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giovedì 26 aprile 2018

il piccolo vagabondo

quando tutto ciò che conoscevi viene coperto dalla foschia, puoi solo seguire la luce cercando di capire cos'era un tempo.

dopo i racconti dei vicoletti e reverie bao publishing ci porta un'altra bellissima opera dall'estremo oriente, il piccolo vagabondo, esordio di crystal kung nel mondo dei fumetti anche se in realtà il piccolo vagabondo è più che altro un silent book, una silenziosa raccolta di storie brevi tutte accomunate dalla presenza di un ragazzino misterioso e sorridente che appare e scompare in città diverse ogni volta che qualcuno si perde - in senso letterario e no - e ha bisogno di una mano a riprendere il sentiero giusto.

anche l'autrice si dice una vagabonda: originaria della cina, si è spesso spostata da una città all'altra, al punto di non sapere più quale di queste è la sua casa, ma quella di kung - e del suo piccolo vagabondo - è un'appartenenza che non ha bisogno di un certificato di residenza o di un indirizzo su un documento
fino a quando apparterrò al mio cuore, qualsiasi posto potrà essere casa.
nella postfazione dell'editor di kung, huang jianhe, viene raccontato il suo esordio quasi casuale: dopo un periodo trascorso a new york in cui, come la protagonista di una delle sue storie, fa ritratti ai passanti a central parl, kung torna in cina, continuando a spostarsi da una città all'altra.
già conosciuta e apprezzata su facebook, viene notata grazie a una mostra durante la quale espone alcune sue opere e huang jianhe le propone di realizzare il suo primo fumetto, che vede la luce dopo appena un mese con la prima storia di quelle che comporranno poi questo libro, tibet, che lei definisce più che altro un lavoro di animazione.

non è infatti difficile immaginare i frame intermedi tra una vignetta e l'altra e lasciare scorrere le storie sotto i nostri occhi come dei cortometraggi in cui il racconto è affidato tutto agli sguardi e alle espressioni dei personaggi, eppure, per nostra grande gioia, funziona benissimo anche così come libro.

ogni storia è anticipata da un ritratto e poche righe, un'introduzione velocissima che ci prepara a quello che sarà nelle pagine successive, unica parte testuale del libro accompagnata dalla versione originale in cinese.
la struttura degli episodi è più o meno sempre uguale: poche inquadrature, in cui kung ci presenta il protagonista della storia e la sua situazione di smarrimento, e poi l'incontro con il silenzioso e sorridente bimbetto, il piccolo vagabondo del titolo, che appare e scompare all'improvviso, come una visione, uno spirito guida, una proiezione di sé, di quelle risposte che non sappiamo di avere alle nostre domande.

è forse questa semplicità e l'universalità delle storie, che accadono in città ben precise ma potrebbero succedere da qualsiasi altra parte del mondo e a chiunque altro, unite alla bellezza dei disegni e alla luminosità dei colori di kung, alle atmosfere eteree e sognanti che sa creare, ad averne decretato il successo non solo in asia ma in tutto il mondo.

un bellissimo esordio che speriamo venga seguito presto da altre opere!

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