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mercoledì 24 gennaio 2018

stupor mundi

ma tutto questo a cosa serve, annibale? sapete dircelo?

in un giorno imprecisato del XIII secolo a castel del monte, in puglia, dopo un lunghissimo viaggio da baghdad, sbarca il più famoso e rispettabile scienziato del mondo arabo, annibale quassim el battuti, accompagnato dalla figlioletta houdê e il fedelissimo servitore el ghul, giunto a chiedere protezione e sostegno a federico II, famoso per il suo amore per la scienza e per la sua abitudine a dare ospitalità e supporto ai più noti artisti, scienziati e intellettuali del tempo.
annibale intende mostrare la sua nuova invenzione - un'idea capace di rivoluzionare il mondo intero, la casa della luce - all'imperatore, ma manca ancora qualcosa per perfezionare il suo lavoro e dare alla sua invenzione il senso per cui l'ha creata, una formula che si trova proprio in un manoscritto conservato nella grande biblioteca del castello.
recuperarla non sembra troppo difficile, ma numerosi intrighi si metteranno tra annibale e il suo desiderio di completare il lavoro.
dubbi e tormenti si annidano  nell'animo degli uomini di scienza (e non) che abitano il castello: fino a dove è dato spingersi? fino a quale punto si può avanzare, qual è il limite imposto dalla morale - o da dio, se preferite - oltre il quale l'uomo e il suo ingegno non possono andare oltre? e annibale, cosa vuole ottenere? perché sta facendo tutto questo? fin dove oserà condurli?
questo è il tema principale di stupor mundi, il cui titolo si può riferire tanto a federico II quanto all'opera di annibale, un'invenzione terribile e strepitosa, vero e proprio stupore del mondo.

mentre annibale, costretto a una gara contro il tempo per terminare l'opera, si scontra e incontra con colleghi più o meno disposti ad aiutarlo o a mettergli i bastoni tra le ruote, la piccola houdê, rimasta paralizzata durante un terribile scontro in cui morì sua madre, tenta di far luce nella sua memoria, fidata alleata capace di aiutarla a ricordare ogni pur piccolo particolare, ma muta proprio sulla questione più importante, quella su cui si angoscia e si arrovella e che annibale si rifiuta di svelarle, legata proprio alla morte di sua madre e alle ultime parole che le disse prima di spegnersi.


néjib scrive e disegna quello che in un paio di anni è già stato acclamato come classico del fumetto francese e internazionale, un romanzo storico, un thriller medievale le cui ambientazioni hanno ricordato tanto quelle de il nome della rosa, ma anche e sopratutto un racconto sulla sete di conoscenza che si fa necessità e che cozza inevitabilmente con l'ignorante superstizione dei contemporanei e con la paura - mai davvero esaurita - di scontrarsi con dio e offenderlo, tentando di emulare la sua creazione, peccando di blasfemia.
stupor mundi ricrea anche però un medioevo colto, intelligente, curioso, avanti con i tempi, fuori da quello stereotipo di epoca oscurantista, seppure abitato da uomini quasi spaventati del loro stesso ingegno, divisi tra il progresso scientifico, medico, artistico e una fede opprimente e minacciosa.

alla fine, nelle parole che annibale pronuncia a houdê, néjib riassume al meglio, forse, tutto il senso di quella ricerca difficile, che per secoli e secoli verrà tacciata di stregoneria, di diavoleria, il senso stesso della scienza, dell'arte, del tentativo dell'uomo di superarsi che però non supera mai - neppure quando riesce quasi a emulare persino il creatore, a domare la chimica, a sottrarsi alle leggi della natura e della memoria - la sua più dolce debolezza.

particolare la resa grafica, semplicissima e minimale, con tocchi di pennello che si fanno più sottili o più intensi come in una calligrafia, incredibilmente espressiva, focalizza tutta l'attenzione sulle tensioni psicologiche e sui rapporti che si instaurano tra i personaggi, evidenziando ancora di più l'atmosfera elettrica tra attese e pericoli imminenti con ombre nette e colori accesi, in tavole che spesso non accolgono che due, tre tonalità diverse ricche e sature.

coconino, nella quarta di copertina, definisce stupor mundi un classico istantaneo, e in effetti questo è un libro che prescinde da ogni contesto storico, che non può diventare vecchio ma che non è mai troppo nuovo, che fa vibrare inesauribilmente le corde più importanti non solo del dibattito scientifico, ma quelle profonde e delicate dell'animo umano.

2 commenti:

  1. Ciao Clacca! Avevo letto la tua recensione e sabato in biblioteca con mia grande sorpresa ho trovato Stupor Mundi! Mi é piaciuto moltissimo, soprattutto il motivo che si cela dietro l'invenzione di Hannibal :) Tutta la storia fatta di intrighi e biblioteche mi ha ricordato Il Nome della Rosa =)

    ciao,
    Lumina!

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    Risposte
    1. evviva! sono contenta di averti fatto scoprire questo fumetto e sono ancora più contenta che ti sia piaciuto! grazie ♥
      eh, è bellissimo alla fine ;_; ♥

      a presto!

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