassicuriamo dicendoci uh che bello, sbarca meno gente ma non ci chiediamo nemmeno per un attimo dove sono andate a finire tutte quelle persone che non sono arrivate sulle nostre coste.

alle storie delle persone che salgono sull'aquarius dai barconi recuperati in mare e che lelio e marco intervistano e ritraggono a bordo, storie consegnate dai migranti stessi con la speranza che vengano lette, ascoltate e conosciute, che si sappia cosa accompagna questi viaggiatori e che si faccia in modo che tutto questo possa non ripetersi ancora, si aggiungono quelle dei volontari di s.o.s. mediterranée e di medici senza frontiere, ragazze e ragazzi che permettono materialmente che chi parte in cerca di salvezza riesca effettivamente a trovarla, persone dal cuore immenso che nonostante - o forse proprio perché - abbiano visto e sentito raccontare storie tremende, e nonostante i tentativi di spalare fango su quello che fanno, continuano a salvare vite in mezzo al mare, a volte in missioni che durano più di 24 ore, consapevoli della cosa più importante al di là degli sproloqui della politica e dei tanti idioti che pensano che avere la possibilità di emettere suoni giustifichi certi discorsi aberranti e cioè che la vita, a prescindere da tutto, va preservata, sopratutto adesso che abbiamo modo di sapere cosa succede nei campi di prigionia e in mare, sopratutto adesso che buono è stato trasformato in un insulto, sopratutto adesso che l'europa sembra riscoprirsi sempre più razzista e nazionalista.


salvezza è un libro importante, una testimonianza forte e necessaria, uno di quei libri che - per una volta senza scivolare in vuoti luoghi comuni - andrebbero letti da tutti, portati nelle scuole, fatti conoscere sopratutto a chi si ostina a rotolarsi nell'odio.

durante la presentazione del libro, marco ha riportato alcune critiche al modo di raccontare suo e di lelio, a quel sapesi schierare e non aver nessun tentennamento nel renderlo pubblico, quello che è semplicemente avere delle idee e delle opinioni e che ultimamente da sempre più fastidio a chi pretenderebbe la - credo personalmente sia impossibile - narrazione oggettiva dei fatti, ma ha dato una risposta bellissima che credo debba valere sempre, per chiunque scriva, che si tratti di fumetti, di articoli, di libri: sappiamo che facciamo libri di parte, ma sappiamo che è la parte giusta.

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