beh, sinceramente speravo di fare un post su un solo titolo, qualcosa di più serio della mia solita accozzaglia di titoli, ma ho così tanta roba di cui parlare che finirei a dicembre, quindi mi sa che è meglio darsi una mossa.
ero sicura di aver già scritto qualcosa su lo zoablatore - scritto e disegnato da sergio olivotti e pubblicato da lavieri - invece l'ho ripescato nel casino immane della mia scrivania (io sono il demonio del disordine, sappiatelo) e mi è venuto in mente che ancora dovevo dedicargli qualche riga.
sapete che io sono dell'idea che la dicitura per bambini non implica il fatto che un libro non sia godibile superato il decennio di esistenza (del lettore), e questo mi ha permesso di godermi gioiellini fantastici, proprio come lo zoablatore, uno dei racconti più divertenti che mi è capitato di leggere negli ultimi mesi, l'ho recuperato all'arf di roma (se vi va di rivedere il resoconto o se ve lo siete perso, lo trovate qui) e con la scusa ho conosciuto pure gli editori (che ho rivisto pure a una marina di libri e mi ha fatto un sacco di piacere vedere che si ricordavano di clacca) che sono personcine adorabili.
lo zoalblatore è quasi un trattato storico, completo ed esaustivo, sulla macchina più geniale che sia mai stata creata, capace di cambiare radicalmente la nostra vita. nel 1954, dopo cento anni trascorsi a credere che si trattasse solo di una leggenda, il professor beland ritrova il codex moclob, il trattato di pico de articiocus, inventore dello zoablatore, e riesce finalmente a ricostruirne uno.
infatti la definizione letterale della macchina dice: chiamasi zoablatore ognni dispositivo atto a tradurre bidirezionalmente da una lingua umana ad una animale e viceversa.
da questo momento, il mondo intero conosce una rivoluzione senza precedenti, e il libro di olivotti riporta non solo le informazioni storico-scientifiche circa gli esperimenti atti a migliorare la straordinaria macchina, ma dipinge anche il quadro sociale post-zoablatore.
riuscendo finalmente a farsi capire dagli uomini, gli animali possono non solo comunicare al meglio i loro bisogni e desideri, ma chiedere maggiori diritti, darsi all'arte e alla politica.
un saggio/romanzo divertentissimo, arricchito dalle illustrazioni meravigliose e buffissime di olivotti (sono loro che mi hanno conquistata già a qualche metro dallo stand dell'editore), da leggere in compagnia di qualche mostriciattolo con i denti da latte o - se dotati dell'opportuno apparecchio - di un ascoltatore a quattro zampe.
un altro libro letto un po' di tempo fa e che mi è piaciuto parecchio è i racconti dei vicoletti, di nie jun, il primo della collana di bao publishing dedicata ai fumetti cinesi (del secondo, reverie, ne ho parlato qui), una raccolta di quattro racconti che hanno per protagonista la piccola yu'er e suo nonno doubao.
yu'er è una bimba piccola, minuta e con un problema che le impedisce di camminare, mentre nonno doubao e grande, grosso e morbido, ma sopratutto è un'instancabile fonte di storie e racconti. è sempre accanto a yu'er, la porta a spasso in uno speciale carretto che ha costruito per lei e che ha attaccato alla sua bicicletta e intrattiene con le sue favole i bambini del vicoletto, amici della nipotina.
è lui che con la sua fantasia e l'amore infinito per la bambina le permette di vivere un sacco di avventure: costruisce un'altalena speciale per insegnarle a nuotare anche senza entrare in piscina, le racconta della nonna scomparsa, e sopratutto le mostra ogni giorno la bellezza senza tempo, piena di vita, di colore e di folklore dei piccoli vicoletti di pechino, una periferia lontana dalla frenesia delle città, a cui non interessa la tecnologia, che esplode del verde degli alberi e della luce dorata che rischiara le case, piena di biciclette e cassette della posta, che a ogni angolo svela antichi e preziosi ricordi e gatti che si leccano la pelliccia al sole.
i racconti dei vicoletti sono semplici e intrisi di quell'amore irripetibile che si vive solo nell'infanzia, l'amore per le scoperte, per la bellezza delle cose, per i pomeriggi di giochi sotto il sole e per i racconti che escono dalla bocca di un nonno che sa inventarsi ogni ruolo possibile - amico, genitore, complice, saggio consigliere, anche spericolato eroe! - per far sbocciare sul viso della sua nipotina un sorriso.
il tratto di nie jun è semplice e un po' cartoonoso, i suoi personaggi sono gommosi e incredibilmente teneri ed espressivi, ognuno ben caratterizzato - graficamente e psicologicamente - e da il massimo nella raffigurazione degli scorci dei vicoletti, con le loro casette piccole con i tetti spioventi, gli alberi nodosi e verdissimi, gli angolini nascosti del quartiere belli come dipinti impressionisti.
non conoscevo affatto questo autore, ma dalle prime pagine me ne sono innamorata follemente!
e per finire, poteva mancare la mia avventuriera preferita?
è uscito da un po' il quarto romanzino dedicato ai viaggi di viola giramondo - il soffio del deserto - che questa volta ci accompagna in egitto, tra sabbia, piramidi, misteriose maledizioni e... qualche farfalla nello stomaco!
il cirque de la lune si trova infatti nella terra dei faraoni e delle piramidi, una tappa un po' improvvisata nel suo solito girovagare per il mondo, e grazie all'insistenza del papà di viola ha fatto una sosta culturale all'ombra delle mastodontiche piramidi. ma pensate che viola possa annoiarsi più di tanto con le parole di una guida turistica? ovviamente no, lei sembra una specie di calamita per le avventure e infatti a interrompere la litania di spiegazioni su chi e come costruì quei giganti di pietra arrivano urla e panico da uno scavo archeologico vicino.
mentre tutti scappano allarmati, la compagnia del cirque si avvicina incuriosita per cercare di far luce sul mistero: la causa di tanta agitazione è una piccola statuetta a forma di cane, con un insetto azzurro sul petto. insieme a sir william, un archeologo inglese a capo degli scavi, c'è howard, un ragazzo dal sorriso smagliante e gli occhi blu, che spiega a viola e al resto della compagnia che quel cane in realtà è il dio dei morti anubi e che lo scarabeo rovesciato sul suo petto è un segno di sventura e catastrofe.
cosa che a viola importa davvero poco visto che è rimasta completamente affascinata e rapita dal giovane, l'acquarellista della compagnia.
chiacchierando rapita con il giovane - disegnatore che però sogna di diventare lui stesso un avventuroso archeologo - e sempre alla ricerca di quella che è la sua strada, viola inizia a chiedersi se è davvero nel cirque il suo futuro. e se stesse sbagliando? se la vita da circense non facesse davvero per lei? il tempo per pensarci c'è tutto, perché zio arsène, che non ha certo nessun problema con le credenze e le superstizioni legate alla statuetta, decide di sostituire gli operai fuggiti dallo scavo e accompagnare sir william nella sua prossima tappa: un'oasi nel deserto, in cui continuerà le sue ricerche.
inizia un viaggio che metterà a dura prova tutti gli artisti dei cirque, tra tempeste di sabbia e cammelli ammalati, ma sopratutto che farà riflettere viola non solo su quello che è e che diventerà, sull'importanza della sua strampalata e meravigliosa famiglia che è il cirque, sulla sua amicizia con samir, ma anche su dei sentimenti che non aveva mai conosciuto...
come andrà la spedizione e cosa succederà nel cuore di viola vi invito a scoprirlo leggendo questo romanzo (vi ricordo che dei primi due ho parlato qui e del terzo qui), però voglio condividere una delle tante belle lezioni di nonno tanzin, la guida spirituale di tutta la compagnia, il porto in cui viola va a rifugiarsi quando il suo animo è in tempesta e le risposte alle sue domande sembrano perse in luoghi irraggiungibili:
è uscito da un po' il quarto romanzino dedicato ai viaggi di viola giramondo - il soffio del deserto - che questa volta ci accompagna in egitto, tra sabbia, piramidi, misteriose maledizioni e... qualche farfalla nello stomaco!
il cirque de la lune si trova infatti nella terra dei faraoni e delle piramidi, una tappa un po' improvvisata nel suo solito girovagare per il mondo, e grazie all'insistenza del papà di viola ha fatto una sosta culturale all'ombra delle mastodontiche piramidi. ma pensate che viola possa annoiarsi più di tanto con le parole di una guida turistica? ovviamente no, lei sembra una specie di calamita per le avventure e infatti a interrompere la litania di spiegazioni su chi e come costruì quei giganti di pietra arrivano urla e panico da uno scavo archeologico vicino.
mentre tutti scappano allarmati, la compagnia del cirque si avvicina incuriosita per cercare di far luce sul mistero: la causa di tanta agitazione è una piccola statuetta a forma di cane, con un insetto azzurro sul petto. insieme a sir william, un archeologo inglese a capo degli scavi, c'è howard, un ragazzo dal sorriso smagliante e gli occhi blu, che spiega a viola e al resto della compagnia che quel cane in realtà è il dio dei morti anubi e che lo scarabeo rovesciato sul suo petto è un segno di sventura e catastrofe.
cosa che a viola importa davvero poco visto che è rimasta completamente affascinata e rapita dal giovane, l'acquarellista della compagnia.
chiacchierando rapita con il giovane - disegnatore che però sogna di diventare lui stesso un avventuroso archeologo - e sempre alla ricerca di quella che è la sua strada, viola inizia a chiedersi se è davvero nel cirque il suo futuro. e se stesse sbagliando? se la vita da circense non facesse davvero per lei? il tempo per pensarci c'è tutto, perché zio arsène, che non ha certo nessun problema con le credenze e le superstizioni legate alla statuetta, decide di sostituire gli operai fuggiti dallo scavo e accompagnare sir william nella sua prossima tappa: un'oasi nel deserto, in cui continuerà le sue ricerche.
inizia un viaggio che metterà a dura prova tutti gli artisti dei cirque, tra tempeste di sabbia e cammelli ammalati, ma sopratutto che farà riflettere viola non solo su quello che è e che diventerà, sull'importanza della sua strampalata e meravigliosa famiglia che è il cirque, sulla sua amicizia con samir, ma anche su dei sentimenti che non aveva mai conosciuto...
come andrà la spedizione e cosa succederà nel cuore di viola vi invito a scoprirlo leggendo questo romanzo (vi ricordo che dei primi due ho parlato qui e del terzo qui), però voglio condividere una delle tante belle lezioni di nonno tanzin, la guida spirituale di tutta la compagnia, il porto in cui viola va a rifugiarsi quando il suo animo è in tempesta e le risposte alle sue domande sembrano perse in luoghi irraggiungibili:
la vita non è un mistero da risolvere, bambina mia. non è una domanda a cui trovare una risposta. la vita è un mistero, sì, ma da contemplare, da assaporare passo dopo passo: ogni giorno un orizzonte nuovo, strade inedite da tracciare. è camminando che si fa il cammino, sai? la vita va mano nella mano con il cambiamento.