direi che il blocco del lettore - almeno con i fumetti - mi è definitivamente passato. il prossimo passo è riuscire a finire almeno un romanzo o un libro di racconti (ne ho iniziati almeno quattro o cinque), ma intanto mi sento già più tranquilla.
non riuscire a leggere mi mette ansia: io sono una che legge, se non leggo, chi sono?
comunque, continuo a far fuori un po' di roba dalle pile che avevo accumulato e continuo - vi prego fermatemi! - a recuperare roba nuova. poi, ora che ci sono gli sconti bao e bd, ho preso un paio (ma proprio poche, giuro!) di titoli che volevo da un sacco di tempo (beh, uno è una novità, però vale lo stesso), ma vi farò vedere tutto il malloppo quando arrivano gli ultimi due acquisti, così ne approfitto pure per fare la tbr di settembre.
in realtà i titoli che dovrei mettere qui sono tantissimi, quindi penso che dividerò il post in più parti, così evito di esasperarvi con papiri infiniti.
visto che mi sento un po' orfana di ms. marvel (quando esce il quarto volume? quando???) mi sono buttata senza pensarci troppo su moon girl e devil dinosaur. in realtà, fin dal momento in cui era stata annunciata, me ne ero innamorata: una ragazzina geniale e un dinosauro gigantesco. come facevo a rimanere impassibile?
per l'ennesima volta il mio fiuto ci ha preso.
ammetto di non amare troppo i fumetti pieni di supereroi in tutina che scazzottano il nemico di turno, con le loro virili mascelle squadrate e i fiumi di testosterone che scorrono per tutte le pagine, quindi sono felicissima di queste nuove serie che marvel sta proponendo, che hanno per protagoniste ragazzine come quelle che potremmo incontrare per strada (o - anagrafe permettendo - potremmo essere), che riescono a essere delle eroine pur non dimenticando la loro vita ordinaria.
in questo (e nello stile di disegno molto cartoonoso ed espressivo), moon girl e devil dinosaur mi ha ricordato molto ms. marvel, ed è stato uno dei motivi per cui mi è piaciuto un sacco.
lunella lafayette ha nove anni, è un genio e vorrebbe riuscire a cambiare il mondo in cui vive, un mondo minacciato da esperimenti fatti migliaia di anni prima da un popolo alieno che hanno reso inumani alcuni... umani e che ora stanno, per mezzo delle nebbie terrigene, risvegliando queste mutazioni. ha scoperto di essere lei stessa una potenziale inumana e non ha alcuna intenzione di diventare qualcosa che non è, ma per farlo ha bisogno di un proiettore omni-onda kree, roba che certo non si trova al supermercato vicino casa.
la scuola l'annoia e gli amici non le interessano più di tanto, il suo unico e vero obiettivo è evitare la trasformazione, nonostante il suo strano modo di comportarsi, di passare il tempo a inventare aggeggi assurdi mettano i suoi genitori in un comprensibile stato di ansia.
contravvenendo a qualsiasi regola, lunella non solo ha costruito un enorme laboratorio segreto sotterraneo, ma esce spesso di notte alla ricerca del proiettore kree fin quando... beh, ne trova uno proprio vicino casa. tutto sarebbe perfettamente risolto, non fosse che in qualche modo assurdo, dalla preistoria arrivano degli uomini violenti (e decisamente ipertricotici) che vogliono sottrarre il proiettore e un dinosauro (!) rosso che da loro la caccia e che in qualche modo sembra legato a lunella, che - passato il primo ragionevole momento di panico - capisce che il lucertolone vuole aiutarla a impadronirsi di nuovo dell'oggetto che potrà salvarla dal suo destino misterioso e men che mai desiderato: insieme faranno squadra, diventando moon girl (mai nome fu più azzeccato), con tutti i suoi assurdi attrezzi, stivaletti a molla compresi che fanno tanto paperinik, e devil dinosaur (che poi devil non è affatto cattivo, anzi, è un tenero cucciolone dagli occhi dolci, ma è il suo nome e ci possiamo fare ben poco).
ho, come sempre (o quasi), cercato di non spoilerare nulla perché questi primi sei episodi sono appassionanti e divertenti più di quanto qualsiasi riassuntone potrebbe mai farvi realizzare, e vale la pena scoprire tutti i dettagli della trama leggendoli, senza rovinare sorprese e colpi di scena.
se avete apprezzato ms. marvel con kamala khan (di cui su claccalegge abbiamo parlato qui, qui e qui), allora mi sa che questo non potrà che piacervi da morire. preparatevi però a desiderare il secondo numero così fortemente da farvi venire l'orticaria, il finale è davvero da sadici!
altra uscita recente - recuperata come dicevo prima in occasione degli sconti - è giant days 2 (del primo volume ne avevo parlato qui), in cui continuano le vicende universitarie, o meglio da campus universitario, di susan, daisy ed esther.
tra esami completamente dimenticati, vecchi rancori, nuovi amori e fiamme che si riaccendono, le nostre tre sono costrette a barcamenarsi in situazioni assurde che non possono che strapparci una risata e che fanno tanto sit-com nonostante il tempo passato sul divano sia poco.
esther dovrà fare i conti con le più improbabili lezioni di recupero della sua vita e con una cotta sbagliata ma che più sbagliata non si può, a susan toccherà rispolverare una vecchia lite, cacciandosi in un guaio gigantesco, mentre dovrà riuscire a tenere nascosto alle amiche un rapporto che teme possa farle soffrire, mentre la dolce e ingenua daisy continuerà a interrogarsi su se stessa e sul suo primo amore fiorito e appassito così brevemente da non averle dato neppure il tempo di capire davvero cosa desidera, ma nonostante tutto le tre amiche peggio assortite della storia riusciranno a mantenere saldo il loro rapporto almeno tanto quanto noi rimaniamo saldi alle pagine, aspettando le loro prossime avventure.
in questo volume la disegnatrice max sarin si affianca a lissa treiman, realizzando gli ultimi due capitoli: la differenza all'inizio è un po' spiazzante, ma man mano che si va avanti nella lettura - bastano poche pagine a dire il vero - il tratto si fa più morbido e più simile a quello della treiman.
il consiglio è di recuperare assolutamente questa serie, sopratutto adesso che potete approfittare degli sconti!
cambiando completamente atmosfera, volevo consigliarvi due libri decisamente più cupi: il primo è da altrove e altri racconti, edito da eris edizioni, un rifacimento a fumetti di alcune storie di h.p. lovecraft a opera di erik kriek.
ora, tocca ammettere che non ho mai letto nulla di lovecraft e che l'horror non rientra affatto tra i miei generi preferiti, ma questo libro mi ha coinvolta e affascinata (e un po' inorridita, ma altrimenti che horror sarebbe?) dalla prima all'ultima storia.
cinque racconti, alcuni brevissimi altri un po' più lunghi, in cui non solo orrore e mistero sono indiscutibilmente i veri protagonisti, ma che kriek ha saputo rendere meravigliosamente con dei disegni dettagliatissimi, a volte molto eleganti, altre - quando serve - a dir poco grotteschi, calando gli inconsapevoli personaggi dei racconti in un'atmosfera sinistra e nebbiosa, carica di quell'umidità e di quell'odore di stantio che non lascia presagire mai nulla di buono, e trascinando con loro anche il lettore.
il primo racconto - forse quello più inquietante per me - è un lungo monologo, una lenta presa di coscienza di un protagonista - l'estraneo del titolo - che vedremo solo riflesso in uno specchio alla fine della storia e con cui inevitabilmente ci identifichiamo per tutta la lettura: dove si trova? e perché si trova lì? cosa è successo prima di quel momento? chi è? e cosa succederà dopo? non c'è alcuna possibilità di rispondere a queste domande, tutto il racconto è l'esempio perfetto dell'espressione paura dell'ignoto, di quello che non si conosce e non ci è dato conoscere, immerso nel buio assoluto, nel silenzio squarciato di tanto in tanto da luci accecanti che si fanno largo a forza tra gli inchiostri nerissimi e fangosi del disegnatore olandese. assolutamente terrificante e ansiogeno, e forse proprio per la brevità della storia e per la scarsa presenza del fattore soprannaturale, ancora più sconvolgente delle storie successive.
se siete amanti del genere non può mancarvi, ma se sono riuscita ad apprezzarlo io, che ho il terrore assoluto di qualsiasi storia anche solo vagamente spaventosa, penso proprio che difficilmente qualcuno potrà non godersi la lettura.
poi c'è gli amari consigli di nicolò pellizzon, un autore che mi piace tantissimo anche se ammetto di non riuscire sempre a seguirlo e a capirlo, però sinceramente non mi importa e vado avanti a godermi le belle sensazioni che mi da.
la storia, brevissimamente e senza troppi spoiler, è questa: sara ha finito da poco l'università, e come tanti altri, saltella da un lavoretto triste e per nulla appagante all'altro, in attesa che la ruota giri e che qualcosa di più dignitoso appaia all'orizzonte anche per lei, ingannando l'attesa in un cinemino che il pomeriggio trasmette b-movie prevalentemente horror.
se state pensando ehi, ma sono io, sappiate che siamo svariate migliaia, ma il punto non è questo, ma che sara ha da sempre delle visioni di creature quasi infernali, mostruose e spaventose che la mettono in guardia da una presunta apocalisse che sta per compiersi e che dipende dalle sue scelte e dalle sue azioni.
non troppo rincuorante e ad essere sincera, io cambierei genere di film, ma non è questo il punto.
cosa le resta da fare? seguire quelle voci, credere che siano reali, che possano salvarla, o affidarsi allo psicologo, alle medicine e al buon senso?
il peggio di questo fumetto - così ci togliamo subito il dente - è che non ha un vero e proprio finale.
non nel senso che il finale è aperto, ma proprio che sembrerebbe che la storia debba continuare un un fantomatico atto secondo che non esiste.
la cosa migliore è che non cambia assolutamente nulla che un finale propriamente detto ci sia oppure no, perché nell'assoluta irrazionalità della storia - tra demoni alati facce gigantesche e frasi ermetiche dal sapore esoterico - l'unica cosa che si avvicina alla vita reale è proprio questa: la vita non ha un senso, non ha un punto di arrivo o, peggio, una morale come nelle favole. l'esistenza è solo un lungo flusso di cose che accadono e che solo a volte e non troppo a lungo sono collegate tra loro. poi, si può più o meno arbitrariamente chiamarle storie, dargli un punto di inizio e una fine, ma non è realistico, e lo sappiamo benissimo.
è un po' come guardare per qualche giorno la vita di sara e poi volgere lo sguardo da un'altra parte. però per quel po' che si scorge, vale la pena.
il tratto di pellizzon è di quelli che si odiano o si amano, e io lo amo alla follia, sopratutto per il suo modo unico di rendere la stessa figura elegante e grottesca al contempo, di saper delineare figure flessuose con un tratto pesante e quasi grezzo, di rendere vivi ed espressivi i giganteschi, quasi alieni, occhi neri e senza luce dei suoi personaggi, senza parlare delle spettacolari splash page in cui le visioni di sara turbinano, si sovrappongono, annullano lo spazio e il tempo e ci fanno precipitare in una dimensione in cui nessuna regola è più valida.
una meravigliosa follia che non posso che consigliarvi.
a metà strada tra il fumetto e l'illustrazione, vi consiglio fortissimamente di recuperare nomi, cosi, animali di fabio magnasciutti, edito da barta.
un volume corposo (di cui ho adorato l'impaginazione, che fa godere appieno delle immagini senza lasciare che si perdano nella piega della rilegatura) ricco di vignette che sanno mischiare con un'intelligenza sconfinata grazia, ironia, poesia e un'abbondante dose di veleno.
magnasciutti gioca non solo con le parole, ma con le manie, le mode e spesso l'orrore dei nostri giorni, senza risparmiare nessuno e sempre senza perdere un colpo, senza scadere nel banale o peggio che mai nel volgare.
a ogni vignetta si rimane spiazzati: che faccio ora? rido? piango? mi arrabbio? e decidere è impossibile, così ci si può solo complimentare con il genio di questo autore che ho scoperto per caso e di cui mi sono innamorata immediatamente.
esther dovrà fare i conti con le più improbabili lezioni di recupero della sua vita e con una cotta sbagliata ma che più sbagliata non si può, a susan toccherà rispolverare una vecchia lite, cacciandosi in un guaio gigantesco, mentre dovrà riuscire a tenere nascosto alle amiche un rapporto che teme possa farle soffrire, mentre la dolce e ingenua daisy continuerà a interrogarsi su se stessa e sul suo primo amore fiorito e appassito così brevemente da non averle dato neppure il tempo di capire davvero cosa desidera, ma nonostante tutto le tre amiche peggio assortite della storia riusciranno a mantenere saldo il loro rapporto almeno tanto quanto noi rimaniamo saldi alle pagine, aspettando le loro prossime avventure.
in questo volume la disegnatrice max sarin si affianca a lissa treiman, realizzando gli ultimi due capitoli: la differenza all'inizio è un po' spiazzante, ma man mano che si va avanti nella lettura - bastano poche pagine a dire il vero - il tratto si fa più morbido e più simile a quello della treiman.
il consiglio è di recuperare assolutamente questa serie, sopratutto adesso che potete approfittare degli sconti!
cambiando completamente atmosfera, volevo consigliarvi due libri decisamente più cupi: il primo è da altrove e altri racconti, edito da eris edizioni, un rifacimento a fumetti di alcune storie di h.p. lovecraft a opera di erik kriek.
ora, tocca ammettere che non ho mai letto nulla di lovecraft e che l'horror non rientra affatto tra i miei generi preferiti, ma questo libro mi ha coinvolta e affascinata (e un po' inorridita, ma altrimenti che horror sarebbe?) dalla prima all'ultima storia.
cinque racconti, alcuni brevissimi altri un po' più lunghi, in cui non solo orrore e mistero sono indiscutibilmente i veri protagonisti, ma che kriek ha saputo rendere meravigliosamente con dei disegni dettagliatissimi, a volte molto eleganti, altre - quando serve - a dir poco grotteschi, calando gli inconsapevoli personaggi dei racconti in un'atmosfera sinistra e nebbiosa, carica di quell'umidità e di quell'odore di stantio che non lascia presagire mai nulla di buono, e trascinando con loro anche il lettore.
il primo racconto - forse quello più inquietante per me - è un lungo monologo, una lenta presa di coscienza di un protagonista - l'estraneo del titolo - che vedremo solo riflesso in uno specchio alla fine della storia e con cui inevitabilmente ci identifichiamo per tutta la lettura: dove si trova? e perché si trova lì? cosa è successo prima di quel momento? chi è? e cosa succederà dopo? non c'è alcuna possibilità di rispondere a queste domande, tutto il racconto è l'esempio perfetto dell'espressione paura dell'ignoto, di quello che non si conosce e non ci è dato conoscere, immerso nel buio assoluto, nel silenzio squarciato di tanto in tanto da luci accecanti che si fanno largo a forza tra gli inchiostri nerissimi e fangosi del disegnatore olandese. assolutamente terrificante e ansiogeno, e forse proprio per la brevità della storia e per la scarsa presenza del fattore soprannaturale, ancora più sconvolgente delle storie successive.
se siete amanti del genere non può mancarvi, ma se sono riuscita ad apprezzarlo io, che ho il terrore assoluto di qualsiasi storia anche solo vagamente spaventosa, penso proprio che difficilmente qualcuno potrà non godersi la lettura.
poi c'è gli amari consigli di nicolò pellizzon, un autore che mi piace tantissimo anche se ammetto di non riuscire sempre a seguirlo e a capirlo, però sinceramente non mi importa e vado avanti a godermi le belle sensazioni che mi da.
la storia, brevissimamente e senza troppi spoiler, è questa: sara ha finito da poco l'università, e come tanti altri, saltella da un lavoretto triste e per nulla appagante all'altro, in attesa che la ruota giri e che qualcosa di più dignitoso appaia all'orizzonte anche per lei, ingannando l'attesa in un cinemino che il pomeriggio trasmette b-movie prevalentemente horror.
se state pensando ehi, ma sono io, sappiate che siamo svariate migliaia, ma il punto non è questo, ma che sara ha da sempre delle visioni di creature quasi infernali, mostruose e spaventose che la mettono in guardia da una presunta apocalisse che sta per compiersi e che dipende dalle sue scelte e dalle sue azioni.
non troppo rincuorante e ad essere sincera, io cambierei genere di film, ma non è questo il punto.
cosa le resta da fare? seguire quelle voci, credere che siano reali, che possano salvarla, o affidarsi allo psicologo, alle medicine e al buon senso?
il peggio di questo fumetto - così ci togliamo subito il dente - è che non ha un vero e proprio finale.
non nel senso che il finale è aperto, ma proprio che sembrerebbe che la storia debba continuare un un fantomatico atto secondo che non esiste.
la cosa migliore è che non cambia assolutamente nulla che un finale propriamente detto ci sia oppure no, perché nell'assoluta irrazionalità della storia - tra demoni alati facce gigantesche e frasi ermetiche dal sapore esoterico - l'unica cosa che si avvicina alla vita reale è proprio questa: la vita non ha un senso, non ha un punto di arrivo o, peggio, una morale come nelle favole. l'esistenza è solo un lungo flusso di cose che accadono e che solo a volte e non troppo a lungo sono collegate tra loro. poi, si può più o meno arbitrariamente chiamarle storie, dargli un punto di inizio e una fine, ma non è realistico, e lo sappiamo benissimo.
è un po' come guardare per qualche giorno la vita di sara e poi volgere lo sguardo da un'altra parte. però per quel po' che si scorge, vale la pena.
il tratto di pellizzon è di quelli che si odiano o si amano, e io lo amo alla follia, sopratutto per il suo modo unico di rendere la stessa figura elegante e grottesca al contempo, di saper delineare figure flessuose con un tratto pesante e quasi grezzo, di rendere vivi ed espressivi i giganteschi, quasi alieni, occhi neri e senza luce dei suoi personaggi, senza parlare delle spettacolari splash page in cui le visioni di sara turbinano, si sovrappongono, annullano lo spazio e il tempo e ci fanno precipitare in una dimensione in cui nessuna regola è più valida.
una meravigliosa follia che non posso che consigliarvi.
a metà strada tra il fumetto e l'illustrazione, vi consiglio fortissimamente di recuperare nomi, cosi, animali di fabio magnasciutti, edito da barta.
un volume corposo (di cui ho adorato l'impaginazione, che fa godere appieno delle immagini senza lasciare che si perdano nella piega della rilegatura) ricco di vignette che sanno mischiare con un'intelligenza sconfinata grazia, ironia, poesia e un'abbondante dose di veleno.
magnasciutti gioca non solo con le parole, ma con le manie, le mode e spesso l'orrore dei nostri giorni, senza risparmiare nessuno e sempre senza perdere un colpo, senza scadere nel banale o peggio che mai nel volgare.
a ogni vignetta si rimane spiazzati: che faccio ora? rido? piango? mi arrabbio? e decidere è impossibile, così ci si può solo complimentare con il genio di questo autore che ho scoperto per caso e di cui mi sono innamorata immediatamente.
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