io non sono una delle donne che avete conosciuto... io non so nulla dell'amore
è giunto il momento di fare una confessione.
conosco i poemi omerici da praticamente tutta la vita, le versioni illustrate e semplificate per bambini sono state tra le mie prime - e più amate - letture, e poi nel corso degli anni ho continuato a studiare quelle stesse storie più e più volte, eppure mai mi sono sentita d'accordo con le critiche più comuni, quelle che vogliono achille personaggio stereotipato, arcaico, vuoto, devoto solo alla guerra bruta e odisseo come l'eroe nuovo, ingegnoso, multiforme, degno di una stima che il suo collega non meriterebbe in virtù delle sue capacità e del suo intelletto.
detto in parole povere, di odisseo ho sempre pensato fosse un bugiardo devoto all'inganno, uno che tutti i suoi meriti li doveva all'aver preso in giro mezzo mondo e ad atena che arrivava sempre a metterci la pezza. anziché battersi con coraggio, preferiva ricorrere a trucchi e menzogne, sempre pronto a dire eh? visto che furbone che sono?
ad essere sinceri non è facilissimo criticare impunemente un personaggio come quello di odisseo, quello che è diventato una sorta di archetipo della nostra cultura, l'esaltazione sì dell'ingegno e dell'intelligenza, ma di un tipo di intelligenza distorta, approfittatrice.
odisseo sicuramente sarà arguto, ingegnoso, capace di uscire da ogni situazione scomoda, ma di certo mi è difficile riconoscergli una qualche nobiltà d'animo.
ora non direi mai che bepi vigna, lo sceneggiatore di nausicaa - l'altra odissea condivida il mio giudizio ma di certo mi ha dato la possibilità di mettere nero su bianco quello che pensavo.
la storia che racconta attraverso i disegni di andrea serio è in effetti non solo una rivisitazione del mito come lo conosciamo, ma un viaggio nuovo, o meglio, un viaggio compiuto da un viaggiatore nuovo, uno di quei personaggi che mai al mondo omero avrebbe osato pensare mentre varca la soglia della propria casa.
la prima parte del racconto è - più o meno - quella che conosciamo: odisseo arriva all'isola dei feaci dopo un tremendo naufragio, ha perso tutto il suo equipaggio ed è salvato dalla bellissima e coraggiosa principessa di quel popolo, nausicaa, che si allontana dalle compagne per tirare fuori dall'acqua un uomo sconosciuto sputato sulla spiaggia dal mare.
odisseo è accolto da quel popolo pacifico che ascolta il racconto del suo viaggio, dalla caduta di ilio, distrutta con l'inganno che lui ha ordito, all'accecamento del tremendo ciclope, da come riuscì a superare l'ammaliante canto delle sirene al modo in cui ha spezzato il cuore e abbandonato la bella maga circe.
odisseo mente, nasconde gli aiuti ricevuti dalle divinità, i momenti più vergognosi del suo viaggio, smussa il racconto dei dettagli meno nobili per nobilitare ulteriormente sé stesso, si proclama re amato e benvoluto di un'isola bellissima i cui abitanti bramano il suo ritorno, e l'unica a non cedere subito alle sue parole è proprio nausicaa.
qui a lei è dato finalmente un ruolo più attivo di quello dell'omerica principessa bella e - inevitabilmente - innamorata. per quanto implausibili siano le parole di odisseo, per quanto bieche le sue azioni, è difficile non cedere al suo fascino.
e così nausicaa cede, consapevole di cadere in un altro di quegli inganni che lo straniero venuto dal mare non ha vergogna a raccontare, consapevole del futuro che la attende e che le si rivela a breve: ottenuto il suo amore, odisseo sparisce come un ladro nella notte, con la nave donata da alcinoo.
ferita da quel tradimento, nausicaa si strugge di rabbia e di nostalgia fino al momento in cui sua madre, la regina arete, (!) non la spinge a partire a sua volta, sulla rotta dei racconti di quello straniero che ha rubato la gioia di sua figlia.
inizia così il viaggio di nausicaa alla ricerca di odisseo, che la porterà - e noi con lei - a conoscere finalmente la verità celata in quei racconti di avventure fantastiche, un viaggio che appaga il suo desiderio di vedere e conoscere il mondo e non solo quello di confrontarsi con l'uomo che l'ha ferita.
non ci sono dei in questa versione del nostos di odisseo - come a raddoppiare l'inganno nel suo racconto o a lasciare a lui tutta la colpa delle sue menzogne - la narrazione si svolge tutta sul piano terreno e odisseo svela la sua identità ai feaci senza che il buon demodoco stia a cantare le gesta degli eroi che combatterono sotto le mura di troia, lo fa con spavalderia e quasi con soddisfatto autocompiacimento nel leggere sul volto di alcinoo e della sua corte lo stupore che suscita il suo racconto.
ma due sono le differenze macroscopiche davvero importanti in quest'opera: la prima, fondamentale, è il ruolo delle donne, una sorta di riappropriazione del loro status reale, quello di cui omero le aveva private.
nausicaa non è più soltanto la ragazzina innamorata del misterioso straniero portato dal mare, è una donna risoluta che non accetta di lasciarsi ingannare e abbandonare, capace di prendere il largo sulla nave e viaggiare alla ricerca della risposta alle sue domande e penelope è qualcosa di più della fedele e devota sposa che trascorre vent'anni a tessere e scucire la sua tela, succube del ricordo del marito e della prepotenza dei nuovi pretendenti.
sono donne forti, decise, coscienti del loro potere e in grado di scoprire la verità dietro le favole e le bugie inventate per ammansirle e tenerle al loro posto.
la seconda differenza è il modo in cui si conclude il viaggio di odisseo, inaspettato e con un colpo di scena finale che ha dato a questa storia - che riscrive il mito riconoscendo la giusta importanza e il giusto peso a personaggi per millenni abbandonati nell'angolo della scena, una sorta di capovolgimento necessario - un ulteriore motivo per essere amata dalla prima all'ultima pagina.
bepi vigna e andrea serio raccontano un' odissea che necessariamente - e finalmente - si rifà a una sensibilità e a una poetica moderna, che capovolge i giudizi e stravolge i punti di vista; scrivono una storia che è quella che volevamo leggere da quando eravamo bambine e trovavamo ingiusto il destino delle donne che avevano incontrato odisseo sulla loro strada.
Ciao! Non conosco questa "riscrittura del mito"...
RispondiEliminaA me piace molto il personaggio di Odisseo, che considero un po' l'archetipo dell'uomo classico, con i suoi pregi e le sue mancanze. Certo l'atteggiamento che ha con alcuni personaggi, da Nausicaa a Calipso, non è esemplare, ed è per questo che sarei curiosa di leggere la storia che hai consigliato. Grazie per la segnalazione!
prego ^_^
Eliminasono sicura che ti piacerà moltissimo, è una lettura interessante ed appassionante!